Ora anche Eugenio Scalfari si mette a discutere del legame e del non legame tra teologia e filosofia

ROMA - Siamo ridotti mali. Dalla filosofia alla teologia alla politica. Che Tempo Creato in dissolvenza. In un tempo di pochezze si corre il rischio di rendere tutto friabilmente leggero. Contraddizioni? Ora anche Eugenio Scalfari si mette a discutere del legame e del non legame tra teologia e filosofia. Certo il suo interlocutore preferito resta  Papa Francesco. Considerata la sua forza e spessore filosofico. Si è guardato bene di dover porre riflessioni a Benedetto XVI. Già Scalfari, il filosofo. Discute di “creazione” e di “divenire” (“L’Espresso”, 21 ottobre 2018).

Sottolinea alla fine della sua “Lectio” che gli piacerebbe discutere e porre delle domande a papa Francesco.  Ma dai! I tempi leggeri sono fatti da uomini leggeri. Questa è la verità. Dalla politica alla religione.  Fatemi andare a ruota libera che così svio il discernere… Infatti  se dovessi scegliere tra Bernanos e la Monaca di Monza non avrei dubbi. Le monache mi affascinano sempre. Quelle giovani. Però non costringo nessuno a scegliere per me o non accetto che altri scelgano per me. Mi ritengo un costruttore di eresie rispetto ai poteri costituiti. Non da oggi. Sin da quando un docente, incolto e bigotto , di paese chiese la mia sospensione, alle scuole medie, per aver trovato un bigliettino amoroso indirizzato ad una compagna di scuola. Non gli riuscì il colpo, la sospensione, peccato per me, perché in quel tempo…

La mia formazione non è amica di Voltaire. È dentro la tradizione che vuole al centro la Croce e il Mistero. Una tradizione che nasce dalla mia grandiosa famiglia e si affida sempre al Miracolo.

Ho sempre vissuto libero con un padre autorevole e fascista, sono fiero delle mie radici, e una madre politicizzata al suono dello scudo crociato. La mia cultura è dentro una Tradizione di militari, accademici, matematici, nobili e borghesi, sabaudi per metà e borbonici per l'altra.

In ogni stanza del mio abitare vive la cristianità e il mondo delle curandere.

Ho il deserto dei monaci tibetani e il Mediterraneo di Paolo nel mio cammino. Pensare per me è allontanare ogni leggerezza. La leggerezza è la saccenza del cretino. Siamo invasi di cretini che aprono la bocca.  La fortezza è la bellezza delle sette stanze del Castello di Santa Teresa d'Avila.

Grande eretica prima e grandiosa figura di coerenza dopo.

Non credo nella confessione se non come genere letterario (Zambrano). Tanto meno nella comunanza della comunione.

I cattolici sanno di essere ambigui e giocano al tavolo verde delle ipocrisie (aveva ragione Ignazio Silone ma anche Diego Fabbri). I cristiani sono quelli che conoscono il tempo del viaggio salvifico senza i talari neri o bianchi.  Sono quelli che hanno il coraggio di non arrendersi.

Non mi pento. Non condanno. Non giudico.

Amo il silenzio di mio padre e la malinconia di mia madre. Il resto è noia come ha scavato Leopardi.

Ma per ogni verità taciuta esiste una teologia della menzogna della furbizia dell'accattonaggio. La teologia di per sé è la costrizione a non discutere. Diventa un obbligo dell’accettazione di una verità che non è, però, certa.

Disubbidisco per ubbidienza a me stesso. Secondo la mia filosofia della metafisica, la teologia è la certificazione dell’intolleranza. Il mistico non sa che farne di una teologia. Una semantica inutile.
Cercate di essere liberi fino a quando riuscirete a respirare.

Le religioni sono il male della libertà. Quelle fallite e quelle che pensano di non fallire mai. Sono il vero male perché pensano di essere giuste ma sanciscono l’ingiustizia in uno specchio rotto.

Vivo di bellezza e di amore. Cerco di invitare alla bellezza e a guardarla negli occhi del cuore. Il dialogo è armonia.

Mi dimetto dall'essere “credente” come è inteso nella sua doppiezza con tutta la mia serenità, una diaspora infinita in una Chiesa sconfitta da se stessa, perché non voglio essere minimamente accostato al mondo cattolico. Nessuna “ragione” più mi lega agli altari sventrati da questa Chiesa.

Sono un tradizionalista vicino a Giuda e distante da Pietro.

Non sopporto Lutero ma dialogo con lui. Erasmo è la mia meta e la solitudine è la vera grande bellezza pirandelliana.

Nietzsche resta un mio faro. Il primo libro di Nietzsche mi è stato regalato da mio padre insieme a Capitan Miki.

Leggo Gramsci e lo stimo. Una bella persona libera con la quale avrei voluto passeggiare insieme a Prezzolini. Menti pesanti. Gentile oltre Vico non lo comprendo. Croce è lo specchio dell'invidia. I filosofi cattolici sono una eresia riuscita male.

Celestino V resta un grande profeta. Virgilio è una latinità abortita. Resto a guardare la luna come don Fabrizio. Il mio giardino ha rose anche sotto la neve.

Giordano Bruno, Tommaso Campanella e Giovanna restano i veri credenti in Fede.

La teologia della menzogna è il comandamento supremo dentro i Dieci! Lo aveva capito Paolo con il quale non smetto di interloquire e sa ormai di vivere in completa solitudine in questa Chiesa del relativismo e della menzogna.

Non desidero oggi domani, dopodomani o ancora oltre funerali cattolici. Sarebbe vivere una post morte terribile ascoltare i riti della supponenza e del ridicolo.

La mia bara non dovrà entrare in qualsiasi chiesa. Resto un cristiano da vivo e da morto senza Chiesa.

Un cristiano vero, libero che non smetterà di confrontarsi con le curandere e con gli sciamani, con i monaci e con le figure maestose di Cristo e Maria, di Giuda e Tommaso… Ma non desidero unzioni, pulpiti e odore di incenso… Mi verrebbe la nauseo… Sono allergico.

Una morte con Cristo certo, ma senza chiesa.

Se avessi ancora la possibilità di scegliere tra Bernanos e la monaca di Monza, non avrei dubbi. Se avessi la possibilità di incontrare Maria di Magdala in un mio viaggio… mi trasferirei subito a Magdala in una stanza sul mare…

Per un amore infinito, solo per amore, senza alcuna teologia come fece il buon Gesù. Ma chi ha creato il tempo, si chiede Scalfari? Vorrebbe la risposta da papa Francesco. “Dio Creatore crea il tempo…Ma il tempo a sua volta crea il Creatore… Dio e Tempo”.

Siamo proprio in un campo minato da spolverini in un Tempo Creato in dissolvenza.

di Pierfranco Bruni

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