La Torre Nera, il libro che vede Stephen King salvato dai personaggi nati dalla sua mente vulcanica

COMO - La Torre Nera, di Stephen King (2004 Sperling e Kupfer editori S.p.A., 1130 pagine). Ultimo libro dei sette che compongono questa lunga saga riguardante Roland e i suoi compagni di avventura. Nonostante le 1130 pagine, lo si legge d’un fiato per la curiosità che spinge ad arrivare finalmente in cima alla torre nera, calzando i panni dell’ultimo cavaliere.

E vedere coi suoi occhi azzurri da bombardiere, cosa ci sia mai che sia valso tutta questa estenuante fatica. E i morti che si è lasciato alle spalle, tutto il suo ka-tet (gruppo), cioè: Eddie, Susannah, Jake e Oy; sacrificati loro malgrado per quello che era il suo intento.

Il settimo libro riparte da Jake, Oy e Père Callahan, alla ricerca si Susannah e di Mia, intente a partorire il figlio con due padri.

Quello che troviamo di eccessivo in questo volume sono i troppi morti che si susseguono di pagina in pagina. Non si ha il tempo per piangerne uno ( in fondo sono amici che abbiamo accompagnato per ben sette libri!), che già ci si trova di fronte al cordoglio per un altro. Un funereo effetto domino che abbatte, anziché delle tessere, i personaggi che si è seguito con affetto.

Nel volume edito dalla Sperling e Kupfer si ha modo di conoscere visivamente i protagonisti che per così tanto tempo abbiamo solo immaginato, tramite delle raffigurazioni. Ed è sorprendente, almeno per me lo è stato, notare quanto la mia fantasia si sia avvicinata a quanto descritto.

King riporta il suo incidente veramente accaduto e fa in modo che siano questi personaggi partoriti dalla sua mente vulcanica, a salvargli la vita.

Troviamo molto in questo libro: oltre ai mostri, alla immaginazione più sfrenata; King si rivela psicologo, indagando a fondo nelle varie reazioni delle sue creature.

Si piange, si ride, si riflette e, infine, ci si trova davanti all’ultima porta da aprire.

Il finale? Forse deludente. Il lettore si aspetta di trovare qualcosa di … divino. E invece, bèh, invece, come lo stesso King ammette nelle ultime pagine: il finale scritto è l’unico finale possibile. I libri, in fondo, si scrivono da soli.

La ricerca della torre nera è stato un viaggio interiore, fantastico e come Roland, credo che anche chi abbia avuto la perseveranza di leggere tutto il progetto “Tolkieniano” di King, abbia infine trovato qualcosa; o, quantomeno, si sia arricchito vivendo questa avventura.

di Miriam Ballerini

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