ANCONA - Assalti ai bancomat con l’esplosivo, sgominata la banda della marmotta. Individuata anche la masseria dove erano occultate le armi e l’equipaggiamento per assalti ai furgoni portavalori; arrestato l’allevatore che le custodiva.
La Compagnia Carabinieri di Fano, coadiuvata dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Pesaro, nelle province di Bari, Foggia, Milano e Pesaro Urbino, ha dato esecuzione a sette decreti di perquisizione locale emessi dal Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Pesaro, dr. Giovanni Fabrizio Narbone, nei confronti di altrettanti indagati, ritenuti responsabili degli assalti ad almeno sette postazioni bancomat sparse nella giurisdizione della Compagnia Carabinieri di Fano tra giugno e dicembre 2017.
Gli assalti erano accomunati dalla stessa tecnica criminale: la deflagrazione dello sportello bancomat mediante un ordigno esplosivo artigianale denominato “marmotta” perché veniva letteralmente infilata nella bocchetta di erogazione del denaro e fatta deflagrare tramite miccia ovvero innesco elettrico. La potente esplosione era in grado di distruggere l’ATM e provocare ingenti danni ai locali della banca, solitamente retrostanti, nonché di creare un forte panico tra i residenti, fino ad anche a diverse centinaia di metri, che venivano svegliati nel cuore della notte dal boato fragoroso.
I sistemi di videosorveglianza hanno permesso di documentare che la banda, solitamente composta da quattro-cinque ladri, agiva in maniera sinergica riuscendo a compiere l’assalto in meno di tre minuti, dileguandosi con l’ingente bottino a bordo di auto rubate.
Gli assalti erano accomunati dalla stessa tecnica criminale: la deflagrazione dello sportello bancomat mediante un ordigno esplosivo artigianale denominato “marmotta” perché veniva letteralmente infilata nella bocchetta di erogazione del denaro e fatta deflagrare tramite miccia ovvero innesco elettrico. La potente esplosione era in grado di distruggere l’ATM e provocare ingenti danni ai locali della banca, solitamente retrostanti, nonché di creare un forte panico tra i residenti, fino ad anche a diverse centinaia di metri, che venivano svegliati nel cuore della notte dal boato fragoroso.
I sistemi di videosorveglianza hanno permesso di documentare che la banda, solitamente composta da quattro-cinque ladri, agiva in maniera sinergica riuscendo a compiere l’assalto in meno di tre minuti, dileguandosi con l’ingente bottino a bordo di auto rubate.
Le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Fano sono state intraprese ad inizi estate 2018 a seguito del ritrovamento presso un’auto-rivendita di Lucrezia di Cartoceto gestita da un giovane di origini bulgare e da L.L., 45enne, pugliese di Orta Nova, residente da diversi anni a Fano. Qui, grazie ad una segnalazione, i Carabinieri della Stazione di Colli al Metauro rinvenivano una marmotta svuotata della miscela esplosiva, un ariete artigianale e numerosi arnesi da scasso.
Le conseguenti indagini permettevano di documentare che L.L. era di fatto il basista dei corregionali D.G.R. e F.V., gravati da specifici precedenti, che a gennaio 2018 erano stati arrestati dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Macerata mentre, in un comune di quella provincia, si accingevano ad assaltare l’ennesima postazione bancomat.
Le successive indagini tecniche e le reiterate trasferte in Puglia, Molise e Lombardia della batteria, permettevano ai carabinieri operanti di identificare i restanti componenti e di seguirli nei loro sopralluoghi alla ricerca di bancomat da aggredire.
La banda era costretta a fermarsi per qualche mese in quanto i nuovi sistemi di sicurezza degli ATM, mandavano a vuoto i loro tentativi in quanto, pur facendo deflagrare lo sportello, il contante restava al sicuro nella cassaforte disgiunta dall’erogatore.
Percepito che la batteria di banditi si stava riorganizzando ed avendo individuato la possibile cantina ove occultava l’esplosivo e gli arnesi da scasso, si decideva di bloccarli prima di che potessero entrare nuovamente in azione con l’esecuzione dei decreti di perquisizione sopradetti. E la scelta investigativa si rilevava determinante in quanto nella cantina di G.B., 36enne, muratore incensurato, residente ad Orta Nova, i Carabinieri della Compagnia di Fano, coadiuvati dal fiuto del pastore tedesco dei Carabinieri Cinofili di Modugno di Bari, rinvenivano centocinquanta candelotti con una carica pirotecnica micidiale, cinquantaquattro metri di miccia a rapida combustione e cinque manufatti in metallo, a forma di paletta allungata con manico, ancora da assemblare.
Sul posto, per rimuovere gli ordigni esplosivi improvvisati, che vista la quantità in caso di esplosione accidentale avrebbe potuto provocare gravi danni strutturali alla palazzina di edilizia popolare, dovevano intervenire gli artificieri del Comando Provinciale di Bari, che lì facevano brillare (nella quasi totalità) in un’area non abitata di Orta Nova (FG).
G.B., veniva arrestato in flagranza di reato ed associato alla casa circondariale di Foggia, a disposizione della locale Magistratura. Ma il risultato, se vogliano ancor più importante per le indagini dei Carabinieri di Fano, scaturiva dalla perquisizione di un’estesa masseria in agro di Cassano delle Murge di Bari, occupata abusivamente dall’allevatore 64enne D.C., volto ampiamente noto ai Carabinieri della locale Stazione per i pregressi precedenti penali - riporta il comunicato stampa dell'Arma -.
Qui due squadre del neoistituito Squadrone Eliportato Cacciatori Carabinieri “Puglia” di stanza a Vico del Gargano, coadiuvati da unità cinofile anti-esplosivo, a seguito di accurata perquisizione dissotterravano alcuni tubi in pvc ove erano stati occultati sei fucili, perfettamente funzionati, tra cui un kalashnikov ed un MGV di fabbricazione cecoslovacca, una grossa smerigliatrice a scoppio utilizzata per il taglio di lamiere blindate, ricetrasmittenti sintonizzate sulle frequenze di lavoro dell’Arma dei Carabinieri, grosse mazze, asce, un innesco a batteria e diversi ordigni esplosivi di fattura artigianale. D.C. non era ovviamente in grado giustificare la detenzione delle micidiali armi da guerra, in perfette condizioni di utilizzo, nonché il possesso di tutto l’equipaggiamento, solitamente utilizzato per gli assalti ai furgoni portavalori perpetrati lungo le vicine arterie stradali dalla locale criminalità organizzata e veniva pertanto arrestato in flagranza di reato ed associato alla casa circondariale di Bari. Le perizie balistiche, in particolare dei due fucili mitragliatori, che a breve la Procura Distrettuale di Bari affiderà ai carabinieri del R.I.S. di Roma, potrà svelare se le armi siano state usate in azioni criminali.
L’indagine denominata Piedi di Corvo (dal nome dei chiodi a quattro punte che questi banditi lanciano al loro passaggio sulle strade percorse per dileguarsi indisturbati) è nelle fasi iniziali perché se con l’odierna operazione sono stati assicurati alla giustizia i custodi delle armi, dell’esplosivo e di tutto l’occorrente per le due distinte condotte criminali, restano da identificare gli organizzatori ovvero gli esecutori materiali.
Le conseguenti indagini permettevano di documentare che L.L. era di fatto il basista dei corregionali D.G.R. e F.V., gravati da specifici precedenti, che a gennaio 2018 erano stati arrestati dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Macerata mentre, in un comune di quella provincia, si accingevano ad assaltare l’ennesima postazione bancomat.
Le successive indagini tecniche e le reiterate trasferte in Puglia, Molise e Lombardia della batteria, permettevano ai carabinieri operanti di identificare i restanti componenti e di seguirli nei loro sopralluoghi alla ricerca di bancomat da aggredire.
La banda era costretta a fermarsi per qualche mese in quanto i nuovi sistemi di sicurezza degli ATM, mandavano a vuoto i loro tentativi in quanto, pur facendo deflagrare lo sportello, il contante restava al sicuro nella cassaforte disgiunta dall’erogatore.
Percepito che la batteria di banditi si stava riorganizzando ed avendo individuato la possibile cantina ove occultava l’esplosivo e gli arnesi da scasso, si decideva di bloccarli prima di che potessero entrare nuovamente in azione con l’esecuzione dei decreti di perquisizione sopradetti. E la scelta investigativa si rilevava determinante in quanto nella cantina di G.B., 36enne, muratore incensurato, residente ad Orta Nova, i Carabinieri della Compagnia di Fano, coadiuvati dal fiuto del pastore tedesco dei Carabinieri Cinofili di Modugno di Bari, rinvenivano centocinquanta candelotti con una carica pirotecnica micidiale, cinquantaquattro metri di miccia a rapida combustione e cinque manufatti in metallo, a forma di paletta allungata con manico, ancora da assemblare.
Sul posto, per rimuovere gli ordigni esplosivi improvvisati, che vista la quantità in caso di esplosione accidentale avrebbe potuto provocare gravi danni strutturali alla palazzina di edilizia popolare, dovevano intervenire gli artificieri del Comando Provinciale di Bari, che lì facevano brillare (nella quasi totalità) in un’area non abitata di Orta Nova (FG).
G.B., veniva arrestato in flagranza di reato ed associato alla casa circondariale di Foggia, a disposizione della locale Magistratura. Ma il risultato, se vogliano ancor più importante per le indagini dei Carabinieri di Fano, scaturiva dalla perquisizione di un’estesa masseria in agro di Cassano delle Murge di Bari, occupata abusivamente dall’allevatore 64enne D.C., volto ampiamente noto ai Carabinieri della locale Stazione per i pregressi precedenti penali - riporta il comunicato stampa dell'Arma -.
Qui due squadre del neoistituito Squadrone Eliportato Cacciatori Carabinieri “Puglia” di stanza a Vico del Gargano, coadiuvati da unità cinofile anti-esplosivo, a seguito di accurata perquisizione dissotterravano alcuni tubi in pvc ove erano stati occultati sei fucili, perfettamente funzionati, tra cui un kalashnikov ed un MGV di fabbricazione cecoslovacca, una grossa smerigliatrice a scoppio utilizzata per il taglio di lamiere blindate, ricetrasmittenti sintonizzate sulle frequenze di lavoro dell’Arma dei Carabinieri, grosse mazze, asce, un innesco a batteria e diversi ordigni esplosivi di fattura artigianale. D.C. non era ovviamente in grado giustificare la detenzione delle micidiali armi da guerra, in perfette condizioni di utilizzo, nonché il possesso di tutto l’equipaggiamento, solitamente utilizzato per gli assalti ai furgoni portavalori perpetrati lungo le vicine arterie stradali dalla locale criminalità organizzata e veniva pertanto arrestato in flagranza di reato ed associato alla casa circondariale di Bari. Le perizie balistiche, in particolare dei due fucili mitragliatori, che a breve la Procura Distrettuale di Bari affiderà ai carabinieri del R.I.S. di Roma, potrà svelare se le armi siano state usate in azioni criminali.
L’indagine denominata Piedi di Corvo (dal nome dei chiodi a quattro punte che questi banditi lanciano al loro passaggio sulle strade percorse per dileguarsi indisturbati) è nelle fasi iniziali perché se con l’odierna operazione sono stati assicurati alla giustizia i custodi delle armi, dell’esplosivo e di tutto l’occorrente per le due distinte condotte criminali, restano da identificare gli organizzatori ovvero gli esecutori materiali.
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