Geografia delle Relazioni nel Festival Tensioni di Rovigo, mappe e spostamenti fattori imprescindibili dell’uomo
ROVIGO - La Fabbrica dello Zucchero, l’interessante e innovativo progetto di riconversione della storica area industriale rodigina, nell'anno zero della sua attività propone il 28 e 29 settembre 2019, Festival “Tensioni – Geografia delle relazioni”, un evento a cui partecipano artisti, professionisti di spessore etico e culturale e giovani attivi su progetti interdisciplinari, col preciso obiettivo di sollecitare una riflessione sulle forze, energie, scosse che generano cambiamenti. Il Festival Tensioni intende indagare e riflettere – in modo interdisciplinare – sulla Geografia delle Relazioni, quelle tensioni positive e negative che animano l’uomo e la società in cui viviamo.
Una due giorni in cui, attraverso il teatro, la danza, la musica, la narrazione, gli incontri, si incrociano sguardi nuovi, punti di vista inaspettati che fanno guardare la realtà con occhi diversi.
In sintesi, "tensioni" che creano nuove mappe e spostamenti come fattori imprescindibili dell’uomo, che si propone di creare uno spazio al sapere e alle passioni.
"Il Festival vuole essere una riflessione sull’idea di comunità, di come cambiare, come affrontare presente e futuro. Il tutto raccontato da suoni, visioni, corpi, parole, arte, fotografia, poesia”, spiega il direttore artistico Claudio Ronda, che sottolinea: "Il proposito è quello di condividere pensieri, esperienze, concetti, di rifiutare la facile scappatoia delle conclusioni semplici, di sperimentare nuove forme di narrazione interrogandosi su quale modello di società inseguire, raccogliendo esempi dell’agire in modo differente, riscoprendo la spinta che ci viene dalle emozioni, dal moto di andare verso l’altro, riconoscendolo come pari e diverso". In un mondo così spregiudicato, in una società che tende a degenerare, fermarsi per un momento di riflessione e conoscenza del sé su temi di stretta attualità, al cospetto di un parterre di alto livello, vuol dire apprendere nuove nozioni, approfondire nuovi indirizzi, trovare nuove soluzioni che mai avremmo immaginato.
La parola tensione fa pensare al contatto fra le parti di un corpo, a una forza di trazione, a una sollecitazione, agli sfregamenti che generano cambiamenti. È navigando alla ricerca di una rotta fra i dubbi propri e le certezze altrui che ci interroghiamo su che tipo di società vogliamo diventare, recuperando quell’idea di slancio che, rispetto a un pensiero diffuso, ci vuole unidimensionali.
Contrastiamo quindi una visione della società totalmente anaffettiva, in cui le parole simpatia, empatia, solidarietà sono svuotate di senso o addirittura messe al bando, dove si sostituisce una prospettiva volta al possibile con la paura. È necessario allora raccogliere urgenze, costruire piccoli linguaggi, trovare risposte in ogni singola esperienza per restituire una diversa e possibile percezione della realtà.
Il Festival si pone l’obiettivo di condividere pensieri, esperienze, concetti; di essere creativo, di rifiutare la facile scappatoia delle conclusioni semplici, di sperimentare nuove forme di narrazioni con il maggior numero di persone possibile.
In un momento in cui l’arte, la cultura in generale devono giustificare e rendere esplicite le ricadute sociali del proprio ruolo, la comprensione e la consapevolezza diventano gli strumenti utili per “costruire” un futuro: in modo armonico, organico, comprendendo e interpretando in modo corretto il ruolo delle persone nel dare forma alle cose, nell’abitare i luoghi, nell’interagire con gli altri, nel saper attraversare i confini.
Un “ponte”, come sopra espresso, fra coloro che generano cultura e la comunità che esplora strade possibili, che pensa alle scelte di un territorio “per e con” i suoi abitanti per dare una forma al domani.
Da un punto di vista “periferico”, la “non centralità” è il punto di forza, grazie a una prospettiva privilegiata dove la non consuetudine diventa l’elemento distintivo e di racconto.
Tracciando idealmente un filo rosso che attraversa e lega azioni e “spazi” di innovazione creativa, si possono trovare nuove visioni, prospettive e linguaggi che raccontano o rappresentano il vivere contemporaneo.
Ecco che il Festival si presenta come uno spazio laboratorio, motore di nuovi processi artistici fortemente legati alla comunicazione con il pubblico: in una dimensione di vicinanza che promuove un ambiente e un impatto comunicativo immediati e diretti.
Come si raccontano le “tensioni” di oggi attraverso l’arte e la comunicazione? E come si spiegano intorno a noi, nei Paesi vicini e in quelli a noi più lontani? Attraverso una selezione di autori, testi, esperti di settore, installazioni artistiche, il Festival offre nuovi sguardi sulla contemporaneità, attraverso la conoscenza e l’incontro di temi e storie che provengono da ogni parte del mondo.
E’ un Festival articolato, multiforme, dal programma intenso, desideroso com’è di confrontarsi e rapportarsi su temi dibattuti e attuali, per attingere a piene mani da esperienze significative e dar senso (e pratica) a una nuova visione del presente e del futuro. Basta un weekend... “Fabbrica dello Zucchero”, Rovigo, 28/29 settembre 2019.
La Fabbrica dello Zucchero di Rovigo è un'affascinante start up che prende il nome dalla sua stessa sede, quel complesso industriale dell’ex zuccherificio che, a seguito di un’importante opera di recupero, ospita da qualche anno il polo universitario e alcune interessanti start up. Da aprile è un polo multidisciplinare per l'arte e la cultura, il design, la danza, la musica e il teatro.
Fabbrica dello Zucchero è un progetto sviluppato da Ente Rovigo Festival e Associazione Balletto “Città di Rovigo” realizzato in collaborazione con Cen.Ser. SpA e sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, promossa da Regione Veneto per le imprese culturali, creative e dello spettacolo.
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