Incidenti sulle strade italiane: aumentano i morti tra i giovani, costi sociali pari all'1% del Pil nazionale

ROMA - Italia 2018: diminuiscono morti (3.325 contro i 3.378 del 2017: -1,6%), incidenti (172.344 rispetto ai 174.933 dell’anno precedente: -1,5%) e feriti (242.621, erano 246.750 nel 2017: -1,7%). I costi sociali dell’incidentalità stradale sono stimati pari all’1% del PIL nazionale. Questi i dati essenziali del Rapporto ACI-ISTAT, che anche quest’anno viene diffuso alla vigilia dell’esodo estivo.

“Rispetto allo scorso anno registriamo, purtroppo, un aumento delle vittime delle categorie vulnerabili, in particolare tra i pedoni - ha dichiarato Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Automobile Club d’Italia. La riduzione media annua del numero di vittime della strada del nostro Paese, poi, pari a 2,6% nel periodo 2010-2018, è inferiore a quanto stimato per l’obiettivo europeo - ormai irraggiungibile - di dimezzare il numero di morti in incidenti stradali entro il 2020.

La sicurezza deve tornare ad essere una priorità, sono necessari, da subito, corsi di aggiornamento o di guida sicura riservati ai conducenti, in quanto, se da una parte l’età delle vittime è aumentata, dall’altra i giovani si confermano la categoria più a rischio. E’ fondamentale, infine, una maggiore attività di controllo”.

"Il quadro dell’incidentalità stradale negli anni recenti riflette una diffusa situazione di stagnazione, con un arresto nei guadagni in termini di vite umane” ha affermato Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat. “Per monitorare il fenomeno e fornire un utile supporto alle decisioni, sarà necessario intensificare gli sforzi, anche in vista dei nuovi target per la sicurezza stradale previsti nell’agenda 2030. Gli obiettivi saranno basati su indicatori di prestazione riferiti a diversi ambiti, tra i quali velocità, infrastrutture, uso dei sistemi di protezione e distrazione alla guida. Inoltre, per venire incontro alle esigenze informative future, l’offerta di dati e strumenti di analisi dell’Istat è stata arricchita anche dalla nuova frontiera delle statistiche sperimentali; di recente pubblicazione sono i nuovi indicatori di incidentalità stradale basati sull’utilizzo di big data".

CHI? Giovani 15/24 anni e anziani 70/74 prime vittime; bambini in diminuzione.

Le fasce d’età più a rischio risultano i giovani tra 15 e 24 anni (413 morti: 12,4% del totale; 70,2 decessi per un milione di residenti) e gli anziani tra 70 e 74 anni (222 morti: 6,7% del totale; 78,4 decessi per un milione di residenti).

Per gli uomini si rilevano picchi in tre fasce d’età: 40-44 (200 morti), 20-24 (197), 55-59 (194). Per le donne frequenze maggiori per le età 70-84 (179).

Nel 2018 si sono registrate 9 vittime in meno tra i bambini 0-14 anni (34 rispetto ai 43 dell’anno precedente: -20,9%), ma siamo ancora lontani dall’obiettivo “vision zero” stabilito dal Piano Nazionale della Sicurezza Stradale 2020.

Tra tutti i conducenti coinvolti in incidenti, è particolarmente alto il numero di quelli tra i 40 e i 49 anni (21%), seguiti dai giovani tra i 20 e i 29 anni (19%) ma si registrano proporzioni elevate anche tra i più anziani (8% con età 70 anni e più). Rispetto ai patentati la probabilità di essere coinvolti in un incidente è più elevata nei giovanissimi, mentre decresce a partire dai 25 anni.

Aumentano pedoni e ciclomotoristi; diminuiscono motociclisti e ciclisti.

L’aumento dei morti ha riguardato, in modo particolare, ciclomotoristi (108; +17,4%) - che si confermano tra  le categorie più a rischio - e pedoni (609; +1,5%). Nel complesso, gli utenti vulnerabili rappresentano circa il 50% dei decessi (1.621 su 3.325).

Nel 2018 si sono registrate 1.420 vittime tra conducenti e passeggeri di autovetture (-3%), 685 tra i motociclisti (-6,8%), 219 tra i ciclisti (-13,8%).

DOVE? Aumentano i morti sulle autostrade, diminuiscono in città e sulle strade extraurbane.

Nel 2018 è diminuito il numero di incidenti su strade urbane (126.701; -2,9%) e autostrade (9.372; -0,2%), mentre è aumentato sulle extraurbane (36.271; +3,4%). In città e in autostrada sono diminuiti anche i feriti (169.573 e 15.440 rispetto a 174.612 e 15.844 del 2017, pari a -2,9 e -2,5%).

Crescono (+10,5%) i morti su autostrade (i 43 morti di Genova sul Ponte Morandi sono compresi nella statistica), mentre scendono quelli all’interno dei centri abitati (-4,4%) e sulle strade extraurbane (-1,2%).

PERCHÉ? Prime cause: distrazione, mancata precedenza e velocità elevata.

Distrazione, mancato rispetto della precedenza o del semaforo, velocità troppo elevata si confermano, anche nel 2018, le prime tre cause di incidente (complessivamente il 40,8% delle circostanze).

Tra le altre cause più rilevanti: distanza di sicurezza (20.443), manovra irregolare (15.192), comportamento scorretto verso il pedone (7.243) o del pedone (7.021), presenza di buche o ostacoli accidentali (6.753): rispettivamente il 9,2%, il 6,9%, il 3,3%, il 3,2% e il 3,1% del totale.

Sulle strade urbane la prima causa di incidente è il mancato rispetto di precedenza o semafori (17%), seguito dalla guida distratta (14,9%); sulle strade extraurbane la guida distratta o andamento indeciso (20,1%), velocità troppo elevata (14%) e mancata distanza di sicurezza (13,8%).

Violazioni principali: velocità, segnaletica, cinture di sicurezza/seggiolini e uso del cellulare.

Nel 2018 le sanzioni per le violazioni al Codice della Strada si sono ridotte complessivamente del 4,4%, (anche a causa della diminuzione dei controlli da parte delle Forze dell’Ordine), le voci principali, oltre al superamento dei limiti di velocità, vedono ai primi posti l’inosservanza del rispetto della segnaletica (365.697; -6,6%), seguita da mancato uso delle cinture di sicurezza e dei sistemi di ritenuta dei bambini (202.941; -0,03%) e uso improprio del cellulare alla guida (136.950; -6,1%).
In diminuzione anche le contravvenzioni per eccesso di velocità, (2.513.936; -11,6%). Tra le probabili cause il fatto che, nei mesi di giugno e luglio, il sistema Tutor sia stato inattivo.

QUANDO? Agosto mese più pericoloso.

I mesi estivi si confermano il periodo con il maggior numero di incidenti e vittime. Agosto è il mese più pericoloso per il numero di incidenti gravi in tutti gli ambiti stradali (2,7 morti ogni 100 incidenti). Giugno e luglio quelli con più incidenti nel complesso, (rispettivamente 16.755 e 16.856).

Gennaio e Febbraio, viceversa, i mesi con il minor numero di incidenti, Febbraio anche con il minor numero di morti. Di notte (tra le 22 e le 6 del mattino) e nelle ore di buio aumentano sia l’indice di mortalità che quello di lesività (rispettivamente morti e feriti ogni 100 incidenti).

Aumenta (di poco) la mobilità.

In ripresa la mobilità: lo scorso anno le prime iscrizioni di veicoli sono aumentate dell’1% rispetto al 2017, mentre il parco veicolare dell’1,3%. Stabili le percorrenze autostradali: +0,4%, con oltre 84 miliardi di km percorsi.

INCIDENTI STRADALI Anno 2018

- Nel 2018 sono stati 172.344 gli incidenti stradali con lesioni a persone in Italia, in calo rispetto al 2017 (-1,5%), con 3.325 vittime (morti entro 30 giorni dall’evento) e 242.621 feriti (-1,7%).

- Il numero dei morti torna a diminuire rispetto al 2017 (-53 unità, pari a -1,6%) dopo l’aumento registrato lo scorso anno.

- Tra le vittime risultano in aumento i pedoni (609, +1,5%), i ciclomotoristi (108, +17,4%) e gli occupanti di autocarri (188, +15,3%). Sono in diminuzione, invece, i motociclisti (685, -6,8%), i ciclisti (219, -13,8%) e gli automobilisti (1.420, -3,0%).

- Sebbene il numero dei morti sia complessivamente in diminuzione, aumentano le vittime sulle autostrade - da 296 nel 2017 a 327 nel 2018, +10,5% - a causa dell’incidente stradale avvenuto il 14 agosto 2018 sul Ponte Morandi della A10 Genova-Savona-Ventimiglia, che ha coinvolto numerosi veicoli e causato 43 vittime. Il numero degli incidenti con esito mortale sulle autostrade rimane comunque sostanzialmente invariato - da 253 a 255 tra il 2017 e il 2018. Sulle strade extraurbane e urbane le vittime diminuiscono (rispettivamente 1.596, -1,2% e 1.402, -4,4%).

- Nell’Unione europea, il numero delle vittime di incidenti stradali diminuisce nel 2018, seppure in misura contenuta (-1% rispetto al 2017): complessivamente, sono state poco più di 25mila contro 25.321 del 2017. Nel confronto tra il 2018 e il 2010 (anno di benchmark per la sicurezza stradale) i decessi si riducono del 21% in Europa e del 19,2% in Italia. Ogni milione di abitanti, nel 2018 si contano 49,1 morti per incidente stradale nella Ue28 e 55,0 nel nostro Paese, che sale dal 18° al 16° posto della graduatoria europea.

- Gli incidenti derivano soprattutto da comportamenti errati. Tra i più frequenti si confermano la distrazione alla guida, il mancato rispetto della precedenza e la velocità troppo elevata (nel complesso il 40,8% dei casi). Le violazioni al Codice della Strada risultano in diminuzione rispetto al 2017; le più sanzionate sono l’inosservanza della segnaletica, il mancato utilizzo di dispositivi di sicurezza a bordo e l’uso del telefono cellulare alla guida; in diminuzione le contravvenzioni per eccesso di velocità.

- Nel 2018 le prime iscrizioni di veicoli aumentano solo dell’1% rispetto all'anno precedente mentre il parco veicolare cresce dell’1,3%. Le percorrenze autostradali sui circa seimila chilometri della rete in concessione mostrano una sostanziale stabilità (+0,4%), con un aumento del 2,3% rispetto al 2017 solo per i veicoli pesanti, con oltre 84 miliardi di km percorsi.

A partire dal 2017 l’Istat diffonde i dati definitivi dell’anno precedente sugli incidenti stradali nel mese di luglio, alla vigilia dei periodi di esodo estivo e di maggiore intensità di traffico sulle strade. Il rilascio tempestivo e anticipato dei dati è finalizzato a coadiuvare le azioni mirate per la sicurezza stradale e una maggiore sensibilizzazione a comportamenti di guida responsabili.

Tale risultato è stato conseguito grazie all’impegno dei diversi soggetti istituzionali coinvolti: l’Aci (ente compartecipante), la Polizia Stradale, i Carabinieri, le Polizie locali, gli uffici di statistica e i centri di monitoraggio per la sicurezza stradale di Comuni, Province, Province autonome e Regioni aderenti al Protocollo di intesa nazionale per il coordinamento delle attività della rilevazione statistica.

Tornano a diminuire i morti sulle strade italiane, in calo anche incidenti e feriti.

Nel 2018 si sono verificati in Italia  172.344 incidenti stradali con lesioni a persone; le vittime sono state 3.325 e i feriti 242.621. Rispetto all’anno precedente tornano a diminuire i morti sulle strade (-1,6%) dopo l’aumento registrato nel 2017; in diminuzione anche incidenti e feriti (rispettivamente -1,5% e -1,7%). Il tasso di mortalità stradale passa da 55,8 a 55,0 morti per milione di abitanti tra il 2017 e il 2018. Rispetto al 2010, le vittime della strada diminuiscono del 19,2%.

L’incidentalità stradale è collegata ad altri fattori, tra cui la mobilità, le percorrenze stradali, il numero di veicoli circolanti e i consumi di carburante.

I primi dati sulle percorrenze autostradali, su 6mila chilometri di rete in concessione, mostrano una sostanziale stabilità delle percorrenze medie (+0,4%), con un aumento del 2,3% rispetto al 2017 solo per i veicoli pesanti. Secondo una stima del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti le percorrenze totali del 2018 in Italia sono state pari a 530.092 milioni di veicoli-km, in diminuzione del 2,2% rispetto all’anno precedente.

Nel 2018, le prime iscrizioni di veicoli nuovi di fabbrica sono cresciute dell’1% mentre mediamente il parco veicolare è aumentato dell’1,3% rispetto all’anno precedente; con più di 645 autovetture e 854 veicoli ogni mille abitanti (valori in crescita) l’Italia si conferma il Paese europeo a più elevato tasso di motorizzazione. L’anzianità del parco veicolare continua ad aumentare: il 21,6% delle autovetture appartiene alle classi Euro 0, Euro1 o Euro2, ha più di 18 anni di età ed è pertanto sprovvisto anche dei più semplici dispositivi di sicurezza attiva.

Sostanzialmente stabili le vendite di benzina (-0,7%), diminuiscono quelle di GPL mentre aumentano del 2,5% le vendite di gasolio; queste dinamiche riflettono l’andamento delle percorrenze autostradali.

Di particolare rilevanza, inoltre, l’aumento registrato per la mobilità attiva. La tradizionale elaborazione dei dati dell’Osservatorio “Audimob” di Isfort (Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti)  ha rilevato nell’ultimo biennio una forte crescita degli spostamenti a piedi, dell’utilizzo della bicicletta e della domanda per trasporto pubblico e mobilità condivisa. L’automobile rimane dunque il mezzo più utilizzato per gli spostamenti ma si scelgono anche modalità alternative.

L’invecchiamento della popolazione si riflette anche sui conducenti di veicoli. Confrontando i dati delle patenti attive all’inizio del 2018 con quelli di circa 10 anni prima emerge un marcato aumento del numero di patentati con più di 65 anni di età, che passano dal 13% al 21%. Diminuisce invece il numero di patentati giovani, soprattutto fino a 24 anni di età.

In base alle stime del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti relative al 2010 e rivalutate al 2018 con l’indice Istat dei prezzi al consumo, il costo sociale totale per gli incidenti stradali con lesioni a persone è quantificato in circa 18,6 miliardi di euro, pari all’1% del Pil nazionale. A valori costanti 2010 il calcolo dei costi sociali risulta pari a 17,1 miliardi di euro per il 2018 (21,4 miliardi di euro nel 2010).

In lieve calo le vittime della strada nell’Unione europea.

Continua a scendere in Europa (Ue28) il numero delle vittime sulle strade, seppure in misura contenuta rispetto all’anno precedente. Nel complesso circa 25mila persone sono decedute in incidenti stradali, contro le 31.595 del 2010, con una riduzione nel periodo di circa il 21%. Più contenuto il calo percentuale registrato in Italia (-19,2%). Tra il 2017 e il 2018, il numero delle vittime diminuisce dell’1% nell’Unione europea e dell’1,6% in Italia.

Il tasso di mortalità stradale (morti per milione di abitanti), indicatore utilizzato per effettuare analisi comparative, si attesta, nel 2018, a 49,1 nella Ue28 e a 55,0 in Italia (nel 2010 rispettivamente 62,8 e 69,4). Con tale risultato il nostro Paese si colloca al sedicesimo posto nella graduatoria europea, guadagnando due posizioni rispetto al 2017.

Analogamente al 2017, la riduzione non ha interessato tutti i Paesi. Nel 2018 le vittime della strada sono in aumento in undici Paesi, tra i quali alcuni di più recente adesione all’Unione europea, come Estonia (+39,6%), Repubblica Ceca (+13,7%), Lettonia (+8,8%), Polonia (+1,1%), Ungheria (+0,6%), ma anche in quelli di più consolidata tradizione per la sicurezza stradale, come Svezia (+28,1%), Paesi Bassi (+10,6%), Germania (+2,8%), Finlandia (+0,9%), Portogallo (+0,7%).

Tra il 2010 e il 2018 la riduzione media annua del numero di vittime della strada è stata del 2,8% nella Ue28 e del 2,6% in Italia, variazioni comunque inferiori a quelle stimate per raggiungere l’obiettivo europeo di dimezzare il numero di morti in incidenti stradali entro il 2020. Per rispettare il target fissato, nel periodo 2019-2020 il numero di vittime nella Ue e in Italia dovrebbe ridursi, ogni anno fino al 2020, di circa il 20%.

Agosto il mese con il maggior numero di incidenti gravi.

I mesi estivi si confermano il periodo con il maggior numero di incidenti stradali e vittime e con il tasso di occupazione delle autovetture più alto.  In particolare giugno e luglio presentano picchi per numero di incidenti - quasi 17mila ogni mese - e luglio e agosto per le vittime - oltre 700 in totale. Agosto è il mese peggiore anche per la pericolosità - 2,7 morti ogni 100 incidenti - ma sulle strade extraurbane si raggiungono le 6 vittime ogni 100 incidenti, che salgono a quasi 15 nel caso di sinistri per scontro frontale. Va inoltre sottolineato che sul valore dell’indicatore relativo all’agosto dell’anno scorso il crollo del Ponte Morandi a Genova ha avuto un riflesso rilevante.

Come noto, gli incidenti stradali presentano una ciclicità durante l’anno e l’analisi delle serie mensili di incidenti e vittime consente di mettere in luce gli andamenti e isolare particolari specificità.
La distribuzione di incidenti e morti per mese di evento, dal 2001 al 2018, mostra una generale regolarità nelle ricorrenze delle punte stagionali, legata ai periodi di maggiore flusso della circolazione. Nonostante ciò, nei primi anni della serie si registrano picchi più evidenti nei mesi estivi e invernali mentre negli anni più recenti la distribuzione risulta più uniforme. Tale andamento, più evidente nella serie delle vittime rispetto a quella degli incidenti, potrebbe essere riconducibile a variazioni della mobilità degli utenti della strada nel tempo e a una mutata attitudine di fruizione dei periodi di ferie estive o invernali.

Incidenti gravi di notte e in condizioni meteo avverse.

L’83% circa degli incidenti avviene in condizioni di tempo sereno. In caso di pioggia la proporzione di incidenti è più elevata fuori dall’abitato (12,4%) rispetto alle strade urbane (9.5%). Analogamente, gli incidenti segnalati dagli organi di rilevazione in presenza di nebbia, grandine, neve o vento forte sono più frequenti fuori abitato (10,4%) rispetto all’ambito urbano (6,1%).

Sebbene gli incidenti stradali avvengano prevalentemente con il sereno, gli indici di mortalità per ora del giorno presentano livelli differenti a seconda delle condizioni meteo. In presenza di pioggia o nebbia, valori particolarmente elevati dell’indice si osservano alle 6 del mattino e alle 12 (4,4 vittime ogni 100 incidenti), ora di punta della giornata per gli spostamenti casa-lavoro; con il sereno l’indice di mortalità è invece più elevato tra l’una e le 6 del mattino (valori compresi tra 4,1 e 5,5).

Nelle ore di buio incidenti più pericolosi su autostrade e strade extraurbane.

Come atteso, l’incidentalità stradale presenta dei picchi dal lunedì al venerdì in corrispondenza degli spostamenti casa-lavoro e intorno alle 13, nel fine settimana tra le 11 e le 13 e tra le 16 e le 20. Gli incidenti più gravi avvengono tra l’una e le 6 del mattino e fuori dal centro abitato (9 persone ogni 100 incidenti perdono la vita tra le 5 e le 6 del mattino, 8 all’una di notte).

Per tenere conto, inoltre, delle reali condizioni di luce e di buio e del loro legame con gli incidenti stradali, sono stati considerati gli orari di alba e tramonto nelle province italiane, rilevati con cadenze periodiche di 15 giorni durante l’anno. Il calcolo ha condotto alla definizione del numero di ore di luce e di buio e ha consentito di classificare gli incidenti anche per questa nuova variabile.

Dal confronto tra le distribuzioni degli incidenti stradali per mese, nel periodo di buio, compreso tra tramonto e alba, e quello notturno, tra le 22 e le 6 del mattino, si osservano consistenti differenze nelle percentuali mensili, soprattutto per i mesi invernali e autunnali, quando il sole tramonta già nelle ore del pomeriggio.

Quantificare gli incidenti stradali che avvengono in condizioni di buio consente di individuare eventuali legami del fenomeno con la scarsa visibilità rilevata sulla rete stradale. Alcune differenze si rilevano, ad esempio, su autostrade e strade extraurbane, dove l’indice di lesività (feriti per 100 incidenti) è più elevato nelle ore fra tramonto e alba rispetto al periodo convenzionalmente definito notturno (tra le 22 e le 6), soprattutto nei mesi invernali (rispettivamente 171,4 e 168,5 ogni 100 incidenti per le autostrade e 165,9 e 159,9 per le strade extraurbane). Anche l’indice di mortalità risulta più elevato nelle ore di buio sulle autostrade a maggio e novembre e sulle strade urbane a febbraio e marzo.

Sulle autostrade in aumento vittime e incidenti mortali.

Nel 2018 sulle strade urbane si sono verificati 126.701 incidenti (73,6% del totale), con 169.573 feriti (69,9%) e 1.402 morti (42,2%). Sulle autostrade e raccordi gli incidenti sono stati 9.372 (5,4% del totale) con 327 decessi (9,8%) e 15.440 feriti (6,4%); sulle altre strade extraurbane, comprensive delle strade statali, regionali, provinciali e comunali extraurbane, gli incidenti rilevati ammontano a 36.271 (21,0% del totale), le vittime a 1.596 (48,0%) e i feriti a 57.608 (23,7%).

Gli incidenti stradali e i feriti diminuiscono su strade urbane e autostrade mentre aumentano sulle strade extraurbane, dove si registra un incremento rispettivamente del 3,4% e 2,3% rispetto al 2017.

Altro elemento che connota il 2018 è il considerevole aumento del numero dei morti sulle autostrade , dove si rileva una crescita del 10,5% rispetto al 2017 (da 296 a 327 morti), dovuta all’incidente stradale avvenuto sulla A10 Genova-Savona-Ventimiglia. Tuttavia, pur tenendo in considerazione la gravità di tale evento, il numero di incidenti con esito mortale sulle autostrade rimane praticamente invariato, da 253 a 255 sinistri tra il 2017 e il 2018. Le vittime diminuiscono, invece, sulle strade urbane ed extraurbane (-4,4% e -1,2%).

L’indice di mortalità continua a essere più elevato sulle strade extraurbane - 4,4 decessi ogni 100 incidenti - si attesta a 3,5 sulle autostrade mentre è pari a 1,1 sulle strade urbane (rispettivamente 4,6; 3,2 e 1,1 nel 2017). La media nazionale, praticamente invariata dal 2010 a meno di oscillazioni non significative, è pari a 1,9.

Nel complesso, la maggior parte degli incidenti stradali avviene tra veicoli in marcia (68,6%). Tra gli incidenti a veicolo isolato in ambito urbano il 14,4% coinvolge pedoni mentre fuori dall’abitato il 20,6% riguarda fuoriuscite dalla sede stradale e incidenti isolati senza urto.

Gli incidenti si verificano lungo un rettilineo nel 45,5% dei casi sulle strade urbane e nel 54,1% sulle extraurbane. In ambito urbano gli incidenti che si verificano in corrispondenza degli incroci rappresentano il 41,5% del totale, in curva il 6,8% e nei pressi di una rotatoria il 5,0%. Lungo le strade extraurbane, oltre all’alta percentuale di sinistri su rettilineo, il 22,4% degli incidenti si verifica in curva e il 17,8% in corrispondenza di un incrocio.

Distrazione, mancato rispetto della precedenza e velocità elevata prime cause di incidente
Nel 2018, le circostanze accertate o presunte dagli organi di rilevazione, alla base degli incidenti stradali con lesioni a persone, sono sostanzialmente invariate rispetto all’anno precedente. Nell’ambito dei comportamenti errati di guida, la distrazione, il mancato rispetto delle regole di precedenza o del semaforo e la velocità troppo elevata sono le prime tre cause di incidente (escludendo il gruppo residuale delle cause di natura imprecisata). I tre gruppi costituiscono complessivamente il 40,8% dei casi (90.313). Si precisa che la rilevazione condotta dall’Istat include solo le circostanze accertate o presunte per i conducenti dei primi due veicoli coinvolti nell’incidente.

Gli incidenti stradali che coinvolgono tre o più veicoli rappresentano, nel 2018, il 9,6% del totale.

Tra le altre cause più rilevanti, la mancanza della distanza di sicurezza (20.443 casi), la manovra irregolare (15.192), la mancanza di precedenza al pedone (7.243) da un lato e il comportamento scorretto del pedone dall’altro (7.021) rappresentano rispettivamente il 9,2%, il 6,9%, il 3,3% e il 3,2% delle cause di incidente. Con riferimento alla categoria della strada, la prima causa di incidente sulle strade urbane è il mancato rispetto delle regole di precedenza o semaforiche (17,0%), sulle strade extraurbane è la guida distratta o andamento indeciso (pari al 20,1%), seguono la guida con velocità troppo elevata (14,0%) e la mancata distanza di sicurezza (13,8%).

Al fine di colmare il gap informativo riguardo l’informazione sugli incidenti stradali alcol e droga correlati, non sempre esaustiva dai dati della rilevazione corrente, sono state esplorate anche altre fonti informative.

Il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri e il Servizio della Polizia Stradale del Ministero dell’interno (che rilevano circa un terzo degli incidenti stradali con lesioni) hanno fornito le informazioni sulle sanzioni elevate in occasione di incidente stradale. Da tali dati risulta che su un totale di 58.658 incidenti, sono stati 5.097 quelli in cui almeno uno dei conducenti dei veicoli coinvolti era in stato di ebbrezza e 1.882 quelli sotto l’effetto di stupefacenti. L’8,7% e il 3,2% degli incidenti rilevati da Carabinieri e Polizia Stradale è correlato dunque ad alcol e droga, in aumento rispetto al 2017 (7,8% e 2,9% ). Tra i conducenti sottoposti a controllo con etilometro nel 2018 il 5,1% è risultato positivo.

Anche le Polizie Locali di alcuni Comuni capoluogo (nei cui territori risiedono oltre 17 milioni di abitanti) hanno reso disponibile il numero di sanzioni elevate in caso di incidente  - pari rispettivamente a 2.031 e 536 mentre erano 2.126 e 462 nel 2017– per guida in stato di ebbrezza e per uso di droghe. Tali frequenze rappresentano il 45% e il 62% del totale delle sanzioni elevate per lo stesso motivo. Rispetto ai controlli effettuati dalle Polizie Locali con etilometro o precursore, gli esiti positivi sono stati il 4,2% mentre per quanto riguarda i controlli per alterazione da uso di droga, effettuati in misura di gran lunga minore a causa della complessità procedurale, gli esiti positivi sono stati l’11%. Con riferimento al numero degli incidenti con lesioni rilevati dalle Polizie Locali nei Comuni considerati, le quote dei sinistri correlati ad alcol e droga risultano pari rispettivamente a 3,9% e 1,0% (3,8 e 0,8 % nel 2017).

Sanzioni elevate per mancato rispetto di segnaletica, norme di sicurezza e uso del cellulare.

Nel 2018 diminuiscono le violazioni al Codice della strada contestate da Polizia stradale, Arma dei Carabinieri e Polizie Locali dei Comuni capoluogo di provincia, probabilmente anche a causa del calo dei controlli. Il numero di pattuglie della Polizia Stradale impiegate nell’attività contravvenzionale è infatti sceso del 3,3% rispetto all’anno precedente mentre il numero di operatori effettivi nelle Polizie Locali dei Comuni capoluogo è inferiore del 22% a quello previsto e solo la metà degli operatori presta servizio su strada.

Le sanzioni per violazioni alle Norme di comportamento sono diminuite complessivamente del 4,4%.

Su tale risultato pesa in modo evidente il calo delle contravvenzioni per la violazione dell’art.142 “Superamento dei limiti di velocità” elevate dalla Polizia Stradale e largamente dovuto all’oscuramento dei Tutor nei mesi di giugno e luglio 2018 . Le contravvenzioni all’art.142 del Codice della Strada emesse dalle Polizie Municipali continuano invece ad aumentare. La velocità rimane il comportamento scorretto più frequente e più sanzionato.

Tra le principali violazioni al codice della strada  si confermano l’inosservanza del rispetto della segnaletica (art.146), il mancato uso di cinture di sicurezza e sistemi di ritenuta per bambini (art.172) - in aumento nelle città - e il mancato uso di lenti o l’uso improprio di telefoni cellulari o cuffie (art.173). Quest’ultima infrazione, pur restando tra quelle più frequenti, diminuisce mediamente del 6% (e in modo più marcato per quelle elevate dalle Polizie Locali) forse anche grazie al diffondersi di veicoli dotati di Bluetooth.

Aumentano, seppure in misura lieve e su quantità relativamente basse, le sanzioni elevate per comportamento dei conducenti in caso di incidente (art. 189), per comportamento dei pedoni (art. 190) e per comportamento dei conducenti verso i pedoni (art.191). Analoga tendenza si rileva per le sanzioni concernenti l’assenza di regolare copertura assicurativa (+2,3%).

L’intensificata attività di controllo della Polizia Stradale sul trasporto delle merci, effettuata soprattutto in alcuni periodi dell’anno con apposite Campagne, ha avuto i suoi frutti in termini sanzionatori: risultano infatti più che raddoppiate le sanzioni elevate dalla Polstrada per “inosservanza delle norme sul trasporto di merci pericolose” (art.168) mentre quelle per “installazione, alterazione, manomissione del cronotachigrafo” (art.179) crescono del 27%.

Per quanto riguarda lo stato psicofisico alterato dei conducenti, sono diminuite le sanzioni per guida in stato di ebbrezza alcolica (Artt. 186 e 186 bis) e aumentate quelle per guida sotto l'influenza di sostanze stupefacenti (Art. 187). Polizia Stradale, Carabinieri e Polizie Locali dei Comuni capoluogo hanno contestato, nel 2018, rispettivamente 39.208 (-5,5%) e 5.404 (+2,2%) violazioni. Dai dati della Polizia Stradale, che forniscono dettagli per classe di età, fascia oraria e tipologia di veicolo, emerge anche quest’anno che a essere multati per guida in stato di ebbrezza sono soprattutto i giovani conducenti di autovetture (tra 25 e 32 anni) nella fascia oraria notturna, fascia durante la quale è stato elevato circa l’80% delle sanzioni.

In aumento le vittime tra i giovani, ancora distante l’obiettivo zero per i bambini.

Le vittime di incidenti stradali sono state 3.325 nel 2018: 2.667 uomini e 658 donne. I conducenti deceduti sono 2.253 (2.029 uomini e 224 donne), i passeggeri 463 (249 uomini e 214 donne) e i pedoni 609 (389 uomini e 220 donne). Per gli uomini, si registrano picchi per le classi di età 20-24, 40-44 e 55-59 anni; per le donne, invece, i livelli massimi si rilevano per le classi tra i 70 e gli 84 anni, con un’incidenza molto maggiore di vittime nel ruolo di pedone.

Rispetto all’anno precedente, le vittime aumentano tra i giovani di 15-29 anni e tra gli individui in età 70-74 anni mentre diminuiscono tra i bambini (0-14 anni) (34 nel 2018, 9 in meno). Tuttavia, l’obiettivo di “vision zero” riguardo le vittime tra i bambini, stabilito nel Piano Nazionale della Sicurezza Stradale 2020, non è ancora stato raggiunto. I feriti, infine, sono prevalentemente giovani, soprattutto nella classe 20-29 anni.

Ponendo ancora l’attenzione sulla sicurezza stradale dei bambini tra 0 e 14 anni, è rilevante notare che tra i bambini di 2-9 anni  il 25% dei morti e feriti si trovava sul sedile anteriore del veicolo al momento dell’impatto.

La struttura per età e genere dei deceduti nel 2010 e nel 2018 mostra, inoltre, come l’età delle vittime sia sistematicamente aumentata nel tempo, con proporzioni più elevate di individui nelle fasce di età mature e anziane rispetto al passato. Passando alla distribuzione dei tassi di mortalità stradale per età rispetto alla popolazione residente, emerge ancora lo svantaggio delle classi di età più giovani (20-29 anni) accanto agli over 70.

Aumentano le vittime tra pedoni, ciclomotoristi e occupanti di autocarri.

Nel 2018 sono stati 1.420 i decessi di conducenti e passeggeri di autovetture (-3,0% rispetto al 2017), seguono i motociclisti (685, -6,8%), i pedoni (609, +1,5%), i ciclisti (219, -13,8%), gli occupanti di autocarri e motrici (188, +15,3%), i ciclomotoristi (108, +17,4%) e le altre modalità di trasporto (96, +37,1%) che includono autobus, macchine agricole, motocarri e quadricicli.

La distribuzione per genere mostra uno svantaggio nettamente maschile, fatta eccezione per i pedoni, per i quali la distribuzione dei decessi risulta più equilibrata. Nel complesso, gli utenti più vulnerabili  continuano a rappresentare circa il 50% dei morti sulle strade e si registra un nuovo aumento, rispetto al 2017, delle vittime tra i pedoni e tra conducenti e passeggeri di ciclomotori. Aumentano anche le vittime tra gli occupanti di autocarri e motrici, fenomeno probabilmente anche legato agli eventi eccezionali che hanno coinvolto mezzi pesanti sulle autostrade nel 2018.

Gli indici di mortalità e lesività per categoria di utente della strada evidenziano i rischi più elevati per gli utenti vulnerabili rispetto a quelli di altre modalità di trasporto. L’indice di mortalità per i pedoni , pari a 3,2 ogni 100 incidenti per investimento di pedone, è quasi cinque volte superiore a quello degli occupanti di autovetture (0,7); il valore dell’indice riferito ai motociclisti è 2,4 volte superiore, per i ciclisti è, invece, il doppio.

Con riferimento agli anni di benchmark per la sicurezza stradale 2001 e 2010, le categorie maggiormente penalizzate sono quelle dei ciclisti (-40,2% dal 2001, -17,4% dal 2010) e pedoni (-41,0% dal 2001, -1,9% dal 2010). La classe di utenti che presenta i maggiori guadagni in termini di riduzione della mortalità negli ultimi 18 anni è quella degli automobilisti (-63,1% dal 2001 e -22,1 dal 2010), anche per i notevoli progressi della tecnologia messa in campo per la costruzione di dispositivi di sicurezza dei veicoli.

Per quanto concerne gli individui coinvolti in incidente stradale e il ruolo ricoperto, di particolare rilievo è l’analisi del gruppo dei conducenti, per i quali, a differenza degli altri utenti della strada, si dispone non solo dell’informazione sugli infortunati, ma anche su coloro che non hanno riportato lesioni a seguito dell’incidente.

Nel 2018, i conducenti morti o feriti sono stati 167.395 mentre altri 150.362 sono stati coinvolti in incidenti stradali senza riportare conseguenze, per un totale di 317.757 persone, di cui 236.486 uomini e 81.271 donne.

A partire dal 2016 è stata richiesta agli organi di rilevazione anche l’informazione sulla cittadinanza dei conducenti; da una prima analisi dei risultati, sono circa 21mila (7% sul totale) i conducenti stranieri coinvolti, il 75% uomini e il 25% donne. Le cittadinanze maggiormente rappresentate sono Romania, Albania e Marocco, che sono anche le nazionalità con le quote più consistenti di residenti in Italia. Tra i cittadini degli altri paesi sono annoverati anche Egitto, Moldavia, Germania e Perù. I veicoli occupati sono autovetture (63,0%), biciclette (12,2%), autocarri (9,2%) e motocicli (9,1%), altro (6,6%).

Sono i conducenti adulti, sia uomini che donne tra i 40 e i 49 anni, a essere più coinvolti in incidente, seguiti dai giovani tra 20 e 29 anni. Tale distribuzione è caratteristica dei soli conducenti italiani, mentre per quelli di nazionalità straniera la frequenza più elevata si registra per gli uomini di 30-34 anni e per le donne di 35-39 anni.

Per quanto riguarda i feriti, le fasce di età più colpite sono quelle di 20-24 e 25-29 anni. Gli incolumi sono invece prevalentemente 45-49enni mentre le vittime si concentrano tra i giovani e nelle età centrali ma presentano quote elevate anche tra i più anziani.

Infine, rispetto al numero di patenti attive  il rischio di essere coinvolto in incidente risulta più elevato per giovani e giovanissimi, inizia a decrescere solo dopo i 25 anni di età per aumentare nuovamente dopo i 70 anni.

Tasso di mortalità stradale sopra la media nazionale in 15 regioni.

Malgrado il calo delle vittime registrato su scala nazionale (-53 casi), in 12 tra Regioni e Province autonome i morti sulle strada sono aumentati rispetto al 2017.

Escludendo le regioni di piccole dimensioni che presentano valori più oscillanti nel tempo, sono Liguria (+42,5%), Calabria (+27,0%), Sardegna (+16,7%) e Lombardia (+14,2%) a far registrare gli aumenti più consistenti. Diminuzioni significative si rilevano, invece, in Emilia Romagna (-18,0%), Campania (-14,9%) e Puglia (-14,8).

Nel 2018 il numero di morti per 100mila abitanti è più elevato della media nazionale (5,5) in 15 regioni (da 5,6 della Provincia Autonoma di Trento a 9,5 della Valle d’Aosta), più contenuto in Campania (3,5), Sicilia (4,2) e Lombardia (4,8).

Vittime in aumento nei grandi comuni italiani.

L’analisi dell’incidentalità stradale nei grandi comuni italiani consente di delineare importanti caratteristiche nelle principali realtà urbane e di individuare elementi utili per le politiche sulla sicurezza stradale locale. I grandi comuni selezionati, in ordine di posizione geografica, sono Torino, Milano, Verona, Venezia, Trieste, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo, Messina, Catania. Gli incidenti stradali in tali aree rappresentano, nel 2018, il 25% del totale in Italia (43.053), le vittime il 13,4% (445), la popolazione residente il 16%. Il 2018 ha fatto registrare, per i grandi comuni, un forte aumento del numero di vittime rispetto all’anno precedente (+19,3%), sul quale pesano i 43 morti del Ponte Morandi.

L’informazione statistica sull’incidentalità stradale è prodotta dall’Istat sulla base di una rilevazione di tutti gli incidenti stradali verificatisi sul territorio nazionale che hanno causato lesioni alle persone (morti entro il trentesimo giorno oppure feriti). Enti compartecipanti all’indagine sono l’Aci (Automobile Club d’Italia), alcune Regioni e le Province Autonome, secondo le modalità previste da Protocolli di Intesa e Convenzioni. La raccolta delle informazioni prevede la collaborazione di Organi pubblici a competenza locale (Polizia Stradale, Carabinieri, Polizia locale o municipale, Polizia provinciale e altri organismi), in relazione ai compiti assolti nei riguardi della disciplina del traffico e della circolazione.

Grazie ad una stretta collaborazione tra esperti dell’Istat, del Ministero della Salute e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, viene rilasciato, a partire dal 2015, il dato sul numero dei feriti gravi in incidente stradale. Seguendo le raccomandazioni della Commissione europea, l’Italia effettua il calcolo del numero dei feriti gravi a partire dalle informazioni presenti sulle Schede di Dimissione Ospedaliera (fonte Ministero della Salute).

Sono incluse, inoltre, a corredo dei tradizionali indicatori sugli incidenti stradali, anche le informazioni sulle violazioni agli articoli del Codice della Strada, contestate dai singoli Organi di rilevazione. Le informazioni si basano sui dati forniti dalla Polizia stradale e dai Carabinieri, e dai dati sulle contravvenzioni elevate dalle Polizie Locali, raccolti grazie alla nuova rilevazione condotta dall’ACI, presso i Comandi dei Comuni Capoluogo di Provincia.

Principali novità riguardanti le tecniche di raccolta dati e la metodologia adottata.

In linea con il percorso intrapreso da Eurostat e da altri istituti di statistica, nel 2017 l’Istat ha iniziato a utilizzare metodi innovativi per la produzione dei dati. Le statistiche prodotte sono definite sperimentali in quanto non ancora annoverate tra le fonti della statistica ufficiale e in fase di consolidamento. Tali dati hanno un potenziale informativo elevato, poiché spesso colmano lacune conoscitive e creano le condizioni per nuove analisi a sostegno delle policy.

Sulla tematica degli incidenti stradali sono state diffuse nel mese di luglio le statistiche sperimentali sull’Utilizzo di Open Street Map per il calcolo di indicatori per l’incidentalità stradale sulla rete viaria italiana. Dal sistema informativo geografico OSM (Open Street Map) sono tratti i dati open source sulle estese chilometriche delle strade, base per i nuovi indicatori statistici proposti, costruiti con l’ausilio delle fonti istituzionali territoriali per località e provincia.

La sperimentazione di OSM come fonte di dati sull’incidentalità stradale consente di andare oltre l’attuale indisponibilità di un catasto strade nazionale, armonizzato e sistematico. Inoltre, la lunghezza in metri di carreggiata per senso di marcia di arco stradale (da Open Street Map) fornisce sicuramente un denominatore più adeguato per la costruzione di indicatori sull’incidentalità stradale, rispetto alle misure più tradizionali come popolazione residente o parco veicolare (https://www.istat.it/it/archivio/231732).

Un’altra delle più recenti novità sulla tematica incidenti stradali è anche l’introduzione del nuovo modello online per la registrazione delle informazioni sugli incidenti stradali. A partire dal 2019, difatti, l’Istat ha messo a disposizione delle Polizie Locali un nuovo sistema di acquisizione dati. Il nuovo questionario web, basato su un software open source e sviluppato dall’Istat, è annoverato tra le indagini disponibili sul portale Gino Istat (Gestione Indagini Online) ed è disponibile all’indirizzo https://gino.istat.it/incidenti.

L’introduzione del nuovo questionario on line si incardina nel rispetto della norma del Codice dell’amministrazione digitale (art. 47 del d.lgs. n. 82 del 2005), in conformità a quanto disposto dal quale i dati devono essere inviati all’Istat in modalità informatizzata. La nuova modalità di registrazione rappresenta un’opportunità per poter ottimizzare le attività di compilazione, archiviazione e consultazione dei dati.

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