ROMA - Non mi era mai capitato di ascoltare un intervento di un capo di Governo con una arroganza e un pregiudizio nefasto nei confronti del suo vice in carica (attenzione, i dettagli fanno il tutto) come quello del prof. avv. Giuseppe Conte. Privo del senso della politica e di una morale politica che ha istigato allo scontro. Ha avuto buoni maestri.
Sì. Signori miei. Ha invitato Salvini a uno scontro dopo offese atroci, terribili, volgari. Peggio nella replica. Banale. Pensava di essere Mussolini o ha pensato di illudersi quando ha detto che lui, solo lui, si assumeva la responsabilità politica di tutto. Nel discorso mussoliniano post matteottiano.
Eppure è un docente universitario. Ripeto per i non sprovveduti, dopo il ritrovamento del cadavere di Giacomo Matteotti, Mussolini afferma di assumersi lui, e solo lui, tutte le responsabilità. Da lì comincia il fascismo regime 1924 -1925. Sprovveduto sì, Conte, ma non impreparato sino al punto di affermare che solo lui si assumeva la responsabilità. Che "Bivacco"!
Da distanze geografiche non ravvicinate ho seguito il suo intervento e le sue invettive. Mi sono detto: non capisce nulla di politica. Un dilettante allo sbaraglio. Se un presidente del Consiglio afferma ciò che ha sottolineato lui o non ha pensieri o riporta pensieri di altri che lo stanno usando per altri fini. Il suo stile? Un linguaggio da mercato con in più una cattiveria effimera da linciaggio non contro un avversario ma contro un alleato.
Ritorno, dopo qualche giorno, all'antico discorso di Marco Antonio con il cadavere di Cesare ancora caldo. Per carità della Madonna del Rosario non siamo a quei livelli alti e di capacità politica.
Cosa diceva a ogni "epigramma" Marco Antonio? Ma Bruto è un uomo d'onore! Ebbene. Il prof. avv. Conte ha fatto un intervento delirante. Da statista? Ma va là a chi afferma ciò... Un intervento politicamente volgare e umanamente misero con la aggravante della offesa istituzionale nei confronti del suo vicepresidente (carica istituzionale, attenzione), ripeto, in carica. Ma Conte è un uomo d'onore signori. Uno non eletto. Ma di onore tra gli "intellettuali magistrali” delle 5 Stelle.
Con la mano sulla spalla del suo vicepresidente ha pronunciato la "decorazione" funebre. Errore ma Stil Novo della Casellati. Perché ha dovuto cambiare posizione Salvini? (Io non sono salviniano ma erede, ovvero formatosi in una bella ed elegante famiglia, di una cultura fascista da nonno a padre e le eredità sono sangue, e non si rinnegano mai, anche se ormai è ridicolo parlare di fascismo).
Era lì sul banco dei ministri accanto al pubblico ministero Conte che lo accarezzava. Perché sin dall'inizio non è stato invitato a sedere nell'ala dei senatori leghisti?
Per legittima istituzionalità? Eppure è vicepresidente del Consiglio dei ministri in carica. Conte è un uomo di onore alla Marco Antonio, ovvero ha l'onore che Marco Antonio attribuiva a Bruto. Non è stato un intervento ma un vero e proprio inizio processuale. Da avvocato forse, ma non da presidente del Consiglio.
Salvini sotto processo da Conte. Che bella immagine che il neofita della politica ha offerto al mondo intero. Di Maio sogghignava. Ma chi è Conte per affermare ciò? Leggete il suo curriculum!
La scena più terribile di questi giorni non è stata data da un possibile accordo tra Pdf (Pdf) e le Stelle 5, ma dalla comparsa di Prodi. Pensate un po’, compare ogni qualvolta gli angeli dell’Inferno lo chiamano.
Avrà fatto una nuova seduta spiritica e gli spiriti dall'Aldilá avranno dato consigli. Molti hanno fatto finta di dimenticare o realmente non sanno che Prodi, durante la prigionia di Aldo Moro, parlo addirittura del 1978, ha partecipato ad una seduta spiritica che indicava la sede dove Moro poteva essere intrappolato dalle Brigate Rosse e l’acerrimo nemico delle trattative e nemico del grande Bettino Craxi.
Vedete, la storia non conosce parentesi. Ma è continuità. Cosa c'entra questo? Pensate! Allora l'unico, dico l'unico, ad avere capito tutto era stato Leonardo Sciascia insieme con Craxi. Grande intelligenze.
Lo Stato italiano con la complicità del Vaticano, regnante Paolo VI che non volle salvare il suo amico Aldo, dico non volle, ora santificato da Bergoglio, hanno celebrato un funerale di Stato a un cadavere che non c'era in chiesa, contro l'intera famiglia Moro che ha celebrato il vero funerale intimissimo con Moro morto.
Cosa c'entra tutto questo? Pensate!
La storia non ha parentesi ma si corre il rischio che la politica si possa ripetere.
Il discorso di Conte è stata una pugnalata alla Bruto e alla Cassio. Ma Conte è un uomo d'onore. Guai a parlare male.
Qui la questione vera è il tradimento. Ovvero il rinnegamento. Pietro rinnega e viene promosso a capo della Chiesa. Giuda offre un bacio e viene costretto a impiccarsi. Anche questo è un altro discorso. Vige la teologia del tradimento e della promozione.
Conte avrà pensato alle grandi epoche storiche. Ma non è così. Un neofita in 14 mesi non diventa statista. Potrà anche fare il suo nuovo Governo. Ma resterà nella cronaca di un giorno che passa. E in questo giorno che passa e che non rientrerà nella storia quando qualcuno curerà la citazione delle 5 Stelle rispolvererà un bel romanzo di Leonardo Sciascia, che sapeva riconoscere gli uomini classificandosi in categorie.
Tutti sapranno dove Sciascia lo avrebbe collocato. Ma il problema non è ancora questo. Quale sarebbe allora?
Quello di Cicerone. Metafore!
Dietro il pugnale dell'uomo d'onore, che sarebbe Bruto, la congiura era stata ordita dall'amico di Cesare, ovvero Cicerone al quale Cesare aveva concesso tutto.
Guardiamoci intorno. Oggi non è pensabile un Cicerone. Ma altri di corta intelligenza sì, e cortigiani sempre e mai liberi, perché chi è libero ha idee e chi ha idee resta sempre libero. Un Bruto sì. Si trova sempre. Ma Bruto che tradisce e pugnala è un uomo d'onore, signori!
Come già affermavo: siamo alla conoscenza del peggio. Ma non abbiamo ancora raggiunto la coscienza del peggio. Attenzione. I Greci farebbero dire ai Latini Romani che nella Coscienza del Peggio si può nascondere l’ira degli Dei, nonostante la sapienza provvidenziale di un Seneca avvelenato dal suo Imperatore, dopo averlo civilizzato.
di Pierfranco Bruni
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