Covid-19. Chiamata alle armi (senza le armi) e Albert Einstein, analisi diversa sulla guerra al Coronavirus

CASTIGLIONE DEL LAGO - La pandemia del bisogno. Partiamo da un pensiero lasciatoci in eredità di una mente non  allineata e geniale…in questi tempi ci serve… “Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l'ha generato”. (Albert Einstein)

E proseguiamo elencando un po’ di fatti:

La premessa che ha generato il blocco del nostro Paese è un tentativo di tutela basato sulla consapevolezza che il sistema sanitario non poteva fare fronte a un diffuso incremento delle richieste di assistenza…

Il virus (Covid-19) è altamente infettivo e questo gli consente di colpire velocemente un po’ tutti.

Quando vengono infettate persone con una salute già in parte compromessa da patologia pregressa esso trova condizioni ideali per replicarsi tanto da generare l’esito infausto dell’infezione. Questa parte della popolazione ha un assoluto bisogno di venire tutelata e protetta, pena il rischio di un feroce ridimensionamento.

In questo tempo da parte di tanti si è parlato di guerra.

La “chiamata alle armi” rivolta a medici e infermieri ha dato esiti inaspettati con tante persone che non si sono tirate indietro mostrando uno spirito di solidarietà che evidentemente è molto forte nella gente.

I governi hanno preso in carico il bisogno della popolazione di sentirsi protetta restringendo man mano la libertà delle persone.

Il blocco rischia di creare un grande malcontento tanto che è sentita l’urgenza di correre ai ripari promettendo denaro a pioggia per tutti rischiando di promuovere un assistenzialismo di massa assai diseducativo.

In molti sentono prossima l’angoscia di potere essere in qualche modo pesantemente penalizzati e distrutti. Che sia il non so come pagarmi la spesa, vivo una crisi di liquidità per la mia azienda, l’azienda non potrà pagarmi lo stipendio via via più in su fino allo stesso Governo che se non gli si abbassa la curva è a rischio di una pericolosa ondata di risentimento.

Un malanno diffuso è il vissuto di angoscia… In mancanza d’altro c’è un’informazione che ci somministra giornalmente i dati sui morti e con questo l’angoscia dell’infezione.

Infine, avevamo un problema: l’economia era basata su presupposti assolutamente individualistici che ci stanno per spingere gli uni contro gli altri per dividerci il denaro che verrà erogato a pioggia e per le conseguenze dello stato di fermo prodotto dalle misure del governo.

Torniamo al presupposto di guerra mantenendo in primo piano il problema.

Un tempo, quando c’era la guerra si cercavano soldati e li si mandava al fronte…

Si compravano le armi e li si armavano quanto meglio affinché potessero reggere così strumentati, alla spinta del nemico.

Oggi abbiamo un’opportunità che non c’è stata mai prima.

Le armi sono a costo zero. Si tratta di severe regole di comportamento, un grande senso di responsabilità e massima attenzione alla salute del proprio corpo considerate le premesse sulla mortalità indotta dal virus. Altra arma: concedere al “soldato” la più approfondita conoscenza del nemico.

Aspetta: ci sono state fornite le “armi”?

Si io le ho ricevute e devo dire che se fosse per l’informazione pubblica potrei dire che sarei un soldato che viene rifornito di maglia intima e mutande per uscire in pieno inverno… Per il resto c’è un decreto che mi promette la sua cura a patto che me ne stia riparato nella grotta e un’informazione che mi porge (e tenta di infettarmi), informazioni per l’angoscia.

Certo che ho potuto informarmi….  Internet, WhatsApp, qualche report pubblicato dagli organi di informazione, l’informazione fornita dai più attenti.

Aspettate…. Questa cosa mi confonde… Ricordo che a mio nonno le armi venivano passate dallo Stato e con l’onore del servizio.

Voglio tornare alla frase di Einstein perché io non vedo un bel nulla di cambiato e invece se guardo alla “chiamata alle armi” che è stata fatta vedo che c’è una gran voglia di partecipare a questa “guerra”.

Attenzione però al ruolo richiesto:

Si fa tanto a parlare di angeli, in fondo in fondo lo siamo diventati un po’ tutti.

I primi il personale sanitario…

Angeli?

Proverei a chiedergli in che modo si sentono e credo che tra tagli al Ssn, generosità degli stipendi, le condizioni in cui stanno lavorando e la qualità della catena di comando una buona percentuale sentirebbe meglio di identificarsi nelle vittime.

Alla fine noi tutti, beatificati per la nostra resistenza a casa ma…sotto le norme del Governo.

C’e un modello diverso?

Chiamata alle “armi” di tutta la popolazione sana e (comprovatamente dalle statistiche) meno suscettibile al virus, informazione accurata, scelta meritocratica dei dirigenti, popolazione fragile messa al riparo come?

A casa chi può, alberghi e ospitalità di altro genere chi non può.

Aziende che continuano a lavorare ma con condizioni diverse. Chi può a casa, in azienda chi può essere presente ma non tutti: solo chi è in buono stato di salute, in età non a rischio e (penalizzando gli altri), chi se la sente.

Il “soldato” che decide di scendere in guerra sa di assumersi un rischio. Sa che se finisce ferito sul campo, non per tutti (anzi solo per pochi), ci sarà la possibilità di un’assistenza.

Tornerebbe nelle retroguardie come la parte più fragile avendo la certezza di un servizio.

Perché ci saranno altri “soldati” che correttamente informati provvederanno a rifornire la popolazione più fragile dei mezzi di prima necessità con una chiamata sola.

Si farebbe debito…certo.

E si farebbe sull’impegno delle persone.

Tutta la popolazione che si sente in forza tornerebbe a impegnarsi consapevole del rischio.

Ci sarebbero nuove possibilità di lavoro e, soprattutto, un’economia solidale, un senso di collaborazione e patriottismo mai sperimentato fin’ora.

Le strutture turistiche che scelgono di prestarsi a questo esperimento lavorerebbero lo stesso e verrebbero pagate per concedere un servizio per il Paese.

Le fabbriche tornerebbero a lavorare a ritmo ridotto ma produttive riorganizzando la produzione in maniera da diminuire le possibilità di contagio e se non lo fanno, un dipendente potrebbe scegliere anche di andarsene consapevole che fuori si sono create più opportunità di quante ce ne sono state fin’ora.

I mezzi pubblici tornano a funzionare ma, in questi posti, quando li prendi disinfezione mani alle porte e mascherina (di quelle sommarie ma usa e getta), non nella speranza vana di filtrare il virus ma per diminuire il potenziale di inoculo per tutti.

I “soldati” sono pagati e la popolazione informata (con norme di comportamento uguali per tutti e certe!), funziona con l’arma tagliente della esclusione sociale dei comportamenti irresponsabili e, se non basta, con la denuncia.

Vi prego però… Non la denuncia per andare a far fare i bisogni al cane a più di 200 metri di distanza perché allungando la passeggiata non avrò la responsabilità di far del male a nessuno…

E tanto meno la corsa dove cavolo mi pare e la spesa nel luogo dove le cose si adattano meglio al mio bisogno.

Perché diversamente carica una bomba ed è la bomba dell’insoddisfazione e dei bisogni che promettono di essere tutti soddisfatti gratuitamente dallo Stato, e io non so come si possa avere la presunzione di potere riuscire a pensare a tutti volendosi confrontare con le pretese e le aspettative di tutti.

Io credo che volersi sperimentare  in questo compito non farebbe altro che moltiplicare il senso di ingiustizia e la contrapposizione sociale.

I “soldati” che scendono in guerra in chiamata volontaria alle armi sanno che in tempo di guerra non è garantita l’assistenza.

Certamente…la curva si sposta, aumenteranno i morti e la richiesta di assistenza.

Ma anche la responsabilità, il senso del servizio e quello in parallelo di riconoscenza. Non saremmo circondati di emozioni certamente dannose e potenzialmente esplosive con il rischio che venga seminata altra divisione.

Nel finire di questo sogno torno alle parole di un genio:

“La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza. L'inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla. (Albert Einstein) Cit. da Il mondo come io lo vedo (1931).

di Simone Messini

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