Archivi e biblioteche con regole di accesso restrittive, proposte degli studiosi a Franceschini e Manfredi

ROMA - Covid-19 fase due, gli studiosi lanciano l’allarme per la riapertura degli archivi e delle biblioteche che sta avvenendo in modo molto disuguale nelle varie realtà nazionali e per questo scrivono ai ministri Dario Franceschini e Gaetano Manfredi, chiedono attenzione e rapido intervento su luoghi vitali per chi fa ricerca.

«Abbiamo appreso – si legge nella lettera firmata da dieci istituti che si riportano in calce - con molto piacere della graduale riapertura di archivi e biblioteche, che deve avvenire nel rispetto e nella tutela della salute di lavoratori e utenti. Tuttavia le regole di accesso, oltre a essere molto differenziate tra un istituto e l’altro, ci appaiono in alcuni casi (come l’Archivio centrale dello Stato e la Biblioteca nazionale di Firenze, nonché alcuni archivi locali) eccessivamente restrittive. In particolare, siamo preoccupati che queste regole rallentino o mettano in pericolo ricerche in corso, individuali e in collaborazione, e soprattutto che impediscano nell’immediato ai tanti dottorandi, assegnisti e studenti alle prese con scadenze stringenti di completare il loro lavoro e mettendone così a rischio le carriere e il futuro».

Il mondo delle biblioteche e degli archivi è fatto di donne e uomini che dedicano la loro professionalità allo studio dei testi e dei documenti, ma anche di migliaia e migliaia di studentesse e studenti che da quei luoghi costruiscono il loro futuro, lavorativo e professionale.

«Queste preoccupazioni – continuano i firmatari - si aggiungono ai timori di studiosi e ricercatori per la situazione gestionale e organizzativa degli archivi e delle biblioteche. Pensiamo soprattutto alla carenza cronica del personale degli Archivi di Stato e delle Soprintendenze archivistiche regionali che sta creando problemi nel funzionamento di queste istituzioni deputate alla tutela e alla valorizzazione del ricco patrimonio documentario italiano».

Nota dolente quella della carenza di archivisti, l’organico fissato in circa 19mila unità, di fatto conterebbe circa 15mila persone, che dall’inizio dell’anno sarebbero solo 1200. Ma lo stato delle Biblioteche non è migliore.

«Problemi non minori presenta il comparto delle biblioteche statali – scrivono ai ministri gli studiosi -, altrettanto importante per la ricerca storica e per la conservazione della memoria del passato. Con la fine della fase più restrittiva delle misure di contenimento della pandemia, i problemi sollevati da tempo si ripropongono ora con nuova, drammatica evidenza».

È per questo che il Coordinamento delle Società Storiche e della Giunta Centrale per gli Studi
Storici chiede di intervenire adottando linee guida omogenee e accogliendo alcune proposte che servirebbero nell’immediato ad alleviare le difficoltà, senza mettere a repentaglio la salute di lavoratori e utenti.

Queste le proposte inviate:

1) Verificare con attenzione il numero delle persone cui, su prenotazione, sia consentito l’accesso in sala studio. Se per ristoranti e bar è prevista una distanza minima di un metro, non si comprende perché in archivi e biblioteche debba essere 5 o 10 volte maggiore.

2) Ampliare l’orario di apertura di archivi e biblioteche, prevedendo un sistema per turni (mattina/pomeriggio) così da accrescere la possibilità di accesso per gli studiosi.

3) Verificare, d’intesa con l’Istituto Centrale per la Patologia degli Archivi e del Libro e in previsione delle precisazioni alle Linee guida, se il periodo di sanificazione di dieci giorni debba essere inteso, come sembra intuibile, come limite massimo, in rapporto alla natura polimaterica di alcuni documenti, e se quindi possa essere ridotto considerando le caratteristiche materiali di ciascun documento.

Non solo proposte per l’immediato. Le studiose e gli studiosi chiedono al ministro Franceschini e al ministro Manfredi di avere un progetto di rilancio per il settore degli archivi e delle biblioteche.

«Nella prospettiva poi di convertire questa particolarissima situazione anche in un’opportunità per il futuro, il Coordinamento propone che archivi e biblioteche allarghino o introducano, laddove non lo hanno ancora cominciato a fare, i servizi di digitalizzazione dei documenti per gli utenti che ne facciano richiesta, partendo, se possibile, dalla messa a disposizione online degli stessi inventari, come avviene nelle principali istituzioni archivistiche internazionali. Un’attività del genere avrebbe il vantaggio immediato di consentire agli utenti la consultazione da casa evitando l’affollamento degli archivi, e costituirebbe una buona base per futuri progetti di digitalizzazione. Chiedono che MiBACT e MUR di concerto facilitino, con opportuni finanziamenti, l’accesso di atenei, istituti di ricerca, singoli studiosi a un numero ampio di risorse elettroniche contribuendo così anche a diminuire il divario digitale tra atenei e tra le varie parti del Paese. L’ultimo decreto governativo prevede risorse ad hoc per la digitalizzazione e, a nostro avviso, sarebbe necessario convocare al più presto un tavolo con tutti i soggetti interessati per predisporre un piano di digitalizzazione e messa a disposizione online dei principali fondi e delle più importanti risorse archivistiche e bibliotecarie. Le società scientifiche che raccolgono le studiose e gli studiosi di storia sarebbero ben liete di parteciparvi e di portare il loro contributo di conoscenze ed esperienze».

La lettera inviata ai ministri Franceschini e Manfredi è firmata da:

Giunta Centrale per gli Studi Storici
Consulta Universitaria per la Storia Greca e Romana
Società Italiana degli Storici Medievisti
Società Italiana per la Storia dell’Età Moderna
Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea
Associazione Italiana di Public History
Consulta Universitaria per la Storia del Cristianesimo e delle Chiese
Società Italiana degli Storici Economici
Società Italiana delle Storiche
Società Italiana di Storia Internazionale

di Nadia Verdile

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