Disabili della Campania dimenticati, Paolo Colombo: Asl non fanno test diagnostici, no a discriminazioni
NAPOLI - Alza la voce Paolo Colombo, garante dei diritti delle persone con disabilità della Regione Campania, e chiede di fare presto. «Far ripartire subito i servizi sociosanitari e in totale sicurezza» il monito lanciato poiché «le Asl sono in ritardo. È già passato più di un mese – dice Colombo - dal Decreto Dirigenziale n. 83 del 9 aprile (Approvazione Programma 'La Campania riparte' – Programma transitorio per i servizi sociosanitari e riabilitativi nella fase emergenziale Covid 19) con il quale la Regione Campania aveva stabilito il riavvio dei servizi sociosanitari erogati dai Centri di Riabilitazione e dalle Cooperative rivolti alle persone con disabilità.
Ebbene, ad oggi la maggior parte dei servizi non sono ripartiti, e questo non per volontà delle persone con disabilità, delle loro famiglie e degli enti gestori, bensì perché le Asl non hanno ancora provveduto alla somministrazione regolare di test diagnostici a scopo preventivo a tutte le persone con disabilità, a prescindere dal riscontro di un operatore o di una persona con disabilità e/o familiare positivo al Coronavirus».
Casertano, nato a Maddaloni nel ‘66, Paolo Colombo, avvocato e docente di Diritto al Liceo Classico “Giannone” di Caserta, è da dicembre dello scorso anno il nuovo garante regionale per i diritti dei diversamente abili. Era luglio 2017 quando fu istituita in Regione Campania, per la prima volta, la figura del garante regionale dei diritti delle persone con disabilità, col compito di assicurare il rispetto della Convenzione Onu, ratificata dall'Italia nel 2009. Da cinque mesi la sua voce non ha mai smesso di essere alta per difendere i diritti di chi si trova in condizione di difficoltà.
«Qualche Asl – continua Colombo – come quelle di Caserta e Avellino, si è mossa solo in questi ultimi giorni avviando i controlli, ma solo per le persone con autismo e per gli operatori dei centri per la ripresa dei trattamenti Aba (analisi applicata del comportamento) che sono stati sottoposti a tampone. È necessario, invece, estendere questa “buona prassi” a tutte le persone con disabilità residenti in Campania, evitando così qualsiasi forma di discriminazione.
Ad oggi, infatti, tante famiglie e persone con disabilità stanno facendo sacrifici e questi non possono essere resi vani solo perché le Asl non hanno ancora avviato le procedure dovute, che permetterebbero alle persone di poter riprendere in sicurezza la loro quotidianità, tornando a frequentare i centri diurni sociali e sociosanitari».
di Nadia Verdile
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