ROMA - San Lorenzo del Vallo ha visto un passaggio importante tra la classe nobile a quella aristocratica e a quella direttamente borghese. Ci sono documenti che testimoniano questi incisi. Franz Von Lobstein, figlio del Barone Erwin von Lobstein e da Virginia dei Baroni Coppola Picazio ha documentato, attraverso i suoi Studi Calabresi, la nobiltà dei Gaudinieri, i quali erano iscritti al Sedile di Bisignano.
Franz Von Lobstein era nato a Napoli il 25 giugno del 1921 si era laureato in giurisprudenza e in lettere e filosofia. Scrisse sulla araldica del Regno di Napoli e pubblicò testi sulla storia del reame di Napoli, svolgendo lezioni sul monachesimo aristocratico nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Statale degli Studi di Cassino.
Fu Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Piano, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito Melitense, Cavaliere dell’I.R. Ordine di San Gennaro, Balì Gran Croce di Giustizia del S.M. Ordine Costantiniano di San Giorgio, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, Cavaliere di Giustizia dell’Ordine di S. Stefano di Toscana, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di S. Anna. Muore il 12 giugno 2012. Scritti importanti restano “Settecento Calabrese” e “Nobiltà e città calabresi infeudate”.
In San Lorenzo del Vallo i Gaudinieri – Bruni, soprattutto dall’inizio del 1900, quando Giulia Gaudienieri di Spezzano Albanese, andò in sposa a Francesco Ermete Bruni, furono tra, in un contesto stotico – politico tra fine Ottocento e Novecento, Gattopardi, tra i Buddenbrook in un’epoca che portava la decadenza nel destini.
I Gaudinieri prima, nella vicina Spezzano Albanese, e poi i Gaudinieri – Bruni segnarono un solco profondo nella storia della Calabria e nel territorio che comprendeva Spezzano, San Lorenzo, Terranova e Tarsia. Il mondo cattolico e l’aristocrazia nel Regno di Napoli costituiscono, ancora oggi, guardando alla storia moderna, una chiave di lettura necessaria per comprendere il passaggio dal mondo borbonico a quello sabaudo.
Una delle famiglie che si è trovata a vivere tra due epoche incarnandole profondamente è, appunto, la famiglia Gaudinieri – Bruni. Al mondo cattolico e alla aristocrazia nobiliare si aggiunse la proprietà terriera.
Sia i Gaudinieri sia i Bruni sono ceppi portatori di un’epoca che ha mantenuto i suoi connotati nobiliari e aristocratici, attraversandoli completamente. I Gaudinieri hanno fanno sempre riferimento alla loro nobiltà stemmata.
I Bruni oltre ad essere stati proprietari terrieri sono stati gli iniziatori di un commercio innovativo, in San Lorenzo, che si è protratto negli anni del Fascismo sino a tutto il Novecento. Inoltre tra le due famiglie c’era un legame orientale, ovvero i Gaudinieri si imparentarono inizialmente con i Guaglianone di Spezzano Albanese (che esercitarono una sicura influenza nel clero con tre sacerdoti) e la nobildonna Giulia Gaudinieri (devotissimi i Gaudinieri all’Ordine dei Minimi), la quale si sposa con Ermete Francesco Bruni di San Lorenzo del Vallo (che trasforma il commercio in economia avanzata sia attraverso la liquirizia sia con l’idea della merceria comparata).
Entrambe le comunità hanno radici albanesi.
Tutto ciò è stato ben raccontato ora nel saggio – romanzo dal titolo “Cinque fratelli. I Bruni Gaudinieri nel vissuto di una nobiltà”, (Pellegrini editore), scritto da Micol e Pierfranco Bruni.
Un libro che ripercorre non solo lo stile e l’eleganze di una Calabria nobile, ma si inserisce in quel filone letterario che pone la famiglia come punto di riferimento nei passaggi epocali tra Ottocento e Novecento. Anche per questo è stato definito un testo che riapre il tema delle eredità spirituali e della visione religiosa delle comunità che hanno assorbito la storia e il destino nell’incavo di due secoli e di un intero territorio.
Soltanto “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa si accosta felicemente a questo romanzo – saggio “Cinque fratelli”, così è stato definito in una conversazione sul ruolo delle nobiltà e delle realtà commerciali in Calabria e nel Regno di Napoli.
Il punto centrale resta il nucleo Gaudinieri, al quale autorevolmente appartenne il colonnello Agostino, militare di lunga carriera nell’esercito che come sottotenente e tenente partecipò, più volte decorato, alla Grande Guerra che capeggiò i commilitoni di Bosco Cappuccio tra i quali vi era Giuseppe Ungaretti.
Il nucleo Bruni è molto più sfaccettato ma si caratterizza con Bruni Ermete Francesco (Alfredo) che rivestì ruoli importanti nel ventennio fascista e con i cinque figli si caratterizzò tra le economie commerciali e le professioni.
Infatti Adolfo e Virgilio Italo mantennero il commercio e le proprietà e Mariano (grande matematico e intellettuale), Luigi (docente e segretario comunale) e Pietro (geometra e fotografo) entrarono nella società aristocratica della Calabria.
Il simbolo sacro e cristiano resta San Francesco di Paola che legò, anche dal punto di vista religioso, il mondo del sacerdozio vero e proprio con quelle dei religiosi dei padri minimi.
Una famiglia nel cuore di una Calabria nobile, aristocratica, proprietaria terriera e religiosa.
Franz Von Lobstein con dovizia e profondità speculare, nei suoi scritti, fa emergere tutto ciò. Una pagina che segna un dato centrale in un’epoca che è quella del passaggio tra Ottocento e Novecento.
Fu Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Piano, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito Melitense, Cavaliere dell’I.R. Ordine di San Gennaro, Balì Gran Croce di Giustizia del S.M. Ordine Costantiniano di San Giorgio, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, Cavaliere di Giustizia dell’Ordine di S. Stefano di Toscana, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di S. Anna. Muore il 12 giugno 2012. Scritti importanti restano “Settecento Calabrese” e “Nobiltà e città calabresi infeudate”.
In San Lorenzo del Vallo i Gaudinieri – Bruni, soprattutto dall’inizio del 1900, quando Giulia Gaudienieri di Spezzano Albanese, andò in sposa a Francesco Ermete Bruni, furono tra, in un contesto stotico – politico tra fine Ottocento e Novecento, Gattopardi, tra i Buddenbrook in un’epoca che portava la decadenza nel destini.
I Gaudinieri prima, nella vicina Spezzano Albanese, e poi i Gaudinieri – Bruni segnarono un solco profondo nella storia della Calabria e nel territorio che comprendeva Spezzano, San Lorenzo, Terranova e Tarsia. Il mondo cattolico e l’aristocrazia nel Regno di Napoli costituiscono, ancora oggi, guardando alla storia moderna, una chiave di lettura necessaria per comprendere il passaggio dal mondo borbonico a quello sabaudo.
Una delle famiglie che si è trovata a vivere tra due epoche incarnandole profondamente è, appunto, la famiglia Gaudinieri – Bruni. Al mondo cattolico e alla aristocrazia nobiliare si aggiunse la proprietà terriera.
Sia i Gaudinieri sia i Bruni sono ceppi portatori di un’epoca che ha mantenuto i suoi connotati nobiliari e aristocratici, attraversandoli completamente. I Gaudinieri hanno fanno sempre riferimento alla loro nobiltà stemmata.
I Bruni oltre ad essere stati proprietari terrieri sono stati gli iniziatori di un commercio innovativo, in San Lorenzo, che si è protratto negli anni del Fascismo sino a tutto il Novecento. Inoltre tra le due famiglie c’era un legame orientale, ovvero i Gaudinieri si imparentarono inizialmente con i Guaglianone di Spezzano Albanese (che esercitarono una sicura influenza nel clero con tre sacerdoti) e la nobildonna Giulia Gaudinieri (devotissimi i Gaudinieri all’Ordine dei Minimi), la quale si sposa con Ermete Francesco Bruni di San Lorenzo del Vallo (che trasforma il commercio in economia avanzata sia attraverso la liquirizia sia con l’idea della merceria comparata).
Entrambe le comunità hanno radici albanesi.
Tutto ciò è stato ben raccontato ora nel saggio – romanzo dal titolo “Cinque fratelli. I Bruni Gaudinieri nel vissuto di una nobiltà”, (Pellegrini editore), scritto da Micol e Pierfranco Bruni.
Un libro che ripercorre non solo lo stile e l’eleganze di una Calabria nobile, ma si inserisce in quel filone letterario che pone la famiglia come punto di riferimento nei passaggi epocali tra Ottocento e Novecento. Anche per questo è stato definito un testo che riapre il tema delle eredità spirituali e della visione religiosa delle comunità che hanno assorbito la storia e il destino nell’incavo di due secoli e di un intero territorio.
Soltanto “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa si accosta felicemente a questo romanzo – saggio “Cinque fratelli”, così è stato definito in una conversazione sul ruolo delle nobiltà e delle realtà commerciali in Calabria e nel Regno di Napoli.
Il punto centrale resta il nucleo Gaudinieri, al quale autorevolmente appartenne il colonnello Agostino, militare di lunga carriera nell’esercito che come sottotenente e tenente partecipò, più volte decorato, alla Grande Guerra che capeggiò i commilitoni di Bosco Cappuccio tra i quali vi era Giuseppe Ungaretti.
Il nucleo Bruni è molto più sfaccettato ma si caratterizza con Bruni Ermete Francesco (Alfredo) che rivestì ruoli importanti nel ventennio fascista e con i cinque figli si caratterizzò tra le economie commerciali e le professioni.
Infatti Adolfo e Virgilio Italo mantennero il commercio e le proprietà e Mariano (grande matematico e intellettuale), Luigi (docente e segretario comunale) e Pietro (geometra e fotografo) entrarono nella società aristocratica della Calabria.
Il simbolo sacro e cristiano resta San Francesco di Paola che legò, anche dal punto di vista religioso, il mondo del sacerdozio vero e proprio con quelle dei religiosi dei padri minimi.
Una famiglia nel cuore di una Calabria nobile, aristocratica, proprietaria terriera e religiosa.
Franz Von Lobstein con dovizia e profondità speculare, nei suoi scritti, fa emergere tutto ciò. Una pagina che segna un dato centrale in un’epoca che è quella del passaggio tra Ottocento e Novecento.
di Pierfranco Bruni
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