ROMA - Dalle prime luci dell’alba, i carabinieri della compagnia Roma Centro, coadiuvati da altri militari del gruppo carabinieri di Roma e supportati dal nucleo carabinieri cinofili di “Santa Maria di Galeria”, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza che dispone misure cautelari nei confronti di 15 persone, cittadini italiani, bengalesi, romeni e tunisini (12 custodie cautelari in carcere e 3 agli arresti domiciliari) emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana e produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope (artt. 73 - 74 del Dpr 309/1990). L’ordinanza del gip ha accolto le richieste avanzate dalla procura della Repubblica di Roma Dda nell’ambito dell’indagine convenzionalmente denominata “Cnosso”.
Le attività di indagine, durate quasi un anno e condotte dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia Roma Centro sotto la direzione della Dda della procura capitolina, hanno consentito di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine all’esistenza di una struttura operativa di una stabile associazione criminale, principalmente costituita da cittadini italiani attivi nel traffico di stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana), che nel popolare quartiere di Torpignattara avevano costituito una fiorente piazza di spaccio, ben delineata per compiti e obiettivi, organizzata in vedette e controlli posti a supporto e difesa della zona e con una turnazione di soggetti dediti allo spaccio tali da garantire un flusso ininterrotto di illeciti affari. Gli accertamenti effettuati dai carabinieri hanno altresì permesso di arrestare altri cittadini italiani, non appartenenti alla predetta associazione, ma comunque operanti in ulteriori due piazze di spaccio ubicate in via Rovetti e nel limitrofo quartiere del Pigneto, ritenuti responsabili di illecite cessioni delle medesime tipologie di stupefacenti, peraltro molto richieste in un contesto densamente popolato come quello dei quartieri Pigneto e Torpignattara, da sempre protagonisti della “movida romana” e di una massiccia presenza di studenti universitari.
I servizi di osservazione e pedinamento, le riprese fotografiche e filmate nonché l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno consentito ai militari di delineare i vari schemi operativi dell’associazione attiva nel quartiere di Torpignattara, delineando una struttura tipicamente piramidale, suddivisa in livelli essenziali, ciascuno con le proprie specifiche competenze: dalla gestione della contabilità degli affari e dell’individuazione di idonei luoghi ove poter custodire, confezionare e distribuire la droga fra i vari pusher, alla vigilanza costante sul corretto andamento del commercio secondo le linee guida impartite, passando per la gestione materiale dello stupefacente e alla cura dei rapporti con la rete degli spacciatori, incaricati di smerciare la droga fra i vari acquirenti sul territorio. Tutti gli affiliati, in caso di arresto, ricevevano assistenza dal sodalizio, che provvedeva alla loro tutela legale, economica e logistica.
Uno dei principali indicatori per comprendere il livello di organizzazione ed efficienza raggiunto dal sodalizio per eludere i controlli delle forze dell’ordine era l’impiego di telefoni, convenzionalmente denominati “citofoni”, adoperati esclusivamente per comunicazioni sui luoghi d’appuntamento e per la tipologia e quantità di sostanza stupefacente richiesta, attraverso l’utilizzo di un apposito linguaggio in codice: così, con il nome “Bruno” ci si riferiva in realtà all’hashish, con “Maria”, “Mary”, “Verde” o “M” alla marijuana, mentre con “Lei”, “Iina” o “Cristiano” veniva indicata la cocaina. Con il termine “Un Biglietto Intero”, poi, in base alla tipologia di droga richiesta dall’acquirente, venivano indicate le dosi da consegnare, mentre con “Chiavi della Bicicletta” i membri del sodalizio comunicavano tra loro riferendosi alle chiavi dei depositi dove lo stupefacente veniva di volta in volta custodito.
Le cessioni dello stupefacente venivano effettuate in base alle specifiche richieste del compratore, con appuntamenti presso la piazza di spaccio oppure direttamente con consegna all’indirizzo scelto dal cliente. Quest’ultimo, nel comunicare il suo ordinativo al pusher, poteva scegliere fra un vasto assortimento di ”prodotti”, suddivisi in varie nomenclature e marchi corrispondenti alla differente qualità disponibili: ad esempio, per la marijuana i clienti potevano scegliere fra ’“Amnesia Wire” e “Black Dominal”, mentre per l’hashish vi erano vari loghi tra cui “WhatsApp”, “Ballon d'Oro - Modric”, “Land Rover” o una tipologia con impresso il simbolo del “Violino”, ad indicare materiale di ottima qualità chiamato “Polline”.
Pur adoperando tale linguaggio criptico, per fini precauzionali i contatti telefonici tra il pusher e l’acquirente venivano comunque ridotti al minimo, spesso limitati a fissare il solo luogo e le modalità d’appuntamento, sebbene in diverse occasioni gli stessi acquirenti contattassero comunque i pusher per essere sicuri di trovare il quantitativo necessario o per concordare modalità di acquisto diverse. Al termine di ogni giornata di lavoro, infine, il vertice della struttura riceveva la contabilità e controllava in tal modo l’operato e l’efficienza dei singoli spacciatori - riporta il comunicato stampa dell'Arma dei carabinieri -.
Sono stati inoltre raccolti gravi elementi indiziari in ordine al fatto che a rifornire la piazza di spaccio, completando di fatto la struttura delinquenziale piramidale, vi era un ventinovenne romano in qualità di “fornitore ufficiale”, che a sua volta si approvvigionava da un grossista di origini pakistane, con contatti nel quartiere di Primavalle, in grado di alimentare il sodalizio con ingenti partite di hashish e marijuana, alcune delle quali sono state intercettate dai carabinieri che, in due differenti interventi, sono riusciti a sequestrare un carico da 5 kg di hashish e un altro da più di 2 kg di marijuana, pronti per essere confezionati in dosi e successivamente distribuiti nelle piazze di spaccio. Gli accertamenti compiuti dai militari hanno permesso di appurare l’esistenza di un altro canale di rifornimento che il grossista aveva aperto verso altri soggetti attivi nel traffico di stupefacenti in una piazza di spaccio operante nel vicino quartiere Pigneto, anch’essi raggiunti dall’odierna ordinanza applicativa di misure cautelari.
A riscontro dell’attività, nel corso dell’indagine sono state già arrestate 22 persone in flagranza di reato, 5 denunciate in stato di libertà e 5 segnalate al prefetto quali assuntori di stupefacenti. Sono stati inoltre sequestrati complessivamente circa kg. 12,5 di hashish, kg. 6,3 di marijuana, gr. 170 di cocaina e 2.460 euro in contanti. Gli arresti di oggi si inquadrano nell’ambito di un più ampio piano strategico messo in atto dal comando provinciale dei carabinieri di Roma per prevenire e reprimere reati di natura predatoria, in materia di stupefacenti e contrastare situazioni di degrado, abusivismo e illegalità nei quartieri Pigneto e Tor Pignattara e sono una rilevante risposta alle istanze di sicurezza da parte dei cittadini.
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