ROMA - Presunta fuga di notizie dopo la cattura del latitante Messina Denaro, eseguite 2 ordinanze di custodia cautelare. Nel corso della nottata, in provincia di Trapani e a Milano, i carabinieri di Palermo e Trapani, supportati dai militari del comando provinciale di Milano, hanno dato esecuzione a 2 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, disposte dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo su richiesta della locale direzione distrettuale antimafia, per i reati di accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, aggravato dalla funzione di pubblico ufficiale, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e ricettazione.
Nello stesso contesto, sono state effettuate delle perquisizioni, a Milano, sui luoghi nella disponibilità di un terzo indagato, in stato di libertà. Il provvedimento cautelare riguarda un maresciallo dei carabinieri in servizio presso un comando compagnia in provincia di Trapani, un consigliere comunale della medesima provincia, nonché un noto giornalista milanese e consegue a puntuali investigazioni, svolte dagli stessi carabinieri di Trapani e Palermo, su una presunta fuga di notizie riservate, connesse alle fasi successive alla cattura del noto latitante Messina Denaro.
Gli indagati, secondo la ricostruzione investigativa dei carabinieri e della procura della Repubblica di Palermo, condivisa dal gip, avrebbero tentato di divulgare, attraverso la pubblicazione su alcune testate giornalistiche online, alcuni documenti ancora coperti da segreto investigativo e inerenti le indagini sulle fasi immediatamente successive all’arresto del latitante, verosimilmente carpiti dal maresciallo dei carabinieri e ceduti da questi al consigliere comunale il quale, probabilmente a scopo di lucro, li avrebbe proposti in vendita al noto giornalista milanese, che avrebbe poi realizzato degli scoop.
È doveroso rilevare - comunicano dall'Arma dei carabinieri - che gli odierni destinatari della misura cautelare sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, seppur gravemente, e che la loro posizione verrà vagliata dall’autorità giudiziaria nel corso dell’intero iter processuale e definita solo a seguito dell’eventuale emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza.
Ricerche Correlate
Commenti
Posta un commento