REGGIO CALABRIA - A Reggio Calabria, una indagine dei carabinieri del Nas ha portato alla sospensione dall'attività medica per 1 anno per l'ex primario e un dirigente medico del reparto oncologico del Gom. I carabinieri a conclusione di un’articolata attività investigativa hanno dato esecuzione, ad una ordinanza, emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale procura della Repubblica diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, di applicazione della misura cautelare del “divieto temporaneo di esercizio della professione medica per la durata di mesi 12”, nei confronti dell’ex primario dell’Uoc di Oncologia del Grande Ospedale Metropolitano "Bianchi-Melacrino-Morelli" di Reggio Calabria (in carica fino al mese di settembre del 2023) e del suo vice, per i reati di somministrazione di farmaci guasti, falsità materiale e ideologica, abuso d’ufficio e truffa. L’attività investigativa, condotta dal mese di marzo del 2021 al mese di dicembre del 2022 unitamente ai carabinieri del Nucleo Aifa e che vede complessivamente 7 soggetti indagati, trae origine dalla denuncia querela di un dirigente medico che aveva rilevato delle anomalie sul diario clinico di un paziente oncologico.
Somministrazione di farmaci nell’ambito di terapie e protocolli sperimentali in assenza di autorizzazione
Durante l’indagine, sviluppatasi con intercettazioni telefoniche e ambientali, una complessa attività peritale, sequestro e analisi di oltre 300 cartelle cliniche, e sommarie informazioni testimoniali, è stato accertato che i due medici:
1) somministravano, tra il 2017 ed il 2018, a 13 pazienti affetti da neoplasie farmaci nell’ambito di terapie e protocolli sperimentali in assenza di autorizzazione o per patologie diverse da quelle previste nelle linee guida e senza un adeguato consenso degli stessi pazienti;
2) in concorso con la direttrice ed il responsabile dell’Unità farmaci antiblastici della Farmacia ospedaliera del Gom, attestavano nel Registro Aifa predisposto per i c.d. “farmaci innovativi” dosaggi superiori del farmaco Nivolumab rispetto a quelli realmente somministrati ai pazienti e patologie differenti da quelle reali, al fine di ottenere a spese dell’Erario, quantitativi maggiori del predetto farmaco poi dispensati a pazienti privi dei requisiti richiesti per la rimborsabilità del farmaco;
3) realizzavano tali condotte al fine di divulgare i risultati delle prassi cliniche da loro portate avanti tramite pubblicazioni scientifiche, così da accrescere la loro reputazione professionale per attrarre società farmaceutiche ed organizzatori di convegni.
La truffa ai danni dell’azienda farmaceutica Pfizer
Nell’ambito della stessa indagine veniva riscontrata una truffa di euro 5.000 ai danni dell’azienda farmaceutica Pfizer, che avrebbero posto in essere il primario in concorso con altro dirigente medico, una psicologa ed il presidente di una Onlus, in quanto veniva finanziato un progetto per il sostegno psicologico ai malati oncologici, di fatto mai posto in essere. Il procedimento penale è nella fase delle indagini preliminari per cui vanno fatte salve le successive valutazioni di merito.
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