NAPOLI - Lo spettacolo Via Senzamore 23 ha concluso le sue messe in scena al teatro Sannazaro di Napoli domenica 11 febbraio 2024. È scritto da Gianni Solla, per la regia di Giuseppe Miale di Mauro. Interpretato da Giuseppe Gaudino, con la produzione di Nest Teatro e Caracò. Il percorso esistenziale di Gaetano sembra condurlo inevitabilmente in un vicolo cieco, senza amore, come recita il titolo dello spettacolo stesso. Un destino segnato dall'assenza forzata dei genitori, morti quando lui era ancora in tenera età, fino alla solitudine esistenziale che cresce nel corso degli anni e lo porta a sviluppare un'ossessione d'amore, che lo priverà anche della possibilità di costruire reali legami affettivi, spingendolo a lasciare - in nome di un'illusione - la fidanzata Tiziana, con cui era in odor di nozze. Privo di amicizie, l'unico contatto umano reale è ormai solo con Sabatino Acampora, un collega che rappresenta in qualche modo il suo principio di realtà, ma anche la sua speranza, perché, in parte, condivide con lui un'esistenza banale e routinaria e, in parte, ha il coraggio di tentare quello che lui non riesce a fare, per alleggerirsi la vita.
Denuncia di una solitudine esistenziale, dove gli esseri umani non interagiscono più de visu
Con lui intrattiene frequenti conversazioni telefoniche, con la scusa di dover controllare alcuni dati catastali lavorativi. Altro potenziale contatto con l'esterno è rappresentato dalla registrazione di un podcast, nel quale lui racconta alcuni frammenti della sua vita - quella che per sua stessa definizione appartiene a un uomo "senza qualità". Né la casa dove abita, né il lavoro sono legati a un merito, bensì a un lascito in entrambi i casi. È privo di legami, tant'è vero che lui si inventa una vita segnata da una separazione e da una dipendenza da alcol, per poter partecipare alle riunioni degli alcolisti anonimi, dove cerca un po' di calore umano, di conforto, di confronto e di affetto. Gaetano è un uomo timido e mite che ironizza sui vizi e le virtù degli abitanti del Vomero, quartiere dove vive. Dietro alla sua ironia, però c'è la denuncia di una solitudine esistenziale profonda, dove gli esseri umani non interagiscono più de visu, ma sono tutti assorbiti dalle interazioni virtuali sui social che passano attraverso i pc e i cellulari.
Sofferenza e tristezza di un essere umano abbandonato a sé stesso, tradotte in frustrazione e rabbia
Quindi Gaetano tenta di "attrezzarsi" e registra anche lui dei podcast, per avere l'illusione, l'ennesima, di poter parlare con una platea di persone. È un uomo mesto e gentile, che ricorda, a tratti, la malinconia dei personaggi di Massimo Troisi, richiamato anche da alcune scelte musicali di accompagnamento. Ma, quando la luce della lampada si affievolisce, fino a spegnersi, emergono la sofferenza e la tristezza di questo essere umano abbandonato a sé stesso, che si traducono in frustrazione e rabbia, espressi dal suo gesto di frustare letteralmente il pavimento con una cintura. Il dolore gli attanaglia la testa costringendolo a scuoterla violentemente, forse perché delle schegge di consapevolezza gli attraversano il cervello e la memoria. O forse si tratta degli esiti, dei postumi, di ciò che ha subito da bambino. O, ancora, le sue due identità - quella bonaria che vive alla luce del sole e quella piena di rabbia e di delusione che emerge dai meandri dell'inconscio e che si palesa solo tra le mura domestiche al buio, entrano in contatto e in contrasto, producendo uno stridente conflitto.
L'asfissia di reali prospettive di riscatto e di speranza in un futuro migliore
Giuseppe Gaudino dà vita a un antieroe dei nostri tempi con cui non si può non empatizzare e simpatizzare, perché ognuno di noi ritrova in Gaetano un frammento di sé stesso, della propria quotidianità, delle proprie paure, delle proprie manie e dei propri fantasmi. Proprio per questo, l'odio palesato verso sé stesso ci angoscia, ci fa paura, ci fa temere che il suo fragile equilibrio mentale ed emotivo naufraghi. Gaetano vive una vita asfittica, priva di emozioni, le stesse che lui rincorre attraverso piccoli espedienti e bugie. Quest'asfissia emotiva quotidiana è forse la reale eredità legata all'abbandono prematuro dei genitori. Attraverso questo escamotage narrativo, un soffocamento reale viene trasposto nella sfera metaforica, dato che Gaetano è privo di prospettive e di emozioni autentiche... Langue e muore giorno dopo giorno per un'asfissia di reali prospettive di riscatto e di speranza in un futuro migliore, consapevole che la possibilità di sopravvivenza che gli è stata donata è andata sprecata. L'epilogo, come si può intuire, non sarà felice, né sanerà da quell'assenza d'amore che ha accompagnato tutta la vita del protagonista. Si tratta di uomo che sconta la desolazione di un'esistenza inautentica, interpretato con grande veridicità e umanità da Giuseppe Gaudino. Un essere umano che ha rincorso per tutta la sua esistenza la chimera di poter soddisfare un bisogno legittimo di tenerezza e di appartenenza e ha dovuto sempre assistere all'inesorabile fallimento di tutte le sue illusioni.
di Tania Sabatino
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