Tragico e nostalgia, Verso una filosofia. Da Sgalambro a Zambrano

immagine dalla copertina del libro verso una filosofia
Immagine dalla copertina del libro Verso una filosofia

ROMA - Verso una filosofia. Da Sgalambro a Zambrano (Edizioni Solfanelli, 2025), in uscita il libro di Pierfranco Bruni. Si tratta di un saggio che attraversa il pensiero filosofico con uno sguardo poetico e visionario. Tra nichilismo e metafisica, Bruni mette in dialogo Manlio Sgalambro e María Zambrano, passando in rassegna gran parte della filosofia contemporanea, esplorando temi come il tragico, la nostalgia e il rapporto tra filosofia e letteratura. Un’opera che intreccia riflessione e suggestione, destinata a chi cerca una filosofia che supera i confini accademici per diventare esperienza di vita e di parola. Forse una ricerca odeporica del quotidiano vivere della e nella filosofia nell’attesa dell’eterno ritorno circolare. D’altronde, lo si può intuire già dal titolo che Pierfranco Bruni ha scelto: “Verso un filosofia”. Non c’è riva e non c’è approdo finale. Questo libro è un viaggio, dunque, che ha per meta, non tanto la filosofia, ma il viaggio stesso speso ricercandone le fattezze.

Bruni non propone un trattato sistematico o un saggio accademico

Un viaggio pertanto incidentato e senza segnaletica, in cui è talvolta permesso perdersi, rigenerare dal caos e ricominciare. Bruni dà vita, quindi, una lunga riflessione, che si articola lungo 280 pagine, la filosofia come esperienza esistenziale e non solo accademica, insistendo sulla tensione tra razionalità e mistero. È lo stesso autore a chiarirlo nella prefazione: «Il filosofo non è un fatto. È una eresia». E cos’è l’eresia, in fondo, se non una strenua testimonianza del proprio strappo alla norma? Poteva, dunque, un libro che parte da questo assunto rifarsi alla convenzione? No, mai. L’eretico abiura la convenzione, strappa gli argini, riscrive gli itinerari. Bruni non propone, quindi, un trattato sistematico o un saggio accademico, ma un viaggio in dialogo fra pensieri, denso di immagini e riferimenti letterari. L’eretico pensare non può essere completamente istituzionalizzato o ridotto a un sistema. La filosofia, secondo questa prospettiva, è un’esperienza di sradicamento, di perdita e di ricerca continua: l’isola è destinata a sprofondare, così come l’uomo è destinato alla dissoluzione.

Il pensiero filosofico non prescinde dalla sua componente evocativa e poetica

Questo sembrerebbe suggerire il filosofo che ha acceso la miccia per questo scritto, ossia Sgalambro. Eppure, come Bruni sottolinea, il suo è un nichilismo sorretto da un’ironia sottile, di cui il filosofo siciliano era maestro. Dove c’è spazio per l’ironia, c’è lo spazio per la ricerca. La ricerca, dunque, continua, al di là del destino dell’isola, al di là dell’uomo. E si torna a Nietzsche. Lo si diceva in apertura: è un viaggio all’insegna dell’eterno ritorno. La dimensione esistenziale della filosofia emerge nella tensione tra il pensiero e il linguaggio: può la filosofia essere ridotta a un discorso razionale, o deve inevitabilmente sfociare nella poesia e nella metafora? Ebbene, Bruni sembrerebbe suggerire, attraverso il proprio stile di scrittura, che il pensiero filosofico non può prescindere dalla sua componente evocativa e poetica, inserendosi nel solco della tradizione nietzschiana. Come Nietzsche, d’altronde, il suo viaggio da scrittore è iniziato proprio nella poesia.

La nostalgia non è solo un memento lirico all’interno della letteratura

Il testo è perciò un periglioso viaggio, un avventurarsi nella filosofia contemporanea e nel rapporto tra pensiero e linguaggio, con una particolare attenzione alla grecità, al Mediterraneo, senza dimenticare Taranto, città di adozione dell’autore, e al ruolo della nostalgia nella costruzione dell’identità. A proposito di nostalgia e viaggi, dirà, infatti, giocando con l’etimologia della parola e con il pensiero di M. Eliade, a pagina 11: «La nostalgia non è solo un memento lirico all’interno della letteratura. È un esistere nell’essere della letteratura. In questo essere della letteratura il labirinto rappresenta la metafora per eccellenza. Si esce dal labirinto perché il sentimento delle radici conduce verso quella nostalgia attraverso la quale è possibile capire il senso dell’abbandono e il bisogno del ritorno. La nostalgia si dichiara inevitabilmente nel (e con il) mito. Il mito e la diaspora, il canto popolare e il legame con le radici, il sentimento della lontananza e il tempo nella metafora del viaggio sono modelli di un processo letterario nel quale gli archetipi restano elementi fondamentali in quella letteratura mediterranea fatta di mare e di terra». Per saperne di più, non rimane che leggerlo.

di Rosaria Scialpi


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