Don Angelo del Vescovo: due volte con Papa Francesco, mi donò un rosario

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Don Angelo del Vescovo stringe la mano a Papa Francesco

MACCHIAGODENA - Dal 28 febbraio 2013, giorno in cui Papa Benedetto XVI diede le sue dimissioni come Pontefice, lo sguardo di tutto il mondo era fisso su quel comignolo sulla Cappella Sistina, attendendo che la fumata bianca fosse foriera dell’annuncio tanto atteso dell’elezione del 266° Vescovo di Roma. Non mancò molto: il 13 marzo successivo, infatti, dopo nemmeno due giorni di Conclave, il Cardinale Jorge Mario Bergoglio, Arcivescovo di Buenos Aires e Primate di Argentina dal 1998, venne annunciato come nuovo Papa della Chiesa Cattolica. Ricordo, come fosse ieri, che ero nella mia parrocchia di Molfetta in compagnia di alcuni amici, quando qualcuno gridò: “È stato eletto il Papa”. Subito il parroco ci radunò tutti nel teatro e predispose la proiezione della diretta da Piazza San Pietro. E con nostra grande sorpresa, quando il Cardinale protodiacono Jean-Louis Tauran diede l’annuncio e pronunciò “Cardinalem Bergoglio”, più di qualcuno si chiese chi fosse.

Il Papa aveva scelto di non abitare nel palazzo apostolico

Poco conosciuto, almeno nei nostri ambienti, quando apparve sulla loggia di San Pietro e iniziò a parlare, con il suo “Buonasera!” stregò il mondo intero. Dalle sue prime parole rivolte alla folla nella piazza e al mondo intero che seguivano quel momento, si capì subito che non sarebbe stato un Papa come gli altri: spontaneo e sorridente, con quelle poche parole fece breccia nel cuore di noi parrocchiani. Nei giorni successivi iniziarono a circolare le prime voci sul nuovo Papa. Voci di contentezza per questo grande dono dello Spirito Santo, ma anche voci di disapprovazione per alcune presunte notizie del passato di Papa Francesco che avevano l’unico scopo di infangare la sua persona. Personalmente ho preferito guardare alla positività che il Papa trasmetteva; d’altronde, è la stessa Sacra Scrittura che ci invita a “chiudere gli occhi per non vedere il male”. Le prime notizie riguardavano la sua abitazione: nell’ottica di poter vivere la povertà evangelica senza rinunciare alla Tradizione cattolica, aveva scelto di non abitare nel palazzo apostolico, ma di occupare una piccola stanza nella residenza di Santa Marta, addirittura presentandosi alla reception per poter pagare di tasca propria il soggiorno da cardinale.

Questa se la metta lei!

Inoltre, più di qualcuno notò che indossava la stessa croce pettorale di quando era arcivescovo, anziché quella dorata in uso ai papi; e proprio su questa scelta circolava una notizia, forse poco giusta, la quale asseriva che mentre egli stava indossando i paramenti papali prima di presentarsi sulla piazza, apostrofò il cerimoniere che gli porgeva la croce pettorale papale dicendogli: “Questa se la metta lei!”. La sua figura è molto ben raccontata in tanti testi, a cominciare dalle sue origini. Figlio di emigrati piemontesi in Argentina, si diplomò come perito chimico, per poi lavorare come addetto alle pulizie in una fabbrica e, successivamente, come buttafuori in un locale di Cordoba. Mai ha nascosto la sua passione per il calcio e il tifo per il San Lorenzo, così come il fatto che, prima di entrare in seminario, avesse una fidanzata. Divenuto sacerdote nel 1969 e poi Vescovo nel 1992, si impegnò soprattutto per sconfiggere le ingiustizie perpetrate nel suo Paese, camminando letteralmente al fianco dei suoi connazionali anche andando a piedi o prendendo i mezzi pubblici.

Gli ultimi, che il Papa chiamava “le periferie dell’esistenza”

Fu proprio questo suo atteggiamento, comune a tanti sacerdoti, a creargli più di qualche difficoltà nei rapporti con le istituzioni, particolarmente con la dittatura militare di Argentina: accusato di appoggiare la cosiddetta “teologia della liberazione”, in realtà egli si impegnò nel riscatto dei suoi sacerdoti pur mantenendosi distante da questa ideologia, la quale non faceva altro che invitare i membri della Chiesa a attivarsi contro le ingiustizie, seppur usando metodi poco ortodossi come la collaborazione attiva con le forze politiche di sinistra. Divenuto Papa con il nome del poverello di Assisi, ha continuato a manifestare la sua predilezione per gli ultimi, che egli chiamava “le periferie dell’esistenza”, manifestandola anche con gesti concreti come l’istituzione, nel 2019, di una casa di accoglienza per i poveri nel Palazzo Migliori, nei pressi del colonnato di Piazza San Pietro, e i suoi tanti viaggi apostolici in paesi poveri.

Il 26 gennaio 2020 Papa Francesco mi fece dono di un rosario

Mai si è sottratto al dialogo, particolarmente con i giornalisti; a tal proposito, celebre è la sua frase “Chi sono io per giudicare?” pronunciata in aereo. Nel suo pontificato ha indetto ben due Giubilei: nel 2016 quello straordinario della Misericordia, con il quale ha voluto trasmettere a tutti i fedeli cristiani l’amore infinito di Dio, e nel 2025, quello ordinario chiamato “Pellegrini di Speranza”. Di rilevanza mondiale sono le sue scelte e indicazioni in merito alla gestione degli abusi sui minori, così come la recente riforma della Curia Romana. Troppo spesso additato come un Papa illegittimo per presunte questioni di norme canoniche, in realtà è Papa a tutti gli effetti, al di là di quello che le varie teorie complottiste possano asserire. Qualcuno potrebbe chiedermi: “L’hai mai incontrato di persona?” Rispondo di sì. La prima volta fu il 20 aprile 2018 durante il suo viaggio a Molfetta per onorare il Venerabile don Tonino Bello; la seconda volta, invece, da seminarista sono arrivato a stringergli la mano e a parlargli brevemente il 26 gennaio 2020, occasione nella quale egli mi fece dono di un rosario che conservo ancora. Di Papa Francesco potremmo dire tanto. Una cosa però è importante affermare: per chi crede, negli ultimi anni la Chiesa ha potuto vedere lo Spirito Santo agire in maniera intensa; i non credenti, invece, hanno visto un uomo incarnare le virtù umane più alte.

di Don Angelo del Vescovo

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