Stephen King sulle tracce di un libro nella storia degli horror: Frankenstein. Revival tutto da leggere
COMO - Revival, libro di Stephen King © 2014 Sperling & Kupfer Editori S.p.A., pagine 467. Per quest’ultimo romanzo King ha scelto di seguire le tracce di un libro che ha fatto la storia degli horror: Frankenstein. Ma questo lo si comprende solo alla fine. All’inizio, lo stesso King afferma che questo libro è per alcuni degli scrittori che hanno costruito le fondamenta della sua casa, e tra essi appare in primis, appunto, Mary Shelley.
La storia è fondamentalmente basata su due protagonisti: Jamie Morton, colui che sta narrando la vicenda e il reverendo Charles Jacobs. Il piccolo Jamie incontra il reverendo mentre sta giocando ai soldatini e, da quel momento in poi, le loro vite si incontreranno in periodi ciclici, dove pare che tutto debba essere destinato a tornare. Il reverendo si affeziona al piccolo e lo mette a parte dei suoi piccoli esperimenti con l’elettricità. Ne è un vero e proprio appassionato e si diverte a costruire modellini, come un piccolo Gesù che attraversa un laghetto, trainato da un filo. Jamie ha una famiglia numerosa e, un giorno, il fratello Conrad perde la voce. Il reverendo lo fa andare a casa sua e, grazie a dei piccoli elettrodi applicati sulla parte, gli fa tornare la voce. Il tempo passa e Jacobs si trova a dover affrontare la prova più grande della sua vita: in un banale incidente stradale, perde la moglie e il figlioletto. Da quel momento chiude le porte in faccia a Dio, rifiutandosi di accettare che possa esistere un’entità che ti faccia soffrire così tanto senza darti alcuna spiegazione e consolazione.
Jamie cresce ed entra a far parte di diverse band, purtroppo incontrando anche l’illusione della droga.
Rincontra per caso Jacobs, il quale è diventato un imbonitore da fiera, che fa trucchetti, manco a dirlo, utilizzando l’elettricità.
Il reverendo lo riconosce e, grazie a degli anelli di sua invenzione, con una scarica elettrica, riesce a fare smettere Jamie di drogarsi.
Aiuta tante persone a curare diverse malattie, ma non sempre i suoi rimedi sono innocui. Alcune volte si presentano degli strani effetti collaterali.
Gli incontri e gli scontri di Jamie e del reverendo sono il percorso che si segue per tutto il libro, fino alla comparsa, appunto, di una teoria che molto ricorda quella del dottor Frankenstein.
A differenza di altri romanzi, qui ho ritrovato in particolare la voglia del raccontare, seguendo il puro piacere della scrittura creativa. Non mi ha dato l’impressione di essere un libro come gli altri, con colpi di scena e scenari che sappiano catturare il lettore; è come se fosse un romanzo scritto solo per il puro piacere di scrivere una storia, senza badare se al “caro lettore” sarebbe bastato seguirlo o meno.
Diciamo che è meno… pifferaio magico, più scrittore puro, senza quella genialità che di solito balza all’occhio.
Naturalmente è scritto bene, benissimo. Abile come sempre nella psicologia e la delineazione dei personaggi.
Una storia più soft, potabile e curiosa.
di Miriam Ballerini
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