Il vaso di Assteas, grande artista del V secolo a.C., raffigurante il "Ratto d'Europa", finalmente nella sua casa di Montesarchio
MONTESARCHIO - Un’Europa in trasferta intercontinentale torna nella terra delle sue radici dopo essere stata prima rapita, non solo da Giove, e poi esposta. A Malibu. Il vaso di Assteas, il più famoso artista pestano del V secolo a.C., raffigurante il “Ratto d'Europa”, cratere tra i più belli e famosi dell'antichità, torna dal 26 giugno nel Museo Archeologico Caudino di Montesarchio. Sarà esposto nella torre della fortezza borbonica che ospita il museo. "A casa di Europa. Storie del cratere di Assteas" è il titolo della mostra - evento che rientra nella preziosa e suggestiva esposizione in corso “Rosso Immaginario”.
L'iniziativa è realizzata grazie alla collaborazione tra la Soprintendenza Archeologia della Campania, il Polo Museale regionale e il Comune di Montesarchio. La storia di questo straordinario cratere è tutta italiana. Negli anni Settanta fu rinvenuto a Sant’Agata de’ Goti, l’antica Saticula, da un tombarolo e venduto per un milione di lire e un maiale.
Dal 1978 fu accolto in una collezione privata svizzera, mentre nel 1981 fu acquistato dal Getty Museum di Malibu (Los Angeles) per 380mila dollari. Le indagini dei carabinieri e della magistratura consentirono al ministero dei Beni e delle Attività culturali, nel 2007, di chiedere e ottenere la restituzione di quest’opera d’arte e di altre sessantasei pezzi trafugati dal nostro territorio ed esportati clandestinamente. Una mostra al Quirinale “Nostoi. Capolavori ritrovati” ne mostrò le bellezze dal dicembre 2007 alla primavera 2008. Il cratere a calice è alto 71,4 cm e ha un orlo dal diametro di 60 cm. Poggia su un alto piede dalla forma di tromba rovesciata. Intensa è la rappresentazione della scena sul lato principale: nello spazio centrale, domina l’immagine di una fanciulla in groppa ad un grande toro bianco, proiettato in corsa verso sinistra. I graffiti dei nomi facilitano il riconoscimento dei personaggi.
La giovane fanciulla è Europa (ΕΥΡΩΠΗ) che trattiene con la mano sinistra il velo mosso dal vento tenendosi salda con la destra ad una delle corna del toro. In basso vi sono Scilla a sinistra e un Tritone a destra, entrambi identificati dai nomi (ΣΚΥΛΛΑ e ΤΡΙΤΩΝ) e circondati da una serie di pesci e di creature marine, che costituiscono le metafore del mare che il toro sta attraversando. Sulla testa di Europa volteggia un erote con le ali dispiegate che diffonde profumi con un ramoscello fiorito. Il nome graffito è Pothos (ΠΟΘΟΣ), che vuol dire desiderio erotico, che è alla base del rapimento che Zeus fa, sotto le sembianze di un Toro, di Europa. Dal 26 giugno questo capolavoro dell’arte antica sarà finalmente a casa e potrà essere ammirato da vicino.
di Nadia Verdile
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