La negatività nei legami diventa arte con Giovanna D'Amico. E la donna nella storia dell’emancipazione

CASERTA - “Ciclico femminile”, la performance artistica di Giovanna D’Amico, alla Reggia di Caserta, nell’evento “Matronei” curato da Vincenzo Mazzarella, ha riscosso grande consenso di pubblico. «La performance - spiega l’artista - fa parte di una serie di azioni unite nel progetto Le-Ga-Mi, nato dallo studio della società contemporanea, con l’intento di mettere in evidenza la caduta e la regressione.

Ogni azione inserita nel progetto mostra la negatività di alcuni aspetti della società legata a legami di ogni tipo, da quelli famigliari a quelli sentimentali, amicali, fino ai legami virtuali arrivando al concetto di “società liquida”. Ciclico femminile si basa su simboli e numeri considerati femminili, il cerchio e il numero 8 e narra, secondo l’utilizzo della simbologia e del significato del colore, le fasi attraversate dalla donna nella storia dell’emancipazione».

La performer è legata da corde rosse ed indossa una camicia da notte da corredo che rappresentano l’impedimento e i tabu sessuali, il cammino incarna il percorso storico. Al centro dello spazio, che a Caserta è stato il vestibolo della reggia vanvitelliana, la performer con i piedi ancora legati ha dipinto, con difficoltà, 8 cerchi, contando ogni cerchio con tono di voce diverso, rappresentando così le fasi della crescita individuale, i passaggi dell’età.

«Il corpo - continua D’Amico - si trasforma in compasso, un piede fermo l’altro in movimento».

Al termine della performance si assiste al taglio con le forbici della camicia, la donna si libera e ritorna al punto di partenza, camminando all’indietro con passo sicuro e contando con forza; alla fine del percorso si abbassa e battendo le mani in una ciotola metallica che riflette il pubblico dedica l’azione alle donne che sono madri, mogli, studentesse, adolescenti, bambine, spose bambine.

«L’azione – conclude l’artista - nasce come denuncia contro la violenza, di tutti i tipi, e nel ricordo delle percorso difficile affrontato dalle donne nella storia. Le mani che battono nella ciotola vogliono dare forza alle urla, per ricordare al pubblico ciò che accade e invitarlo a non essere passivo».

di Nadia Verdile

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