Estorsione e autoriciclaggio, la Guardia di finanza arresta due imprenditori brindisini, sette indagati
BRINDISI - La Guardia di finanza esegue un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di due imprenditori brindisini per estorsione e autoriciclaggio; sette persone indagate e sequestri per 1,2 milioni di euro. I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Brindisi, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di custodia cautelare, emesso dal G.I.P. del Tribunale, nei confronti di due imprenditori, M.V. di anni 65 e S.M.L. di anni 45, per i reati di estorsione ed auto-riciclaggio.
Le indagini nei confronti di una nota società operante nel commercio al dettaglio di mobili per la casa, con sede in Francavilla Fontana (BR) e numerosi punti vendita dislocati in tutta Italia, hanno disvelato la sussistenza di gravi illeciti di natura penale a carico dei citati imprenditori, per aver
approfittato, in una situazione di difficile contesto occupazionale, della situazione di debolezza della maggior parte dei loro dipendenti imponendo loro trattamenti economici inferiori ai minimi previsti dai contratti collettivi nazionali o comunque non parametrati alle mansioni effettive e alle ore lavorate.
I riscontri investigativi hanno accertato che i due amministratori hanno di fatto imposto ai loro dipendenti la corresponsione di trattamenti retributivi deteriori rispetto al lavoro effettivamente prestato, la sottoscrizione di ricevute di quietanza per somme di denaro contante mai corrisposte o buste paga attestanti il pagamento di somme maggiori rispetto a quelle effettivamente corrisposte, l’indicazione di ferie invero mai godute, falsi verbali di conciliazione in sede sindacale.
approfittato, in una situazione di difficile contesto occupazionale, della situazione di debolezza della maggior parte dei loro dipendenti imponendo loro trattamenti economici inferiori ai minimi previsti dai contratti collettivi nazionali o comunque non parametrati alle mansioni effettive e alle ore lavorate.
I riscontri investigativi hanno accertato che i due amministratori hanno di fatto imposto ai loro dipendenti la corresponsione di trattamenti retributivi deteriori rispetto al lavoro effettivamente prestato, la sottoscrizione di ricevute di quietanza per somme di denaro contante mai corrisposte o buste paga attestanti il pagamento di somme maggiori rispetto a quelle effettivamente corrisposte, l’indicazione di ferie invero mai godute, falsi verbali di conciliazione in sede sindacale.
Le investigazioni hanno permesso, inoltre, di appurare che le condotte estorsive sono state commesse in concorso, tra l’altro, con due sindacalisti locali, i quali hanno indotto i lavoratori ad accettare, sotto la minaccia del licenziamento, falsi accordi conciliativi, obbligando gli stessi a rinunciare a retribuzioni spettanti e ad altri diritti tutelati dalla legge - riporta il comunicato stampa della Gdf -.
Uno degli indagati risponderà, altresì, del reato di lesioni personali colpose a seguito di un grave incidente occorso ad un “lavoratore in nero”, obbligato a dichiarare un falso “incidente domestico” al Pronto Soccorso.
In accoglimento delle richieste formulate dal P.M. inquirente, il G.I.P. del Tribunale di Brindisi, ha emesso l’odierno provvedimento di esecuzione di applicazione delle misure cautelari personali degli arresti domiciliari a carico dei coniugi imprenditori e della misura cautelare reale del “sequestro preventivo” pari ad 1,2 milioni di euro ed altri beni quale profitto dei reati ad essi ascritti.
Uno degli indagati risponderà, altresì, del reato di lesioni personali colpose a seguito di un grave incidente occorso ad un “lavoratore in nero”, obbligato a dichiarare un falso “incidente domestico” al Pronto Soccorso.
In accoglimento delle richieste formulate dal P.M. inquirente, il G.I.P. del Tribunale di Brindisi, ha emesso l’odierno provvedimento di esecuzione di applicazione delle misure cautelari personali degli arresti domiciliari a carico dei coniugi imprenditori e della misura cautelare reale del “sequestro preventivo” pari ad 1,2 milioni di euro ed altri beni quale profitto dei reati ad essi ascritti.
Ricerche Correlate
Commenti
Posta un commento