Epilessia, Piano diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) dedicato alla patologia solo in 3 Regioni

ROMA - Italia, Paese non ancora a misura di epilessia. Medici e pazienti, infatti, trovano spesso notevoli difficoltà non solo nell’accesso ai farmaci antiepilettici (FAE), ma anche nella loro prescrizione e dispensazione. Responsabile è la regolamentazione sanitaria che si presenta differente nelle Regioni del nostro Paese.

A presentare la mappa dell’epilessia in Italia è la Lega Italiana contro l’Epilessia (Lice) in occasione del 42° Congresso Nazionale che il 6 e 7 giugno ha ospitato a Roma oltre 600 epilettologi nazionali e internazionali. Per ottenere una fotografia dello scenario attuale italiano dell’epilessia e migliorarne l’assistenza sanitaria nelle Regioni, la Commissione Farmaco della Lice ha realizzato la survey “Accesso, prescrizione e dispensazione dei farmaci antiepilettici: disuguaglianze ed uniformità nelle 20 Regioni italiane”. Al centro dell’indagine un questionario sulle disposizioni più rilevanti per la gestione dei farmaci antiepilettici somministrato ai Coordinatori Regionali e Interregionali Lice.

Piemonte, Toscana e in Emilia-Romagna risultano le uniche tre Regioni italiane ad avere un Piano Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) dedicato alla patologia, mentre nel Lazio e in Abruzzo l’importante documento sull’appropriatezza degli interventi terapeutico-assistenziali è in corso di elaborazione. Emilia-Romagna, Toscana e Lombardia, inoltre, le sole Regioni ad avere proprie Linee Guida Terapeutiche dell’epilessia.

Il dato più allarmante che emerge dall’indagine è quello relativo all’indisponibilità, a livello ospedaliero, di alcuni farmaci antiepilettici (FAE): in Calabria, Liguria, Sardegna, Toscana ed Emilia Romagna si segnalano carenze di FAE perché non presenti nel Prontuario Terapeutico Ospedaliero (PTO). Il PTO è lo strumento che mette a disposizione di tutti gli operatori sanitari della struttura ospedaliera l’elenco dei farmaci disponibili, la legislazione in materia di prescrizione e i protocolli di trattamento farmacologico.

“Questa indagine fa emergere quanto ancora ci sia da fare nell’assistenza alle persone con epilessia – ha sottolineato il professore Oriano Mecarelli, presidente Lice, Dipartimento di Neuroscienze Umane dell’Università Sapienza (Roma) -. L’accesso alle cure deve essere perseguito attraverso la definizione di percorsi integrati tra le strutture territoriali e ospedaliere. Non meno importanti, poi, iniziative di corretta informazione, sia tra i diversi settori e operatori interessati sia tra medico e paziente. Basti pensare alla disinformazione legata ai farmaci generici che ancora oggi sono spesso percepiti dai pazienti come meno efficaci e meno sicuri nella gestione della propria condizione. Il Congresso Lice - ha concluso il professore Mecarelli - rappresenta un’importante occasione per ribadire quanto sia preziosa la figura dell’epilettologo non solo nella diagnosi e nella cura di questa impattante patologia, ma anche nel rassicurare ed informare correttamente il paziente, troppo spesso disorientato anche a causa delle fake news circolanti in Rete”.

A fare chiarezza sull’utilizzo appropriato dei farmaci generici e originatori nell’epilessia sono le 5 raccomandazioni che Lice presenta in un workshop dedicato in occasione del proprio appuntamento annuale:

1. i farmaci generici sono prescrivibili ai pazienti che iniziano il trattamento (monoterapia iniziale, monoterapia di sostituzione, terapia aggiuntiva);

2. nei pazienti già in trattamento, in particolare in quelli in remissione clinica, evitare la sostituzione del farmaco originator con farmaco generico (e viceversa);

3. nei pazienti in trattamento con un prodotto generico, è preferibile evitare la sostituzione dello stesso con un generico di altro tipo. È pertanto opportuno indicare nella prescrizione il generico prescelto;

4. in tutti i casi di sostituzione, utile il controllo dei livelli plasmatici del farmaco prescritto;

5. evitare la sostituzione di FAE a rilascio modificato con formulazioni a rilascio immediato.

La Lega Italiana contro l’Epilessia evidenzia come “prodotti generici di farmaci antiepilettici conformi agli attuali requisiti regolatori non devono essere considerati inferiori ai rispettivi prodotti originatori ai fini di un utilizzo efficace e sicuro per il trattamento delle epilessie. I prodotti generici offrono vantaggi in termini di costo, consentendo una migliore distribuzione delle risorse del Servizio Sanitario Nazionale”.

Dall’ultimo rapporto Aifa sull’uso dei farmaci in Italia emerge come il consumo dei farmaci equivalenti sia aumentato negli ultimi anni e come sia destinato ulteriormente a crescere. Oltre del 27%, infatti, è il consumo dei farmaci equivalenti erogati in regime di assistenza convenzionata nel 2017. Nel 2011, lo stesso consumo scendeva al 16%.

Non solo farmaci. Dalla genetica alle più recenti tecniche di chirurgia fino alla letteratura (non solo scientifica!). Ospite d’eccezione, infatti, Gianrico Carofiglio che ha aperto la Cerimonia Inaugurale del Congresso con la lettura de “Le tre del mattino”. Il noto scrittore barese ha ripercorso la storia di Antonio, il protagonista dell’avvincente romanzo che si è dovuto confrontare con l’epilessia. Un messaggio di speranza rivolto a tutte quelle persone chiamate a confrontarsi con questa impattante patologia dietro cui, purtroppo ancora oggi, si celano numerosi pregiudizi.

L’epilessia è una sindrome neurologica che colpisce circa 60 milioni di persone in tutto il mondo, di cui 6 milioni in Europa e circa 600.000 in Italia. In Italia si registrano 86 nuovi casi per 100.000 abitanti e 180 casi per 100.000 abitanti dopo i 75 anni. Nei Paesi a reddito elevato, inoltre, l’incidenza dell’epilessia presenta due picchi, rispettivamente nel primo anno di vita e dopo i 75 anni.  L’epilessia viene definita una patologia sociale perché, oltre alla frequenza delle crisi e alle complicanze associate alla malattia, ad influire sulla qualità di vita dei pazienti anche i pregiudizi.

La maggior parte delle persone con epilessia, infatti, continua a subire il disagio della malattia, nascondendo la propria condizione per timore di essere discriminato o emarginato.

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