Lorenza Morello sui tagli dei parlamentari: sento parlare a vanvera. La rappresentanza non c'è più

ROMA - Dottoressa, dalla radio e altri mezzi di informazione, le sue parole in merito alla riforma che prevede il taglio dei parlamentari fuoriescono accompagnate da poco entusiasmo. Perché?

Quale riforma, scusi? Una riforma implica che un sistema sia modificato, qui non è cambiato assolutamente niente...e se qualcosa cambierà non potrà che essere in peggio.

A rispondermi è la nota giurista d'impresa e opinionista di politica nazionale e internazionale, Lorenza Morello. Continuiamo...

Ma il capo del M5S, Luigi Di Maio, ha parlato di un risparmio di 500 milioni di euro a legislatura, aggiungendo: «Si tagliano privilegi ai politici e si restituisce al popolo»...

La legge costituzionale che riduce i parlamentari di 345 unità (230 deputati e 115 senatori) non farà risparmiare «500 milioni di euro a legislatura» ma 57 milioni di euro annui pari allo 0,007 per cento della spesa pubblica italiana. Meno di un euro a testa.
Come fa notare l’Osservatorio sui conti pubblici. Quindi, come sempre, chiacchiere e distintivo. Politica da tweet.

Quindi lei ritiene che quanto varato sia un male e sia solo una perdita di rappresentanza?

Guardi, la ringrazio per la domanda perché è da ieri che sento tirare in ballo, a mio avviso a vanvera, il tema della rappresentanza e lei mi permette di fare chiarezza o, quantomeno, di spiegare la mia opinione. In tanti infatti lamentano che una conseguenza di questa non riforma sarebbe la diminuzione della rappresentanza e, in alcuni casi, paventano addirittura che questo sia il primo passaggio verso il superamento della democrazia parlamentare. Ebbene, facciamo un po' di chiarezza: laddove, in un sistema “normale”, non c’è dubbio che la diminuzione del rapporto tra eletti ed elettori incida negativamente sulla rappresentanza, è però parimenti vero che, nella nostra disastrata Italia, da molti anni ormai, il legame rappresentativo è in estrema sofferenza, nonostante l’alto rapporto tra eletti ed elettori. Che il numero sia abnorme e andasse ridotto è fuori da ogni questione, ma che nonostante l’alto numero di presenze tra camera alta e bassa la rappresentanza non ci sia più da tempo è un dato di fatto.

Dottoressa Morello, spieghi meglio ai lettori...

La rappresentanza soffre anzitutto del fatto che i partiti non rappresentino più la sede in cui i cittadini possono concorrere con metodo democratico alla determinazione della politica nazionale, in quanto la politica, ormai, è priva di qualsiasi elaborazione che sia diversa dalla lottizzazione dei posti.
Inoltre, le leggi elettorali sono concepite in modo da evitare che gli elettori scelgano gli eletti o addirittura che li conoscano. Quante volte si vedono nomi “catapultati” in questa o quella regione, che a malapena sanno riconoscere sulla cartina, solo per garantire il seggio sicuro al protetto di turno, che però non ha nessun legame con quel territorio. Con che coraggio si può ancora parlare di rappresentanza democratica?!

In effetti, i sondaggi dicono che il voto dell’elettore sia indirizzato sul simbolo e su un leader, ma nulla di più...

Proprio così. E i posti in lista sono distribuiti in base alle simpatie o antipatie di chi comanda e l’elettore può solo “prendere o lasciare”... e spesso prende uno sconosciuto, salvo rari casi. Questo ovviamente accade molto più nelle politiche che non nelle amministrative o regionali, anche se ormai nemmeno quelle tornate elettorali sono estranee al fenomeno.

Quindi, Morello, la rappresentanza non c’è più?

Ahimè no. E mi fa specie che dei problemi della rappresentanza ci si debba accorgere solo quando si riduce il numero dei parlamentari, che da tempo, come dicevamo, non sono più rappresentativi. O, se rappresentano qualcosa, rappresentano il lato triste dell’essere umano...ma qui mi fermo, perché è meglio.

di Giuseppe Rapuano

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