Vili, traditori della patria, chiedete scusa a questo padre. E leggete la lettera del 30 settembre 1944

NAPOLI - I traditori della patria e l’amore per la libertà. Viva l’Italia! Viva la libertà! Si chiude così la lettera di un padre che ha visto i nazifascisti uccidere il figlio, che ha un altro figlio al fronte che combatte per l’Italia libera. Quella lettera, datata 30 settembre 1944, in piena guerra civile, è custodita nelle carte del Comitato provinciale di liberazione di Napoli, nell’Archivio di Stato della città.

Francesco Greco, era di San Severo, in Puglia, e scriveva così: «In questo giorno di commemorazione delle 4 giornate di Napoli, io sottoscritto Greco Francesco padre di un ragazzo caduto eroicamente insieme ai suoi compagni di scuola caduto colpito dalla raffica della mitragliatrice dei feroci tedeschi, Greco Giuseppe nato a Foggia il 19 marzo 1930. Mi affianco a Voi fiero di aver perduto un figlio per la libertà della Patria, e sono pronto anche io di abbracciare il moschetto come un altro figlio che trovasi al fronte per combattere contro l'odiato nemico, traditore nazifascista. Viva l'Italia! Viva la libertà!».

Non aveva paura Francesco Greco di gridare viva l’Italia, viva la libertà.

Non aveva paura ed era pronto a combattere anche lui se la sua vita fosse stata utile alla libertà. Di tutti.

A quanti ieri (quelli del “prima gli italiani” per intenderci), nel Parlamento italiano, non si sono alzati per ringraziare le donne e gli uomini che ci donarono l’Italia bonificata dal fascismo e dal nazismo, le donne e gli uomini che amano l’Italia, veramente, dedicano queste parole d’amore.

Voi che sedete su uno scranno di Montecitorio e offendete chi ve lo ha permesso, voi che sedete indegnamente in quell’Aula, imparatelo, se siete lì è perché ci furono donne e uomini che misero l’Italia e la libertà di tutti al primo posto, prima della loro vita.

Vili, traditori della patria, chiedete scusa a questo padre, a tutti i padri, a tutte le madri che videro morire i figli per dare, anche a voi, la libertà.

di Nadia Verdile

Foto: Angelica Lugli
Elaborazione grafica: Armando Traglia

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