CASERTA - Terra di Lavoro piange Antonio Gianfrotta. Capuano della più bella genia, colto, pacato, acuto, storico raffinato, ha diretto per decenni l'Archivio Storico della Reggia di Caserta. Unanime il cordoglio di chi lo ha conosciuto, di chi ha lavorato con lui, di chi ha percorso con lui un tratto di vita. Membro dell'associazione Ferdinando Palasciano, tra i promotori dell'associazione culturale "Luigi Vanvitelli", scout per una vita, Gianfrotta lascia un vuoto incolmabile.
«Ricordo - dice Ferdinando Creta, direttore dell'Area archeologica del Teatro Romano di Benevento - quando nel lontano febbraio 1982 sono arrivato alla Soprintendenza di Caserta, appena istituita, ancora tutta da strutturare…, noi più giovani fummo accolti con grande disponibilità dai funzionari anziani, ma Antonio tra tutti fu speciale, offrendoci il suo sostegno e la sua amicizia. Ha rappresentato per alcuni di noi il modello di riferimento per il suo equilibrio nei rapporti tra colleghi. Insieme con tanti altri costruimmo la grande Soprintendenza di Caserta. Eravamo una grande squadra ben guidata da Jacobitti».
Nell'Archivio storico della Reggia aveva portato una qualità rara, l'empatia. Con quelle antiche carte aveva un rapporto personale. Ne conosceva non solo i contenuti ma anche le segrete essenze. Va a lui il merito di avere trascritto i Manoscritti di Luigi Vanvitelli nell'archivio della Reggia di Caserta, 1752-1773, edito dal ministero per i Beni e le Attività culturali, Ufficio centrale per i Beni archivistici, nel 2000.
Ma molte sono state le sue pubblicazioni, tutte di altissimo profilo culturale. Da tempo combatteva, con le sue prerogative, forza e determinazione, un brutto male. Il 19 ottobre, aveva festeggiato il suo ottantesimo compleanno. Al suo fianco la compagna di una vita, la moglie Antonietta Migliozzi. «Gianfrotta - dice Antonio Citarella, medico e intellettuale - è stato un uomo mite e colto. Rispettoso di tutti, ha nutrito un profondo affetto verso coloro che hanno avuto la fortuna di essere suoi amici. Io sono stato un suo amico e in questo momento, in cui purtroppo ci ha lasciato, sono colpito da una sensazione di profondo smarrimento».
Gianfrotta amava il mare, ne subiva il fascino, ne ricercava la bellezza. Era un uomo, si dice oggi, di altri tempi, cortese, discreto, mai una parola fuori posto. Aveva amato il suo lavoro e guardava con nostalgia, qualche volta con dolore, l'evolvere del tempo e delle visioni dei Beni culturali. «Semel scout semper scout. Scout una volta, scout per sempre - ricorda Luigi Di Lauro, suo concittadino e amico stretto -, e così è stato per Gianfrotta. Oggi, la nostra città piange uno dei suoi figli migliori. Persona amabilissima, uomo colto, attento studioso, generoso con i suoi scritti per coloro che volevano approfondire conoscenze sulla storia della nostra terra, dei suoi monumenti, soprattutto della Reggia Vanvitelliana, di cui era stato funzionario e dirigente dei Beni culturali. Gianfrotta è stato, però, per sempre, senza esitazione, scout, condividendo, con gli amici, esperienze di solidarietà sociale e impegno nei confronti della nostra comunità, con lo stesso spirito di servizio con il quale aveva certificato la sua promessa tanti anni addietro. Il legame con Pescocostanzo, le indimenticabili riunioni nella base abruzzese, non prima di avere fatto visita al "capo", Vittorio Sortini, tra i fondatori dello scoutismo capuano, che per sua volontà è sepolto nel cimitero di Pescocostanzo. Poi, la gioia della condivisione, la cordialità dello stare insieme, la bontà del rancio, gli immancabili canti, insieme, con i vecchi compagni di avventura e i giovani, desiderosi di apprendere storie ed eventi legati allo scoutismo. Giornate indimenticabili».
E l'Agesci di Capua così lo ricorda: «Lasci a noi il tuo gentile sorriso, con il quale ci hai sempre incoraggiato, il tuo cuore generoso e disponibile, la tua semplicità disarmante, capace di fare arrendere anche i più caparbi. Sorriderai al Signore come hai sorriso a noi ed Egli ti concederà certamente la pace che meriti. Noi per questo preghiamo».
Cordoglio condiviso da tutta la città e dalla società civile. «Il suo modo di fare - aggiunge Annamaria Troili, console del Touring Club Capua - era quello di una persona gentile, discreta, colta e senza esibizioni di sorta. Era amato e stimato. Lascia per tutti noi una ricchezza di esempi di vita che gli fanno onore e restano dono imperituro per la famiglia».
di Nadia Verdile
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