Tina Anselmi, il 26 settembre del 1944 a Bassano del Grappa, a soli 17 anni, fu costretta ad essere testimone di un’efferata rappresaglia nazifascista, divenne così staffetta partigiana della Brigata autonoma Cesare Battisti, poi confluì nel Corpo dei volontari della Libertà. Nasce dal rifiuto della barbarie nazifascista il suo impegno civile e politico, che la vedrà prima donna ministra della Repubblica italiana, ruolo nel quale firmò riforme fondamentali per il Paese.
Nominata ministra del Lavoro e della Previdenza sociale vara la legge 17 dicembre 1977, n. 343 sulle pari opportunità. L’anno dopo passa al dicastero della Sanità e riforma il Sistema sanitario nazionale, in base ad un modello che è tutt’oggi preso ad esempio, individuando la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività. Tina Anselmi connota il concetto di salute dei principi di universalità, globalità e eguaglianza. Sempre nel 1978 vedono la luce sia la riforma dell’assistenza psichiatrica, la cosiddetta «legge Basaglia» sia la legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza.
Presidente della commissione nazionale delle Pari opportunità, Tina Anselmi fu la prima donna a capo di una commissione parlamentare d’Inchiesta, quella sulla loggia massonica P2, esperienza che la portò a scrivere, nel suo libro Storia di una passione politica, Sperlig & Kupfer, «La nostra storia ci dovrebbe insegnare che la democrazia è un bene delicato, fragile, deperibile una pianta che attecchisce solo in certi terreni, precedentemente concimati, attraverso la responsabilità di tutto il popolo. Dovremmo riflettere sul fatto che la democrazia non è solo libere elezioni, non è solo progresso economico. È giustizia, è rispetto della dignità umana, dei diritti delle donne. È tranquillità per i vecchi e speranza per i figli. È pace».
Durante la mattinata del 25 aprile 2021, il gruppo casertano di Toponomastica femminile distribuirà volantini con targhe stradali dedicate alle Madri Costituenti e a eroine campane della Resistenza.
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