I familiari appreso del decesso subito denunciarono che la donna nell’ottobre del 2018 aveva subìto presso quel centro, l’asportazione di un neo verrucoso sanguinante e che l’intervento era stato effettuato dal chirurgo Oneda alla presenza di Bendinelli, in locali non idonei a livello sanitario e senza sottoporre il tessuto ai previsti esami istologici. Dalle testimonianze emergeva che l’operazione sarebbe stata effettuata su un tavolo da cucina e senza alcuna anestesia, inserendo l’evento in un presunto patologico processo di “purificazione spirituale”.
Nel corso dei mesi successivi, la donna, in preda a dolori lancinanti veniva continuamente rassicurata dagli indagati circa la sua sicura guarigione, e privata di qualsiasi adeguato trattamento medico che invece sarebbe stato necessario. Gli approfondimenti investigativi medico-legali esperiti hanno accertato che l’intervento chirurgico effettuato e le successive conseguenti omissioni sono state in rapporto causale diretto con il decesso della giovane.
Le impegnative indagini condotte con attività tecniche e tradizionali hanno consentito ai carabinieri del Nucleo investigativo, di rilevare gravissimi indizi di colpevolezza a carico dei due arrestati che erano pienamente coscienti della superficialità con cui era stato effettuato il primo intervento e consapevoli del grave e progressivo aggravamento del quadro clinico della donna, che nei mesi successivi aveva subito le palesi e pesanti conseguenze della diffusione del tumore ma si era affidata totalmente alle indicazioni del medico e del “Santone”, che l’avevano rassicurata in merito alla sua guarigione ed al ritorno allo stato di salute, anche grazie a non meglio precisate pratiche olistiche e di “protezione energetica”, senza svolgere alcuna iniziativa volta ad arrestare il diffondersi della patologia.
Sono ancora in corso perquisizioni presso il Centro “Anidra” a Borzonasca, a Brescia e a Milano, presso le abitazioni/sedi lavorative dei due destinatari della misura cautelare e della psicologa, la quale, nel tempo, in ragione della professione svolta, ha garantito un’attività di cooptazione verso il “Centro” di diverse ragazze fragili, al centro dell’indagine. Seguiranno le dovute comunicazioni agli Ordini dei medici di appartenenza, per l’adozione delle misure ritenute opportune. Le perquisizioni sono state estese a tutti gli aspetti funzionali del centro, con il supporto anche del Nucleo carabinieri ispettorato del lavoro e dei Nas di Genova per le competenze di specifica competenza, e della Guardia di finanza di Chiavari, per gli aspetti fiscali.
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