BRESCIA - Nelle prime ore del mattino, di oggi, lunedì 13 settembre 2021, nelle province di Brescia, Milano, Bergamo, Mantova, Lodi, Alessandria, Novara, Varese, Parma, Piacenza, i carabinieri del Comando provinciale di Brescia, con la collaborazione dei militari delle province interessate hanno dato esecuzione ad una Ordinanza di misura cautelare personale e reale emessa dal Gip di Brescia, il quale ha concordato con il solido quadro probatorio raccolto e documentato dal Nucleo investigativo di Brescia, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Brescia.
Il provvedimento è stato eseguito nei confronti di 30 persone, ritenute a vario titolo responsabili di “associazione per delinquere” finalizzata alla commissione di reati tributari e/o di appropriazione indebita al fine di agevolare alcune società nella sistematica evasione delle imposte sul reddito e sul valore aggiunto, attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti e conseguente “trasferimento fraudolento di valori”. Sono state anche accertate e contestate condotte relative alla detenzione ai fini dello spaccio di ingenti quantitativi di stupefacenti (hashish e cocaina).
Nel dettaglio, la citata misura è consistita in - spiegano i militari dell'Arma dei carabinieri -: 15 O.C.C. in carcere (11 per associazione per delinquere); 3 Ordinanze di arresto e sottoposizione agli AA.DD; 11 ordinanze di interdizione dalla professione dell’attività di imprenditore commerciale e amministratore di imprese commerciali per anni 1; 51 sequestri preventivi dei sottonotati beni mobili ed immobili, finalizzati alla confisca sia diretta che per equivalente, per una somma complessiva pari a circa 13 milioni di euro quale provento delle attività illecite: quote societarie di nr. 4 imprese commerciali; 1 villetta a Chiari; 4 appartamenti rispettivamente in provincia di Brescia, Milano e Bergamo; 7 autorimesse; 1 magazzino commerciale; 6 quote proporzionali di abitazioni; 5 quote proporzionali di autorimesse; 2 terreni siti nella provincia di Brescia; 250 conti correnti in Italia; denaro contante.
L’indagine, denominata “Sweet Water”, trae origine dal sequestro di 31 kg di Hashish con contestuale arresto di 3 pregiudicati, operati il 22.07.2018 in Rezzato (Bs) dai carabinieri di Brescia. Il successivo sviluppo investigativo, avviato nell’ottobre 2018, ha consentito di individuare una associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati di natura fiscale. È stata altresì individuato sodalizio criminale, con ramificazioni internazionali, finalizzato all’importazione di hashish e cocaina dalla Spagna, destinate destinati alla piazza bresciana.
Nel dettaglio le indagini permettevano di addivenire all’identificazione del “mandante” della summenzionata partita di droga in Massimo Labinelli, pregiudicato bresciano, dimorante stabilmente in Spagna. Inoltre, veniva individuato un pregiudicato, Giovanni Bertozzi che, con la collaborazione anche di Bruno Claudio Marzoli, è ritenuto promotore e coordinatore di una organizzazione dedita all’evasione fiscale ed alla monetizzazione tramite conti correnti esteri di ingenti somme di denaro, grazie alla fondamentale complicità di un esperto contabile tributarista, Giuseppe Familiari. Il predetto, infatti, grazie ad un commercialista compiacente ed altri complici italiani e stranieri, realizzava un articolato schema delittuoso basato sull’emissione di fatture per operazioni inesistenti, che consentiva all’intera organizzazione di trasferire somme di denaro, nei soli anni contabili 2018-2019, per almeno euro 32.407.162,07.
Il progetto criminale consisteva nella costituzione di temporanee società “cartiere” fittiziamente intestate a consapevoli e retribuiti “prestanome”, mediante le quali venivano emesse plurime fatture per operazioni inesistenti, del valore anche di centinaia di migliaia di euro, in favore di società compiacenti realmente esistenti e regolarmente operative nel settore dell’edilizia, della lavorazione tessile o dei metalli. Queste ultime, alla ricezione della concordata falsa fattura, disponevano un’equivalente bonifico all’indirizzo del conto corrente della “cartiera” al duplice fine di attribuire una parvenza di liceità all’operazione commerciale in realtà solamente simulata e di ottenere così il trasferimento delle somme di denaro.
Non appena ricevuto il pagamento sul conto delle “cartiere”, gli indagati inviavano le medesime somme in conti correnti esteri (in Francia, Ungheria, Bulgaria e Cina), gestiti da Maurizio Merlo con la collaborazione dei due figli, Francesco e Luca, e intestati a società compiacenti che, attraverso la complicità di un cittadino cinese, monetizzavano il denaro con prelievi di contante, restituito agli indagati che, a loro volta, lo riconsegnavano agli amministratori delle società realmente operative che avevano incassato la fattura fittizia e disposto il primo bonifico (ovviamente al netto del prezzo del reato stabilito complessivamente attorno al 7% di ciascuna falsa fattura emessa e pagata).
Così facendo, ossia simulando spese in realtà mai sostenute (poiché, come visto, il denaro trasferito veniva poi restituito), le società realmente operative coinvolte nell’attività illecita, oltre a disporre di ingenti somme di denaro contante di provenienza illecita, ottenevano l’erosione della propria base imponibile ai fini delle imposte sul reddito, funzionale ad una consistente evasione fiscale (sia di imposte dirette che indirette). Il successivo sequestro delle scritture contabili, disposto dall’AG nei confronti di tutte le imprese coinvolte, ha confermato il quadro investigativo emerso nella prima fase, consentendo di meglio delineare le diverse responsabilità penali in capo a ciascun indagato e quantificare l’evasione fiscale per un importo di molto superiore ai 9 milioni di euro per il solo anno 2018 e parte del 2019.
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