Rosolino Cicero spiega quanto vale un'ora di lavoro aggiuntivo a scuola

ROMA - Sono in fase di conclusione le contrattazioni di istituto secondo il vigente CCNL Scuola che prevede per il personale docente lo svolgimento di lavoro in aggiunta all’orario contrattuale per realizzare le attività previste nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF). Esso è facoltativo ed è retribuito con il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa così come indicato nella tabella 5 – Misure del compenso orario lordo tabellare spettante al personale docente per prestazioni aggiuntive all’orario d’obbligo da liquidare a carico del fondo dell’istituzione scolastica che prevede l’importo lordo dipendente di 35 euro per ogni ora aggiuntiva di insegnamento in attività progettuali, di 17,50 euro per ogni ora aggiuntiva non di insegnamento e di 50 euro per ogni ora di insegnamento in attività di recupero per alunni con debito formativo nella scuola secondaria di secondo grado. Il pagamento dei suddetti compensi – al termine di un lavoro che impegna un intero anno scolastico e al netto ridotto di circa il 35% - avviene di norma entro il termine ultimo del 31 agosto. Le attività aggiuntive non di insegnamento che sono ritenute indispensabili per l’efficiente funzionamento organizzativo e didattico di una scuola come è noto, nella scuola dell’autonomia si distinguono le attività di orientamento, di formazione, di coordinamento, di ricerca, di progettazione e le attività dedicate al funzionamento organizzativo e gestionale. Se andiamo a leggere l’articolo 40 del CCNL esso prevede di remunerare anche il personale per le finalità già previste per il Fondo per l’Istituzione scolastica ai sensi dell’art. 88 del CCNL 29/11/2007 tra le quali ricordiamo i compensi da corrispondere al personale docente ed educativo della cui collaborazione il dirigente scolastico si avvale nello svolgimento delle proprie funzioni organizzative e gestionali, figure di sistema strategiche più che mai indispensabili nella scuola autonoma e il cui lavoro a oltre 20 anni dall’autonomia scolastica non è affatto riconosciuto nella funzione docente.

Nelle scorse settimane Ancodis (Associazione nazionale collaboratori dirigenti scolastici) ha realizzato un monitoraggio sugli esiti conclusivi della contrattazione di istituto di questo anno scolastico ed è emerso che il 65% lavora in un istituto comprensivo, il 30% in un IISS/Liceo e il 5% in altre tipologie di scuole. In merito alla popolazione scolastica, si rileva che il 32% lavora in scuole con 900-1200 alunni, il 27.7% con 700-900 alunni, 16% con 500-600 alunni, il 14.3% in scuole con 1200-1500 alunni, il 6% con oltre 1500 alunni e soltanto il 4% con meno di 500 alunni. Rispetto alla presenza del dirigente, il 75% espleta il proprio servizio con un ds titolare, il 16% con un ds titolare ma reggente in altra scuola e il 9% con un ds reggente. Poco più del 35%, inoltre, lavora senza esonero dall’insegnamento mentre il 40% con esonero parziale e soltanto il 25% con esonero totale. Sulla base della contrattazione di istituto, il riconoscimento economico annuale lordo è stato per il 67% compreso tra 1000 e 3000 euro, il 15% ha dichiarato tra 3000 e 4000 euro, il 12% meno di 1000 euro e pochi fortunati (circa il 6%) oltre 4000 euro. È evidente che a fronte della riconosciuta complessità di una scuola, la retribuzione per chi accetta l’incarico aggiuntivo viola palesemente la professionalità di migliaia di donne e uomini che piuttosto meriterebbero un congruo riconoscimento sia per la quantità di ore dedicate alla loro comunità scolastica che per la qualità del lavoro espletato nelle diverse modalità. Ecco allora l’iniquo e davvero sconcertante trattamento ben noto agli addetti ai lavori: il lavoro aggiuntivo di questi docenti impegnati fuori dagli ambienti di apprendimento vale di fatto poco più di 10 euro/ora!

In quale altro settore della pubblica amministrazione si rileva un tale ingiusto e umiliante trattamento economico? In quale altro comparto della Funzione pubblica il lavoro di alto profilo organizzativo è SOTTOPAGATO al pari forse di un lavoro in nero? La proposta di Ancodis è chiara: in attesa della costituzione del middle management scolastico in una specifica area contrattuale con figure di sistema stabili e incardinate nell'assetto organizzativo della scuola, si proceda ad incrementare la voce retributiva – sia chiaro che è un investimento sulla professionalità e sulle competenze di collaboratori del ds, dei responsabili di plesso distaccati, del coordinatore di dipartimento, dell’animatore digitale, della funzione strumentale, del tutor, del referente di sistema! - e a determinare fasce di retribuzione sulla base della complessità dell’istituzione scolastica (numero di plessi, popolazione scolastica, territorialità della sede di servizio, condizioni socio-economiche delle famiglie). Le risorse dedicate alle attività di governance scolastica vengano stabilite in sede di contrattazione regionale e si lasci alla totale responsabilità dirigenziale l’assegnazione delle stesse ai lavoratori sulla base dell’organigramma deliberato dagli organi collegiali, dell’incarico ricevuto, del carico di lavoro aggiuntivo, delle competenze acquisite e della formazione specifica conseguita. Ministero dell’Istruzione e del MERITO e sindacati che dovrebbero tutelare TUTTI i lavoratori e valorizzarne il LAVORO aggiuntivo rendendolo più attrattivo per le/i docenti lascino da parte pregiudizi e arcaiche posizioni ideologiche e pongano meritata attenzione agli oltre 100000 collaboratori dei ds e figure di sistema. Si passi finalmente dal merito a parole al merito del lavoro. Sic et simpliciter!

Rosolino Cicero (Presidente Ancodis)

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