ROMA - Diario di un tumore maligno, il nuovo libro di Nina Miselli è un viaggio nelle emozioni sommerse tra scavi di afflizioni e rinvenimenti di speranze. Un racconto-verità connotato da una istantanea linearità narrativa, come immediato sa essere il dolore nel suo tragico disvelamento. L’autrice, la cui creatività letteraria abbiamo imparato ad amare attraverso i suoi innumerevoli lavori letterari e poetici, spiazza il lettore con una pubblicazione che sa di verità. L’implacabilità dell’esistenza penetra queste pagine intrise di una moltitudine di sentimenti che calamitizza in una inesorabile empatia. Il sospetto di una malattia, che affonda i lancinanti tentacoli in una quotidianità minacciata, troverà piena agnizione nella voce alienata di un medico che cela ogni traccia di umanità.
L’autrice-personaggio racconta e si racconta in un diario in cui la sofferenza non è mai disperazione ma sempre fiduciosa aspettazione. Lo sconcerto iniziale confluisce nella forza di una battaglia che deve essere vinta. Per se stessi. Per gli altri. Per coloro che si hanno accanto, il cui sostegno è acqua pura di fonte. In questo libro-coraggio l’autrice delinea un ritratto realistico di una malattia che giunge inaspettata e che trasforma la serena felicità in un catastrofico vivere. A colpire è la modalità di narrazione che riesce a oltrepassare ogni scudo emotivo per giungere nel vivo di un sentimento che diventa condivisione.
Il senso del tragico, come esperienza biografica che incide laceranti tagli nel profondo dell’anima, è parte integrante della sperimentazione letteraria di Nina Miselli già presente in libri quali Vite spezzate e Tra la vita e la morte. Testimonianze di un vissuto che attraversano la fatalità per approdare a un eterno in cui la speranza è infinitudine. Ma come ricorda l’autrice, ogni malattia ha il potere di rendere fragili nelle intime insicurezze scaraventandoci nel gorgo muto le cui pareti scivolose ostacolano ogni tentativo di risalita. Un drammatico libro dove è il tempo a dominare e a scandire la discesa agli inferi in cui sgomento e tormento annientano ogni fiducia estrema, mentre il mondo incurante prosegue il suo avvicendamento esistenziale dal quale ci si sente avulsi. Ed è il senso di estraniamento ad accrescere un’angoscia devastante che rende inermi nell’inerzia, in una bulimia di sentimenti che non conosce alcun temporaneo appagamento.
Ma questo labirintico avvilimento possiede una prodigiosa sublimità, come l’autrice ci ricorda. Perché è proprio nella sofferenza che rinveniamo la più illuminante delle lezioni in grado di dare senso al tutto, perfino al dolore. È nel momento in cui si rischia l’ineluttabile allontanamento dalla terrena realtà che si comprende l’autenticità esistenziale di ogni singolo frammento di istante. Inverosimilmente, è proprio la morte a farci sentire vivi e parte integrante di un cosmico sentire. Questo Nina Miselli lo sa, depositaria di un intreccio di esperienze che rinvengono nell’abbraccio universale la loro estatica attuazione. Diario di un tumore maligno. Un libro che guarisce dall’indifferenza del vivere.
di Stefania Romito (giornalista e scrittrice)
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