Violante Placido, Woody Neri e Ninni Bruschetta |
MILANO - Violante Placido, Ninni Bruschetta e Woody Neri in 1984, dal 20 al 24 novembre 2024, a Milano, Teatro Carcano. 1984 di George Orwell, con Placido, Bruschetta e Neri, e con Silvio Laviano, Brunella Platania, Salvatore Rancatore, Tommaso Paolucci, Gianluigi Rodrigues, Chiara Sacco, nuovo adattamento di Robert Icke e Duncan Macmillan, traduzione e regia Giancarlo Nicoletti, scene Alessandro Chiti, musiche Oragravity, costumi Paola Marchesin, disegno video Alessandro Papa, disegno luci Giuseppe Filipponio, aiuto regia Giuditta Vasile, foto Azzurra Primavera, produzione GoldenArt Production. Un tour de force teatrale a metà fra thriller, storia romantica, noir e spettacolarità: acclamato da critica e pubblico a Londra e Broadway, il nuovo adattamento del romanzo di George Orwell 1984 è un'esperienza pronta a lasciare il pubblico senza fiato. Il capolavoro orwelliano, perennemente in cima alle classifiche dei libri più letti di ogni anno, oggi - nel mondo della rete, della dittatura tecnologica e del controllo digitale - mantiene intatta tutta la sua sconvolgente attualità e si presta più che mai a essere una rappresentazione impietosa dei nostri giorni, in cui la privacy è un'illusione, la nozione di verità oggettiva è messa continuamente in discussione, potere e servilismo vanno a braccetto e la corruzione è tale da far sembrare inutile ogni forma di ribellione.
Un interrogativo senza tempo: che cos'è la verità?
Uno spettacolo che, chiedendo al pubblico di mettere in dubbio la realtà di ciò che avviene in scena, pone un interrogativo senza tempo: che cos'è la verità? Sotto la guida del regista Giancarlo Nicoletti (Premio Franco Enriquez 2023), una compagnia di talenti di prim'ordine che ha per protagonisti Violante Placido, Ninni Bruschetta e Woody Neri e altri sei attori, insieme con una scenografia imponente firmata da Alessandro Chiti, che si avvale di videoproiezioni, telecamere a circuito chiuso ed effetti speciali, completati dal disegno video visionario di Alessandro Papa, dagli iconici costumi di Paola Marchesin e dalle suggestive luci di Giuseppe Filipponio. Le musiche originali composte dal duo Oragravity completano una produzione di grande spettacolo dal vivo e a fortissimo impatto sul pubblico, per raccontare un modern classic della letteratura in maniera innovativa, coinvolgente e inaspettata.
L'Oceania è governata dal Grande Fratello
1984, o un anno di un futuro qualsiasi. Il mondo è diviso in tre superstati in guerra fra loro: Oceania, Eurasia ed Estasia. L'Oceania è governata dal Grande Fratello, che tutto vede e tutto sa. I suoi occhi sono le telecamere che spiano di continuo nelle case, il suo braccio la Polizia Mentale che interviene al minimo sospetto. Tutto è permesso, non c'è legge scritta. Niente, apparentemente, è proibito. Tranne pensare. Tranne amare. Tranne divertirsi. Insomma: tranne vivere, se non secondo i dettami del Grande Fratello. Perfino i bambini sono diventati spie e così sono chiamati; la guerra è permanente, non importa contro quale nemico, e i teleschermi, assieme alle videocamere, controllano tutti. Winston Smith, un uomo comune che lavora al Ministero della Verità, è solo un ingranaggio del sistema che tiene un diario clandestino in cui annota i suoi ricordi, le sue verità e le sue domande più profonde. Anche se non c'è "amore tranne quello per il Grande Fratello, non c'è lealtà se non quella verso il Partito", Winston si innamora di Julia, pur avendo paura che sia una spia pronta a consegnarlo alle torture del Grande Fratello. Nel disperato tentativo di vivere una vita normale, dovrà scoprire di chi e di cosa può fidarsi.
Le parole di Giancarlo Nicoletti
1984 è un romanzo straordinario, profondamente complesso e affascinante, e probabilmente il capolavoro del Novecento più destinato a rinnovare di continuo la sua cifra di attualità nel tempo: non mi stupirei di leggere "vedi 1984" alla descrizione della voce "profetico" del dizionario. Ed è sulla base di questo presupposto che si è installato tutto il lavoro della regia e dei creativi per riuscire a portare in scena - rendendolo un'esperienza assai impattante di spettacolo dal vivo, sia nei significati sia nel suo farsi sulla scena - il nucleo centrale del capolavoro orwelliano. "Il Grande Fratello sei tu, che osservi" fa dire Orwell dal personaggio di O’Brien all'antieroe protagonista Winston. In tempi di abbuffata voyeuristico-mediatica derivata dai canali di comunicazione e di auto-rappresentazione del sé sui social, sono parole che non potrebbero risultare più attuali. Orwell scrive immaginando un mondo distopico - l'Oceania a trazione totalitaria del Partito - e creando un universo frutto della deriva socialista e tecnologica.
Archiviati i concetti di destra e sinistra per come ce li ha lasciati il Novecento
Neanche lui poteva immaginare, probabilmente, che quell'intuizione si sarebbe prestata così tanto a rappresentare questo nostro presente post-ideologico che, archiviati i concetti di destra e sinistra per come ce li ha lasciati il Novecento, vede alla ribalta una nuova forma soft di dittatura, fatta di hi-tech, globalizzazione tradita, media e social. Il nostro Grande Fratello e l'Oceania orwelliana in scena, dunque, vivranno non in una dittatura del secolo scorso, ma nelle odierne Silicon Valley, negli Apple Store, a Guantanamo o in Iraq, in una diretta streaming o nel mondo dell'intelligenza artificiale e fonderanno il proprio potere sull'invasione della sfera privata - autorizzata ovviamente dal consenso informato. Il Grande Fratello digitale dei nostri giorni esiste ed è una rete che avvolge tutti e ci accompagna in ogni momento del quotidiano: la suggestione che il Big Brother possa essere solo un algoritmo e non un politico in carne e ossa, peraltro, è già nelle pagine del romanzo.
Il 1984 altro non è che un divertissement numerico
Queste le riflessioni che sono state la bussola del progetto, senza però ridurre il tutto a facili scenari futuristici da tute spaziali, ma semmai astraendo la nostra quotidianità, trasportandola nel tempo e immaginando cosa-potrebbe-essere e come-potrebbe-essere. E, naturalmente, con uno sforzo esegetico che non tradisse mai lo spirito dell'autore e del romanzo. Attenzione, però, che non si tratta di un'operazione di mera attualizzazione: sarebbe stato riduttivo e probabilmente improprio. Si può attualizzare un'opera ambientata in un passato definito, ma Orwell, quando scriveva nel 1948, immaginava il futuro, e quella data, il 1984, altro non è che un divertissement numerico. Quindi ho immaginato il futuribile, prendendo atto che la cifra profetica del discorso orwelliano, riletta con le lenti contemporanee, si presta ancora a raccontare noi e l'oggi, lasciandoci di nuovo sbigottiti, affascinati e sgomenti.
L'ambiguità e gli interrogativi
E questo spero possa essere l'effetto finale sul pubblico, a cui verrà richiesto, ogni sera, di specchiarsi, farsi delle domande e di mettere continuamente in discussione l'autenticità degli eventi in scena. Confrontandosi, in definitiva, col vero nucleo del capolavoro orwelliano: l’ambiguità e gli interrogativi "Cos'è il reale? Cos'è la verità e cos'è una bugia? Siamo veramente in grado di distinguerne il confine, e cosa ci aiuta a farlo?". Che, nei giorni delle fake news, del "è vero perché l'ho letto su Facebook" e della realtà virtuale, sono interrogativi imprescindibili. Spettacoli 20, 21, 22 novembre, ore 19,30; 23 novembre, ore 20,30; 24 novembre, ore 16,30.
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