L'Annunciazione torna a splendere nella Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli

Immagini annunciazione a napoli
Immagini Annunciazione a Napoli

NAPOLI - Un altro capolavoro dell’arte napoletana torna a risplendere grazie a Friends of Naples. Dopo secoli di vicissitudini e alterazioni, l’Annunciazione di Francesco Guarino, preziosa testimonianza del Seicento, custodita nella Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli a Napoli, è stata riportata alla sua originaria bellezza. Il restauro sarà presentato alla città sabato 15 marzo 2025, alle ore 17, proprio nella Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli a Napoli (via Santa Maria di Costantinopoli, 126). L’evento, presieduto da sua eccellenza monsignor Michele Autuoro, vedrà la scoperta di una targa commemorativa, seguita da una presentazione fotografica che documenterà le fasi del restauro. A seguire, sarà celebrata una messa in lingua ungherese, e al termine un rinfresco permetterà di condividere con la comunità questo importante traguardo. L’intervento, promosso su segnalazione del parroco padre Orlando Barba, è stato realizzato sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, con la preziosa opera del restauratore Gianfranco Zarrillo.

L’Arcangelo Gabriele annuncia alla Vergine Maria il concepimento divino

Il restauro è stato reso possibile grazie al sostegno di Vittorio Genna, console onorario di Ungheria per le Regioni Campania, Calabria e Puglia, nell’ambito del programma Art Bonus, in virtù del quale la chiesa, pur appartenendo al Comune di Napoli, è concessa in uso perpetuo alla Curia. Il mecenate ha scelto di finanziare il recupero del dipinto anche in considerazione del legame della comunità ungherese con questo luogo di culto, dove ogni anno si celebra la messa in lingua ungherese accogliendo numerosi fedeli. L’Annunciazione, realizzata nel 1654, risale alla metà del XVII secolo e raffigura il momento in cui l’Arcangelo Gabriele annuncia alla Vergine Maria il concepimento divino, con la presenza dello Spirito Santo e, nella parte superiore centinata, la figura di Dio Padre. Per lungo tempo, l’opera è stata erroneamente attribuita ad altri artisti, tra cui Giacomo del Po, ma studi recenti hanno confermato la sua paternità guariniana, in linea con le caratteristiche stilistiche e luministiche tipiche del maestro seicentesco.

Riportata alla luce la vivacità cromatica originaria

Un elemento di particolare interesse è lo stemma nobiliare presente nell’angolo inferiore sinistro: uno scudo raffigurante un leone rampante su fondo bianco e una banda azzurra con tre conchiglie. Questo emblema, risalente all’Ottocento, fu probabilmente aggiunto in occasione di un matrimonio tra famiglie aristocratiche. Attualmente, sono in corso approfondimenti araldici per determinarne con precisione l’identità. L’opera ha subito un complesso intervento di recupero, finalizzato a restituirne la leggibilità e il valore originari. La pulitura della superficie pittorica ha rimosso sporco, ridipinture e stratificazioni postume, riportandone alla luce la vivacità cromatica originaria. Su indicazione della Soprintendenza, è stata eseguita una rifoderatura con metodo strip lining, eliminando i chiodi deteriorati e migliorando il tensionamento della tela. Un’analisi iconografica ha permesso di mettere in relazione il dipinto con altre opere di Guarino, tra cui la pala d’altare della Collegiata di Solofra (1642), realizzata per la famiglia Orsini.

Il restauro ha consentito di riscoprire i dettagli originali dell'opera

Uno degli aspetti più delicati del restauro ha riguardato la reintegrazione pittorica delle numerose microfratture e delle perdite di colore, causate da un precedente arrotolamento su rullo che aveva compromesso la pellicola pittorica. Grazie a un attento lavoro di recupero, il dipinto ha riacquistato la sua integrità, restituendo pienamente la ricchezza luministica e il raffinato gioco di chiaroscuri tipici di Guarino. Il restauro ha consentito di riscoprire i dettagli originali dell'opera, eliminando le sovrapposizioni successive e le alterazioni causate dal tempo. Tra le criticità emerse durante i lavori, di particolare rilievo è il danneggiamento della pellicola pittorica, causato da un precedente arrotolamento su rullo, che aveva provocato microfratture e diffuse perdite di colore. Grazie a un meticoloso intervento di reintegrazione pittorica, l’opera ha riacquistato la sua integrità visiva. Accanto al restauro materiale, proseguono gli approfondimenti storico-artistici, con ricerche documentali volte a ricostruire la provenienza dello stemma nobiliare e a chiarire il contesto di committenza del dipinto. Francesco Guarino, noto per il suo eccezionale uso della luce e del colore, ha lasciato alla città un patrimonio artistico di inestimabile valore, oggi restituito alla comunità grazie al pregiato intervento di restauro con cui Friends of Naples riafferma l'importanza della tutela del patrimonio storico-artistico napoletano e promuove la valorizzazione della Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli come luogo di cultura e spiritualità.


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