Bonus edilizia, sequestro da 11 milioni di euro per frodi fiscali

Guardia di finanza, comando provinciale di Prato
Guardia di finanza, comando provinciale di Prato

PRATO - La Guardia di finanza di Prato ha eseguito un maxi sequestro da 11 milioni di euro per frodi fiscali sui bonus edilizi; sgominato dai finanzieri un sodalizio criminale tra Prato e Pistoia. I militari del comando provinciale della Gdf di Prato, a conclusione di una complessa attività investigativa di polizia economico-finanziaria, coordinata in ogni sua fase dalla procura della Repubblica di Pistoia, hanno dato esecuzione a un provvedimento emesso dal Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pistoia, con il quale sono stati disposti sequestri preventivi, diretti e per equivalente, per un valore complessivo di circa 11 milioni di euro. Il provvedimento cautelare patrimoniale è stato adottato ai sensi degli articoli 322-ter, 640-quater e 648-quater del Codice penale, nonché dell’articolo 321 del Codice di procedura penale, e ha riguardato: denaro, beni immobili e beni mobili per un valore complessivo pari a oltre 8,5 milioni di euro; tre unità immobiliari (tra cui una struttura alberghiera, un opificio industriale e un’abitazione privata) per un valore commerciale stimato in circa 2 milioni di euro; tre società di capitali, sottoposte a sequestro impeditivo, per un valore complessivo del capitale sociale pari a 300.000 euro.

Creazione e commercializzazione di crediti d’imposta fittizi

Il totale dei beni sottoposti a vincolo ablativo raggiunge così gli 11 milioni di euro, costituendo una delle più rilevanti operazioni in materia di frodi sui bonus edilizi condotte nel territorio toscano. L’indagine, avviata nel 2022 e frutto di una meticolosa attività investigativa del Gruppo Prato della Guardia di finanza, ha consentito di ricostruire l’operatività di un sistema fraudolento, attivo a livello nazionale, volto alla creazione e commercializzazione di crediti d’imposta fittizi connessi al cosiddetto “Bonus Facciate”, introdotto dalla Legge n. 160/2019 (art. 1, commi 219-224) e reso cedibile e monetizzabile presso soggetti terzi (inclusi intermediari finanziari) dal Decreto-Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio). Gli indagati, attraverso la falsa attestazione di lavori edilizi mai eseguiti, in tutto o in parte, hanno indotto in errore l’Agenzia delle entrate, generando crediti d’imposta inesistenti che venivano successivamente ceduti a terzi soggetti in buona fede o monetizzati con il concorso di intermediari professionali.

Riciclati i proventi illeciti ottenuti dalla cessione fraudolenta dei crediti

In molti casi, gli immobili risultavano intestati a soggetti completamente ignari, talvolta coinvolti solo formalmente tramite la sottoscrizione inconsapevole di atti preliminari o dichiarazioni predisposte ad arte. Il danno stimato per l’erario è enorme, non soltanto in termini economici diretti, ma anche per l’effetto distorsivo arrecato alla corretta allocazione delle risorse pubbliche stanziate per il rilancio del comparto edilizio e dell’economia nazionale. I proventi illeciti, ottenuti dalla cessione fraudolenta dei crediti, sono stati successivamente riciclati e reimpiegati mediante complesse operazioni finanziarie e l’acquisto di beni di lusso, immobili e autovetture di alta gamma, nel chiaro intento di ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa delle somme e di reinserirle nel circuito economico legale. Secondo quanto emerso dalle indagini, le condotte illecite sarebbero state orchestrate da un sodalizio criminale composto di tre soggetti: un imprenditore con precedenti specifici per reati tributari e fallimentari, ideatore del meccanismo fraudolento; un prestanome, formalmente intestatario delle società utilizzate per la creazione dei crediti fittizi; una commercialista attiva tra le province di Prato e Pistoia, già rappresentante legale di una delle imprese coinvolte e materialmente incaricata della trasmissione all’Agenzia delle entrate delle comunicazioni finalizzate alla generazione dei falsi crediti.

Le tre società di capitali opereranno sotto la guida di amministratori giudiziari

Tutti e tre sono risultati diretti beneficiari dei profitti illeciti derivanti dalla monetizzazione dei crediti fittizi. Particolare attenzione è stata riservata anche alla tutela dell’economia legale e dei rapporti giuridici in essere. Le tre società di capitali sottoposte a sequestro impeditivo continueranno a operare sotto la guida di amministratori giudiziari nominati dal Gip, con il compito di assicurare la continuità aziendale e la tutela degli interessi di eventuali terzi in buona fede. L’operazione testimonia l’efficacia dell’azione della Guardia di finanza quale forza di polizia economico-finanziaria specializzata, impegnata a garantire che le ingenti risorse pubbliche messe a disposizione dallo Stato a favore di famiglie e imprese siano effettivamente destinate a finalità lecite e non intercettate da comportamenti opportunistici o criminali. L’intervento in esame rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra Autorità giudiziaria e polizia giudiziaria, capace di coniugare tempestività operativa, rigore giuridico e concretezza dell’azione repressiva con la tutela effettiva del patrimonio pubblico. Per legge, le persone sottoposte a indagini sono da ritenersi non colpevoli fino a sentenza definitiva.

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