Teatro (alla deriva). Una nuova sfida che valorizza la forza dell’attore

Gli attori in una delle rappresentazioni campane
Gli attori in una delle rappresentazioni campane

POZZUOLI - Teatro (alla deriva) al giardino. Meola: una nuova sfida che valorizza la forza dell’attore. "Nulla dura in eterno, ma tutto si trasforma". La rassegna Teatro alla Deriva spegne ben quattordici candeline e lo fa in mezzo alla natura de Il Giardino dell’Orco a Pozzuoli (Napoli). Una traslazione dettata da lavori importanti di ristrutturazione che stanno coinvolgendo Le terme Stufe di Nerone, sue quinte storiche, che con il loro laghetto e la zattera hanno dato il nome alla rassegna stessa, ma che il direttore artistico, Giovanni Meola, e tutto il team hanno saputo trasformare in una nuova avventura, in una scommessa, che ha già il sapore, fresco ed estivo, di una sfida vinta. Il punto di forza di questa nuova location è un panorama unico, con il lago d’Averno alle spalle degli attori, con la luce che, alle 19, andrà a spegnersi giusto in tempo per consentire agli spettacoli di essere portati e termine, come sottolinea Meola.

Qual è il fil rouge di quest’anno, che ha ricercato o che è possibile ritrovare ex post?

«Sicuramente in questi quattro spettacoli si possono ritrovare molte direttrici comuni, ma la principale – che ha ispirato la mia selezione – è che possano funzionare in questa location, nuova e molto particolare. Abbiamo uno scenario incredibile alle spalle. Al centro dello spazio scenico c’è un albero dai grandi rami che si estendono in tutte le direzioni, una sorta di presenza beckettiana silenziosa e intrigante. Inoltre cambiamo anche orario: alle 19. Gli spettacoli andranno in scena poco prima del tramonto senza l’ausilio di luci artificiali. Una bella sfida e un bell’esperimento».

Cosa portate con voi dall’esperienza alle Terme Stufe di Nerone e quali aspetti appaiono innovativi quest’anno?

«La maggiore innovazione sta nel ricorso esclusivamente alla luce naturale. Siamo totalmente immersi nella natura. Non c’è alcun artificio. Siamo sull’erba e questo pone le compagnie di fronte alla necessità di dover capire come adattare la loro rappresentazione alle condizioni circostanti, un aspetto che potrebbe creare difficoltà – per questo ho cercato di selezionare opere che maggiormente potessero adattarsi a un processo osmotico con il contesto. Teniamo conto, poi, che lo spettacolo nasce con un disegno luci spesso è essenziale perché determina il passaggio tra ambienti, tempi, a volte epoche. Per esempio nello spettacolo Charlie Chaplin, l’uomo dietro la maschera si va avanti e indietro nel tempo, attraverso le epoche. La scansione delle luci è un linguaggio. Si viene a perdere una maniera di dialogare con il pubblico che indica, che suggerisce, che evoca, che in qualche modo “veste” lo spettacolo. In questo caso si è un po’ più nudi, ma questo favorisce l’emergere della forza dell’attore, che è poi quello che maggiormente ci interessa e che ci ha sempre interessati negli anni, anche quando la rappresentazione si svolgeva sulla zattera restava soprattutto l’attore. Sono stati davvero pochi, pochissimo, gli spettacoli con una scenografia montata».

Si rinnova il gemellaggio in continuità con la famiglia Colutta. Racconti...

«La famiglia Colutta ci sostiene sempre, ma questo spazio è gestito principalmente da Ernesto Colutta, che ha ideato la rassegna assieme a me. Con Ernesto abbiamo uno scambio intellettuale e umano che arricchisce innanzitutto la nostra amicizia e che va ben oltre il perimetro temporale della rassegna. Ma di questo scambio umano la rassegna ha sempre beneficiato, in termini di idee ed energie messe in circolo attraverso gli anni».

Spettacoli che si svolgono, quindi, a un soffio dal tramonto, ma che spingono a proiettare mente, cuore e anima tra le stelle, ritrovando al contempo il contatto con sé stessi, con l’altro da sé e con la Natura. Teatro (alla deriva) al Giardino altri appuntamenti in programma: domenica 13 luglio, Henna – Teatro, “Francesca da Rimini - Un disastro comico”, riscrittura (da Antonio Petito) - Francesco Rivieccio drammaturgia scenica – regia Vittorio Passaro; con Vittorio Passaro – Domenico Pinelli – Francesco Rivieccio – Francesco Romano. Un divertentissimo gioco teatrale grazie al pretesto di una compagnia che non si presenta e alla tragedia che non si farà più. Ma agli spettatori non si può negare lo spettacolo e così un capocomico strampalato, aiutato da un suggeritore ancor più strampalato, lo fa andare comunque in scena. Prendendo spunto dalla farsa di Petito, un quartetto di attori assai affiatato trasforma la tragedia in un… disastro comico, tra frizzi, lazzi, giochi di parole ed equivoci.

Domenica 20 luglio, Nu’ Tracks “Caivano Dreamin”, testo – regia Fulvio Sacco, coaching Armando Pirozzi, con Christian Giroso – Fulvio Sacco. Nel 1926, due uomini della provincia di Napoli inseguono il sogno americano partendo per New York. Portano solo speranze, sogni e bottiglie di anice con un topo disegnato sull’etichetta. E se il topo su quelle bottiglie fosse diventato poi una leggenda, ispirando Mickey Mouse? Tra paradossi, comicità e colpi di scena, non vogliamo riscrivere la storia, ma raccontare quella improbabile, invisibile. Quella che abita il cuore… sempre.

Domenica 27 luglio, Piccola Città Teatro, “La Voce a Te Dovuta”, di Sharon Amato, regia Ettore Nigro, con Anna Bocchino – Clara Bocchino. Due gemelle e un podcast da realizzare. In un alternarsi di piani narrativi e temporali, che raccontano a fondo la realtà, tra dramma e ironia, le due si interrogano e si scontrano. Come il rovescio di una stessa medaglia, divise tra razionalità e utopia, accolgono storie altrui nel tentativo di approfondire la complessità e le domande sulla violenza dei nostri giorni. Parola, silenzio e stati d’animo evocano il tentativo di dar voce all'inespresso. Giardino dell’Orco (via Lago Averno n. 6, Lato Sinistro, Pozzuoli), giorni e orari: 13 luglio, 20 luglio, 27 luglio ore 19.

di Tania Sabatino

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