Una giornata di Sole a Milano. Con Francesco e gli “Stati d’animo su fogli di carta”. Tutte le emozioni

MILANO - Ieri, 11 dicembre 2014, a Milano allo store Mondadori di piazza Duomo, Francesco Sole ha firmato il suo libro “Stati d’animo su fogli di carta”. Io c’ero a questo evento, come mamma: ho mantenuto una promessa fatta a mia figlia che da tempo mi chiedeva di poterlo incontrare. Così, quasi rassegnata nel dovere assistere a un pomeriggio di delirio adolescenziale, mi sono ritrovata ad aspettare pazientemente in fila dietro alle transenne insieme con una nutrita schiera di ragazzi e ragazze (età media 16 anni) molti dei quali accompagnati da altre mamme. L’attesa è stata lunga: Francesco è arrivato in ritardo e le mie riserve nei suoi confronti aumentavano a ogni minuto, il freddo si faceva pungente e io continuavo a pensare a tutte le cose che avrei potuto (e dovuto) fare se non fossi stata lì, a quanto sono diversi gli eventi a cui di solito partecipo.

Si sono creati dei gruppi di ragazzi e di mamme, così per ingannare l’attesa abbiamo cominciato a scambiare qualche parola, ad ascoltare le opinioni e i racconti dei ragazzi fra loro, le loro impressioni e i motivi di tanto interesse ed entusiasmo nei confronti di un ragazzo poco più che ventenne che ha bruciato le tappe per arrivare a essere famoso scrivendo su post-it colorati brevi messaggi e pubblicando video su YouTube.
Penso di fare qualche domanda per cercare di comprendere, per cercare di conoscere un po’ questo ragazzo, per cercare di capire la presa della sua strategia di comunicazione su un pubblico così numeroso e compatto nel rendergli merito.

Chiedo “perché seguite Francesco Sole, cosa dice di così interessante e coinvolgente?”
La risposta è stata unanime: “Perché quello che dice ci fa riflettere, fa pensare sulle nostre esperienze, sui nostri disagi”.

Allora i miei pregiudizi, e questa volta non in senso gadameriano, hanno cominciato a vacillare e il mio essere lì a quell’evento ha assunto una posizione differente, di apertura.
Francesco arriva, si scuserà personalmente per il ritardo con ognuno dei ragazzi che incontrerà, aspettiamo ancora un po’ per entrare e nel frattempo, altra piacevole cortesia, il “Giangi” amico fraterno di Francesco offre a tutti noi ciambelle dolci, si presta per video, foto, si ferma con noi (al freddo) a parlare, ridere e scherzare. Ormai sono assolutamente coinvolta nell’atmosfera che si è creata, ora anche io desidero incontrare Francesco Sole.
Finalmente entra il nostro gruppo e io osservo mia figlia e le altre ragazze con lei estasiate, la mia attenzione si concentra sul protagonista: al di là del business, che fisiologicamente permea queste situazioni, al di là della retorica, che si può trovare spesso nei personaggi popolari, io ho visto un ragazzo disponibile, attento, curioso e giocoso in modo “pulito” e delicato con tutti: per ognuno uno spazio diverso, un discorso diverso al di là del semplice autografo sul suo libro, una dedica personale per tutti, un tempo dedicato e coinvolgente che ha fatto sentire tutti vicini a lui anche se solo per pochi minuti, una considerazione speciale per tutti.

Nessun isterismo, niente urla, solo un desiderio realizzato con un sorriso, qualche foto e un abbraccio per tutti. Perché Francesco Sole c’era in modo non banale, si è dato per tutti con la sua disarmante semplicità. Vorrei conoscerlo meglio, parlare con lui e ringraziarlo, perché sa esserci e perché mi ha conquistata, mi ha ricordato che dall’incontro con l’altro, che è sempre differente da me, possiamo imparare, condividere, fare esperienza che arricchisce e ci rende migliori.

di Monica Daccò

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