Premio Crotone. E poi tutto finì, come tutte le cose qui da noi che muoiono prima di raggiungere l’età adulta

CROTONE - In principio, nel 1956, era il “Premio città di Crotone” da assegnare a opere letterarie ispirate o che trattassero argomenti  relativi al Mezzogiorno italiano. Per quella prima edizione il premio fu assegnato a Leonida Repaci. Ma appena tre edizioni dopo sorse l’esigenza di volere assegnare quel premio al romanzo “Una vita violenta” di  Pier Paolo Pasolini, reduce da un processo per diffamazione intentato in suo danno dal sindaco di Cutro. Ci fu da cambiare l’articolo 1 del regolamento e addirittura il titolo dell’evento stesso, che divenne semplicemente “Premio Crotone”. A indicare lo scrittore e regista friulano fu una giuria composta, fra gli altri, da Bassani, Gadda, Moravia, Ugaretti e Repaci. Poi tutto finì, come tutte le cose a Crotone finiscono prima di raggiungere l’età adulta, nel 1963. La Provincia di Crotone riprese la tradizione del “Premio Crotone” nel 1999, consegnando l’ambito riconoscimento, pure nella sua versione protesa a particolari attenzioni per la critica letteraria, ad autori che vanno da Gore Vidal a Dacia Maraini, passando per Claudio Magris e Roberto Calasso. Nell’albo d’oro del premio, nella nuova veste che prese il nome di “Premio letterario Provincia di Crotone” compare anche il nome di Adriano Sofri, che ricevette il riconoscimento in carcere. Mal 2007 intervenne una nuova interruzione, con una ripresa nel 2011 che vide il riconoscimento assegnato a Carmine Abate, e poi…

E poi l’11 magio del 2015 ecco  che  l’Associazione culturale MediterrArte e il CSV Aurora di Crotone organizzano un convegno d’apertura di una mostra fotografica” per ricordare il prestigioso “Premio Crotone” e per presentare  il   libro “il Premio Crotone (1952-1963) Impegno culturale e Nuovo Meridionalismo” di cui sono autori Christian Palmieri e Gaetano Leonardi. La mostra, allestita presso il Mack, in Piazza castello a  Crotone, rimarrà aperta al pubblico sino   a domenica 17 maggio. Essa è stata realizzata con il supporto del Gruppo fotoamatori di Crotone. Non è che siano  rimaste chissà poi quali testimonianze di quegli anni, ma quanto basta per avere profonda  nostalgia del come eravamo e cosa facevamo. Quelle foto appese alle pareti del Mack sono incorniciate da un senso di solitudine, perché qui da noi, non c’è l’abitudine di andare per mostre ed esposizioni, a meno che non si tratti di roba che si mangia. Però vedere quel poco che c’è, quelle foto in bianco e nero, che ritraggono uomini illustri e luoghi quasi perduti della Crotone degli anni cinquanta e sessanta, vale veramente la pena.

di Antonella Policastrese

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