Magari in un'altra vita. Sognavo di essere la mia Barbie. Dai racconti di Claudia Rossi Carrera, quarta parte

MILANO - L’Oracolo. Verrà la pioggia a lavare le vostre ferite, verrà il vento a spazzare via gli oscuri pensieri, verrà il lampo ad illuminare le vostre menti, verrà il tuono a scuotere la vostra indolenza, e infine verrà l’arcobaleno a farvi ancora sorridere. Il temporale ci coglie all’improvviso, è uno scroscio d’acqua che in pochi minuti ci inzuppa da capo ai piedi, corriamo verso l’hotel, sbagliamo più volte strada, ci bagniamo ancora di più, finalmente lo vediamo, entriamo di corsa, completamente fradici. Di corsa in camera, per asciugarci. - Guido? Posso entrare? – Apro la porta della mia camera, Elisabetta mi sta di fronte, con i lunghi capelli ricci ancora umidi e senza trucco.

Penso che così è ancora più bella... - Posso stare qui con te fino a che non è passato il temporale? Lo so che è infantile, ma mi è rimasta questa paura dei tuoni e dei lampi, non riesco a stare da sola.. – Certo, vieni, figurati.. – lo faccio, un po’ sorpreso della sua apparizione. Evidentemente tra il temporale e me ha scelto il male minore.. Ho lasciato la finestra aperta per sentire la pioggia che scende e per far entrare il vento, dal rio sottostante proviene a tratti anche il rumore dello sciabordio delle onde smosse dalle poche barche che passano a quest’ora. Mi ero steso sul letto ed avevo chiuso gli occhi, immaginando lo scenario notturno della città che si addormenta nell’acqua, che nel buio è come un grande lenzuolo oscuro che avvolge nel suo abbraccio umido gli antichi palazzi. Le luci dei due abat-jour ai lati del letto sono a malapena sufficienti a decifrare i fiori della tappezzeria in stile veneziano. Elisabetta si siede da una parte, ed io dall’altra, entrambi con una gamba su e una giù. C’è un attimo di silenzio, quasi imbarazzato. Non so cosa dire.

- Si sono asciugati i tuoi capelli? –
- Ah, sì, ci sono abituata, tanto sono sempre ricci e ribelli. –
Si passa le mani sui capelli, come se volesse lisciarli, poi si arrotola una ciocca con un dito e continua a giocarci mentre prosegue a parlare.

- Bella Venezia, vero? E’ una città che mi fa sognare, qui tutto sembra fuori dal tempo, come se si lasciasse a casa la propria vita e si venisse qui a viverne un’altra. Da bambina giocavo con Barbie, mi inventavo delle storie fantastiche, la trasformavo, le facevo fare viaggi, conoscere persone nuove, vivere avventure incredibili. Sognavo che da grande sarei stata come la mia Barbie, sicura di sé, indipendente, libera, con un mondo tutto da scoprire e conquistare. –

- Ed è stato così? – le chiedo.
- Boh, forse in parte, il futuro non è mai come lo si è immaginato e desiderato. –
Fa un lungo sospiro e si butta con la testa sul cuscino. Chiude gli occhi.
- Non ho paura del temporale mentre sto qui a parlare, anzi, mi sento molto rilassata. –
- Vuoi dire che con me ti annoi e ti viene sonno? – domando tra il serio e il faceto.

- Ma no, vuol dire che sto bene qui, con te. –
Mi ci vuole qualche secondo a realizzare quello che ha detto, a capire che a trenta centimetri da me, sul letto della mia camera, c’è Elisabetta ad occhi chiusi, con i suoi riccioli che affondano nel cuscino morbido, e le labbra che ora sono chiuse, silenziose. Le sussurro “dormi pure se ti va, io ti resto qui accanto” e lei risponde con un flebile “sì”, quasi senza aprire bocca, come se fosse un invito inconscio sussurrato nel dormiveglia. 

Silenzio, siamo entrambi immobili. Sento il suo respiro, ritmico, profondo. Il mio viso è a pochi centimetri dal suo, mi arriva il suo calore, il profumo della sua pelle. So che non sta dormendo, non può non avvertire la presenza del mio corpo accanto al suo. Resta ancora immobile, mentre passano secondi interminabili. Ormai sentirà il mio respiro scorrere sulla sue pelle, e ora anche i battiti veloci del mio cuore sembrano essere troppo rumorosi. Un ultimo piccolo movimento e le mia labbra sono a contatto con le sue. In un istante eterno tutto si fa buio e nella mia mente ci sono solo due morbide labbra rosa. Le assaporo intensamente, chiuse come sono, con un bacio che è una delicata carezza. Mi sollevo di poco, quel tanto che basta per lasciare che si aprano. Le nostre labbra si toccano di nuovo, e stavolta non ci sono muri, né porte serrate, nulla che separi il nostro amore, la nostra voglia di essere un’unica persona, un solo corpo e una sola anima.

L’Oracolo
E’ andata in scena una notte magica, ora preparatevi al giorno che seguirà. Il vostro cammino continua, e ci saranno nuove strade e nuovi incroci. Può essere l’incanto di un momento o l’inizio di un lungo percorso, sta a voi decidere. Ora accenderò le luci del mattino e vi sveglierete dal vostro sogno d’amore. Vi guarderete negli occhi e saprete qual è la vostra nuova direzione..

- Guido! Ehi, Guido, svegliati! Cavolo, mi sono addormentata qui nella tua camera.. E’ tardissimo, dobbiamo arrivare a Mestre, dai su, sbrigati. –
- Non ho voglia di andare a Mestre, voglio restare qui a letto con te –, rispondo sonnacchioso.
- Ma cosa dici, sei impazzito? A letto con me? Dobbiamo andare al lavoro, muoviti! Venezia deve averti fatto male alla testa. Vado al volo e prepararmi, ci troviamo giù nella hall. – 

- Aspetta un momento, dopo la notte che abbiamo passato non possiamo andar via così, di corsa, senza neanche un.. –
- Un cosa? Ma di cosa parli? Ero stanca e mi sono addormentata qui, stavo bene ed ero rilassata, scusami se poi non mi sono svegliata fino a tardi, d’altra parte anche tu ti sei addormentato. –
- Ma se avrò dormito sì e no tre ore! –
- Peggio per te, io appena ho chiuso gli occhi mi sono addormentata come un sasso. -
Esce svelta dalla mia camera e mi lascia lì frastornato, come un pulcino bagnato. Dunque mi sono sognato tutto? Le sue labbra, il suo corpo, la sua pelle nuda, io che entro in lei e la nostra passione che esplode, tutto immaginato? Ma c’è il suo odore sulle mie dita, il sapore della sua bocca è ancora nella mia, il profumo della sua pelle è nelle mie narici, sono forse diventato pazzo?
Giù nella hall Elisabetta mi sta aspettando, ha il suo vestito elegante da ufficio, con i tacchi alti. 
- Ho avvisato Mestre che arriveremo con un po’ di ritardo, traffico sulla tangenziale, tanto al lunedì c’è sempre. Ho anche chiesto che tutti i report sulle vendite siano pronti per quando arriviamo, così ci mettiamo subito al lavoro. –

Il sogno è finito.
Trascorriamo una giornata senza alzare la testa dalle carte e dai computer, poi rientriamo in serata a Milano. Quando la lascio sotto casa penso che potrei anche non rivederla mai più.
- Buonanotte Guido, grazie per il passaggio. Ci sentiamo poi per la nostra relazione al capo. –
Vado a letto, solo, e non c’è né Venezia né il temporale, né soprattutto lei. Sento giù in strada un tram che sferraglia. Rimetto la sveglia, so già che è inutile, tanto non riuscirò a dormire.
Calendario Guido: ore 7,30 Sveglia

L’allarme della sveglia è come un lamento disperato. Avrò dormito poco più di un paio d’ore, ma non ho voglia di stare a letto, e neanche di alzarmi. A tastoni prendo in mano lo smartphone, apro un occhio e vedo lampeggiare la luce rossa che segnala nuovi messaggi. E’ una mail, la apro.
Mail da Elisabetta a Guido: “Venezia”
Ti amo. Non mi scorderò mai di te. Magari in un’altra vita..

di Claudia Rossi Carrera

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