Il copricapo della donna musulmana e quello della donna sarda. Non solo due veli nell'arte di Valeria Franchi
CAGLIARI - Progetto artistico S.E. Rifletti. Due specchi nei quali incorniciare il proprio viso. Uno accanto all’altro. Stessa forma, ma diversa cornice. Nel primo “l’hijab”, il copricapo della donna musulmana, nel secondo “su muccadori”, il copricapo tradizionale della donna sarda. Due veli che appartengono a due culture distinte e separate da chilometri di mare e da millenni di storia, quella sarda e quella egiziana. Ma a ben guardare due culture non così diverse, proprio a cominciare da quei due copricapi. Provare per credere: mentre vedi riflesso il tuo viso con quelle due cornici non puoi fare a meno di notare quanto la tua immagine, nei panni della donna sarda o in quelli della donna egiziana, sia simile.
E non puoi fare a meno di domandarti: “Siamo così diverse?”. È questa la provocazione sotto forma d’installazione di Valeria Franchi, designer, pittrice e soprattutto libera pensatrice. Ed è proprio un invito alla riflessione il suo ultimo progetto che s’intitola “S.E. Rifletti”, dove la S sta per Sardegna e la E sta per Egitto.
Il progetto, articolato in una video-installazione, in una mostra fotografica, nell’esposizione di tele e nella trascrizione e traduzione di alcune poesie appartenenti alle culture sarda ed egiziana, prenderà forma a partire da sabato 4 giugno alla Mem Mediateca del Mediterraneo per concludersi sabato 11 giugno.
Si tratta di un progetto al quale Valeria Franchi lavora da anni: le prime immagini, esposte in uno dei sei totem in plexiglass nell’allestimento della MEM, sono state scattate a Madrid nel 2011. Da allora sono tante le donne che hanno accettato di riflettere e riflettersi negli specchi di Valeria e di mettersi in discussione, come solo l’altra metà del cielo sa fare. “Alla base di ogni discriminazione e pregiudizio c’è l’ignoranza”, sostiene l’artista, che da anni vive a cavallo tra i due Paesi.
“Ecco perché l’accettazione delle altre culture e della diversità tra di loro, come fonte di arricchimento e non come minaccia, non può che passare attraverso la conoscenza dell’altro”. Tutti i visitatori della mostra potranno specchiarsi e riflettere mentre una video-maker e alcuni fotografi li riprenderanno: il progetto “S.E.Rifletti” è un working progress che continuerà anche all’estero.
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