Percorso internazionale di arte del Novecento tra le forme i colori e la poesia. Pierfranco Bruni nel Futur-Astrattismo d'Australia
ROMA - In Australia come Futur-Astrattista. La mia pittura? Un’antropologia sciamanica tra arte e letteratura. A volte succedono fatti che hanno qualcosa di incredibile. Ma chi lavora da una vita sui processi culturali, e soprattutto letterari, si deve aspettare di tutto. Imprevisti. Imprevedibile. Improvvisamente qualcosa tocca altre corde. Ebbene. Io non ho mai parlato della mia pittura. Non per pudore. Ma perché mi sono occupato e mi occupo sì di fenomeni artistici però legati alla letteratura al cinema alla musica e, inizialmente ho fatto anche critica d'arte. Ma si tratta di critica, che è qualcosa di diverso di fare arte. Mi hanno telefonato dall'Australia chiedendomi di esporre tre quadri miei in una Mostra Internazionale sul Futur - Astrattismo. Li per lì ho pensato, anzi ho creduto, ad uno scherzo di qualche mio bizzarro amico o collega. Poi la voce era insistente. Insomma avevano notato su un catalogo di arte contemporanea tre miei dipinti che risalgono a venti anni fa, firmati da me, è hanno deciso di inserirli in questo percorso internazionale di Arte del Novecento tra le Forme i Colori e la Poesia. Certo che sono rimasto stupito ma contento. Io ad insistere che forse si erano sbagliati e che con ogni probabilità la richiesta fosse su una mia conferenza perché oltretutto non dipingo più da anni.
Non era così. Non chiedevano parole ma "Forme non Forme". Sperimentazione ma non metodo. Non mi è restato che dire di sì. E sì ho detto. Poi si vedrà. Ma anche questi miei lavori sono un fenomeno antropologico. L'antropologia è una cultura dell'Antropos.
Resta il fatto che questi tre miei acquarelli andranno in Australia per il Futur - Astrattismo. Ci sono i colori serpeggianti di un incastro tra l’alchimia e i colori sciamanici. Un olio su tela è la rappresentazione di una forma in cui necessita una interpretazione della metafora di una metamorfosi che è quella dell’attraversamento.
Cosa dire?
Pretende tutto con beneficio di inventario perché poi se tale atto verrà inventariato nella memoria tempo vi sarà tempo per dire. Io vivo nello spazio che non so di abitare e il tempo che attraversa tutto il mio emigrare da errante tra le arti.
Il mio tempo è un camminare tra ciò che si ha.
Le vele nel vento. Le vele nell'immaginario mare la terra che scava le memorie che insistono: un andare oltre verso le sperimentazioni.
Insomma non mi sarei aspettato che dopo tanti libri e convegni mi chiamassero per una Mostra d'arte. La vita è meravigliosa avventura. Perché questi tre acquerelli? Non saprei. Non posso stare a spiegare.
Io non faccio della Pittura il mio mestiere, ma dello scrivere mi sento non appropriato a dover sviluppare una critica.
Le vele e i colori. L'arte è a volte indescrivibile.
Si vedrà.
Resta il fatto che dovrei cambiare arte? Tre acquarelli e un olio su tela dove il codice dominante è rappresentato dalle sbarre. Un’idea kafkiana che conferma il legane tra il linguaggio letterario e il colore in una visione che resta quella magico - sciamanico.
di Pierfranco Bruni
Ricerche Correlate