Io voto perché non sto con i padroni. Io voto perché credo

Alessandro Ciccone
Alessandro Ciccone

ISERNIA - Io voto, perché credo. Io voto perché credo, non perché spero. Io credo che i diritti dei lavoratori debbano essere tutelati. Diritti che troppe volte sono stati calpestati. Sono stati calpesti da entità politiche e governi, indistintamente dal colore. Sono stati calpestati anche da coloro che avrebbero dovuto difenderli. Io voto perché credo, non perché spero. La speranza - come diceva Monicelli - è dei padroni. Io voto perché non sto con i padroni, ma con i più vulnerabili. Con coloro per cui un voto farebbe la differenza, soprattutto sul sì. Soprattutto sul sì perché, paradossalmente, farebbe la differenza anche un voto sul no. Farebbe la differenza perché sarebbe un segno inequivocabile. Segno che per la maggioranza degli aventi diritto di voto i diritti dei lavoratori, specialmente delle fasce più a rischio dei lavoratori, siano già abbastanza tutelati. Segno che non ci sia alcuna motivazione tanto impellente da spingere a cambiare le cose.

Si penserà a stanziare fondi a favore di Comuni inesistenti

Dunque, questa ipotetica percentuale si opporrebbe a qualsiasi tentativo di modifica delle norme vigenti, parteggiando, così, per il mantenimento dello status quo ante. Dunque, prendendo posizione. Legittimo. C’è, però, oltre coloro che voteranno, propendendo per il sì oppure per il no, un’altra categoria. Una categoria composta di chi una posizione ha già deciso di non prenderla, in senso assoluto. Chi ha già deciso che l’8 ed il 9 giugno 2025 non penserà ai diritti dei lavoratori. Probabilmente penserà a stanziare fondi a favore di Comuni inesistenti, o ad assegnare ad un qualche parente una carica a scelta. Ciò che è certo è che non penserà ai lavoratori. Macchiandosi, così, del peccato più infamante: l’indifferenza. L’indifferenza di coloro che pensano soltanto a loro stessi, senza curarsi del prossimo. L’indifferenza di buona parte dell’informazione mediatica, in cui lo spazio riservato alla sensibilizzazione in merito al Referendum ha registrato percentuali irrisorie.

L’Indifferenza di coloro che sono altrettanto indifferenti

L’Indifferenza di coloro che vengono acclamati come eredi della Destra sociale. Una Destra che, tra l’altro, differentemente dalla attuale, teneva conto dei lavoratori. L’Indifferenza di coloro che sono altrettanto indifferenti anche dinanzi ad un genocidio. L’Indifferenza di coloro che guidano una democrazia figlia, per indole ed ideali, di Antonio Gramsci. Antonio Gramsci che, come è noto, agli indifferenti non riservava affatto parole lusinghiere. L’indifferenza che io, futuro cittadino del mondo del lavoro, non posso permettermi. Non godo, infatti, di parentele illustri, tantomeno avrei la possibilità di usufruire di comode scorciatoie. Salvo fraintendimenti, ci tengo a specificare che anche qualora dovessi trovarmi nelle condizioni suddette, non usufruirei di alcun genere di favore. Mi sento, dunque, obbligato a difendere questi diritti, in qualsiasi modo possibile. Questa volta ritengo che il modo sia il Sì, riguardo tutti i quesiti, alle urne l’8 ed il 9 giugno. Non solo per me, per chiunque lavora onestamente, senza dover ringraziare nessuno, e rischia di trovarsi in situazioni disagianti, senza essere adeguatamente tutelato. Per questo, io voto.

di Alessandro Ciccone

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