Carlo Alberto Dalla Chiesa: diamo l'impressione di non sapere che cosa sia l'espressione mafia. La lettera verità del generale

ROMA - Era il 3 settembre del 1982 quando l'Italia fu sconvolta dalla notizia dell'uccisione del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa per mano della mafia. In occasione del ricordo della morte del generale, pubblichiamo una lettera scritta dal grande uomo di Stato ed estrapolata da un articolo pubblicato sul giornale Cinquew.it, a firma di Giuseppe Rapuano. Emergono dei passaggi molto chiari, da approfondire, sempre vivi.

E inquietanti. In data 2 aprile 1982 Dalla Chiesa scrisse a Giovanni Spadolini la seguente lettera (dalle trascrizioni degli atti che riguardano il processo al senatore Giulio Andreotti, acquisita al fascicolo per il dibattimento in data 20 ottobre 1998).

«Roma 2/4/1982 Gentilissimo professore, faccio seguito ad un nostro recente colloquio e se pur mi spiaccia sottrarLe tempo, mi corre l'obbligo - a titolo di collaborazione e prima che il tutto venga travolto dai fatti - di sottolineare alla Sua cortese attenzione che: 

- la eventuale nomina a Prefetto, benché la designazione non possa che onorare, non potrebbe restare da sola a convincermi di lasciare l'attuale carica; 

- la eventuale nomina a Prefetto di Palermo, non può e non deve avere come "implicita" la lotta alla mafia, giacché: 

• si darebbe la sensazione di non sapere che cosa sia (e cosa si intenda) l'espressione "mafia"

• si darebbe la certezza che non è nelle più serie intenzioni la dichiarata volontà di contenere e combattere il fenomeno in tutte le sue molteplici manifestazioni ("delinquenza organizzata" è troppo poco!); 

• si dimostrerebbe che i "messaggi" già fatti pervenire a qualche organo di stampa da parte della "famiglia politica" più inquinata del luogo hanno fatto presa là dove si voleva. 

Lungi dal voler stimolare leggi o poteri "eccezionali", è necessario ed onesto che chi si è dedicato alla lotta di un "fenomeno" di tali dimensioni, non solo abbia il conforto di una stampa non sempre autorizzata o credibile e talvolta estremamente sensibile a mutamenti di rotta, ma goda di un appoggio e di un ossigeno "dichiarato" e "codificato": 

• "dichiarato" perché la sua immagine in terra di "prestigio" si presenti con uno "smalto" idoneo a competere con detto “prestigio”; 

• "codificato" giacché, nel tempo, l'esperienza (una macerata esperienza) vuole che ogni promessa si dimentichi, che ogni garanzia ("si farà", "si provvederà", ecc.) si logori e tutto venga soffocato e compresso non appena si andranno a toccare determinati interessi. 

Poiché è certo che la volontà dell'on. Presidente non è condizionata da valutazioni men che trasparenti, ma è altrettanto certo che personalmente sono destinato a subire operazioni di sottile o brutale resistenza locale quando non di rigetto da parte dei famosi "palazzi" e poiché, da persona responsabile, non intendo in alcun modo deludere le aspettative del Sig. Ministro dell'Interno e dello stesso Governo presieduto da un esponente che ammiro e che voglio servire fino in fondo, vorrei pregarLa di spendere - in questa importantissima fase non solo della mia vita di "fedele allo Stato" - il contributo più qualificato e convinto, perché l'iniziativa non abbia a togliere a questa nuova prestazione né la componente di un'adesione serena, né il crisma del sano entusiasmo di sempre: quello più responsabile. 

Con ogni e più viva considerazione

Suo Gen. Dalla Chiesa».

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