Monopolista, spettacolo sul tema del potere e del dominio con Roberto Scappin e Paola Vannoni

BOLOGNA - Teatro delle Moline, via delle Moline, 1/b, Bologna sabato 24 novembre ore 20 - domenica 25 novembre ore 16.30, Monopolista, un progetto di quotidiana.com con Roberto Scappin e Paola Vannoni, produzione quotidianacom e Kronoteatro, con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, durata 60 minuti. La compagnia quotidiana.com presenta al Teatro delle Moline, sabato 24 e domenica 25 novembre, Monopolista, il nuovo spettacolo, dopo la Trilogia Tutto è bene quel che finisce, sul tema del potere e del dominio.

Attraverso una partita a Monopoli giocata a piena scena per sessanta minuti, i due interpreti Roberto Scappin e Paola Vannoni si fronteggiano su due opposte visioni: l’una a sostegno di una cinica spietatezza per il raggiungimento di ricchezza e potere; l’altra fatalmente votata all’onestà quindi al quasi inesorabile fallimento. Da qui sorge l’interrogativo che incalza mentre i due personaggi si scagliano i dadi sul tabellone: che senso ha agire secondo i propri valori in una società in cui uscirai sempre sconfitto?

Lo scopo è restare l’ultimo giocatore, mandando a rotoli gli altri. Le regole sono semplici: comprare, vendere, tasse, ipoteche, prigione e bancarotta.

Sullo sfondo appare una critica senza sconti all’aberrazione di una società che riproduce le dinamiche del Monopoli, dove il registro comico e surreale, che ricorda a tratti l’Overlook Hotel di Shinning e il Nadsat di Arancia Meccanica, alleggerisce ma non depotenzia il tentativo di mostrare come siamo, dando forma e identità alle due figure dei giocatori. Sfida, spietatezza, sopraffazione. Sono queste le parole chiave del terzo millennio o è necessario riscrivere le regole del gioco?

Note di regia
Ci siamo confrontati con il concetto di dominio, prevaricazione, sfruttamento. Termini che puntellano il percorso sempre più degradante dell’umano: prefiggersi traguardi di monopolio su cose e persone.
Come reagire al senso di fallimento dopo anni trascorsi a navigare in una mediocre e infruttuosa onestà?  C’è sempre una soluzione se si è disposti a dare un senso nuovo alla vita.

Il Monopoli è una risposta. Una scuola di vita. Che incarna alla perfezione i paradigmi del nostro tempo: una sfida, due giocatori, una partita a Monopoli. Un’ovvia metafora della società del Terzo Millennio? O un’ardita metafora sul sistema teatro? Apologia o parodia? Come direbbe qualche osservatore con ingenua malizia. Riesumare la scatola-gioco delle feste e portarla in piena scena, attrice non protagonista ma per sessanta minuti fulcro dello scontro tra le due opposte visioni: l’una a sostegno di una cinica spietatezza per il raggiungimento di ricchezza e potere; l’altra fatalmente votata all’onestà quindi al quasi inesorabile fallimento. Una partita umanizzata dai segnalini – quelli del Monopoli “originale”: donnina, fungo, bottiglia, candela, anatra, fiasco -, non più solo oggetti inanimati ma protagonisti a loro volta di un’altra e tante più storie, sempre che si abbia ancora in serbo l’immaginazione per inventarle. I viali, i vicoli acquistano vita e dimensione, le case e gli alberghi si animano, si scorgono discariche abusive, cementificazione, sale Snai, parroci e chiese, e si lamentano assenze come quelle del semplice wc, di un cane, di un cimitero.

Surreale e reale si intrecciano, comicità e grottesco si alternano in un’alleanza che tenta di dare forma e identità alle due figure non comprese nella scatola del Monopoli: i giocatori.

Sono loro – e noi tutti - che possono scegliere di opporsi alle regole del gioco, regole che qualcuno ha scritto forse per manipolare le loro vite: “Gioca, ti riscatti dalla disoccupazione, dalla quotidiana disperazione”. (quotidiana.com, Roberto Scappin e Paola Vannoni)

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