Imbruttire a ogni costo la vita delle persone. Io, da operaia a scrittrice professionista. Gli artisti lavorano!

COMO - Ogni giorno scopro in Rete nuove polemiche o nuovi metodi per far sì che le persone perdano tempo su chiacchiere sterili e inutili. Una di questa è stata il fatto che, a quanto pare, chi fa l'operaio è un lavoratore, chi pratica una qualsiasi forma di arte, è uno che fa finta di lavorare.

Credo di essere la persona giusta per dipanare questa matassa: dal 1987 al 1992 ho lavorato in fabbrica come operaia tessile. Successivamente ho lavorato per sei anni in un bar come donna delle pulizie.

Ora, sono una scrittrice professionista, iscritta all'albo e continuo nel mio ruolo di casalinga.

Trovo che, adesso, sia nata questa nuova arte: quella di voler a ogni costo imbruttire la vita delle persone.

La differenza tra esseri umani e animali sta nella nostra creatività, nella nostra manualità, nella nostra fantasia.

Cosa sarebbe il nostro mondo senza quelle persone che hanno studiato filosofia, per riflettere sulle nostre azioni?

Oppure senza tutti coloro che hanno raccolto il materiale storico per farci sapere da dove arriviamo, facendo in modo che ci fosse uno strumento per evitare gli errori del passato?

Cosa sarebbe la nostra vita senza quei monumenti che sono rimasti a testimonianza del passato? I quadri come la Gioconda, solo per citarne uno? “La pietà” di Michelangelo?

Canzoni come “Imagine” di Jhon Lennon? Libri nei quali vivere storie, camminare su suoli diversi dal nostro?

Anche trasmissioni che sappiano riempire il nostro sacco vuoto di nozioni.

Dietro a ogni penna, pennello, macchina da presa, macchina fotografica, scalpello... c'è un uomo che, con la sua arte, ha saputo rendere grande un momento.

Come un muratore che ci lascia la casa che ha costruito, anche un artista ci lascia un mattone, un piccolo forato che ha estratto dalla sua anima per abbellire il mondo.

Ognuno di noi nasce con un talento, il peccato mortale è non sfruttarlo. Anche un operaio, e io ne sono la testimonianza, può avere in sé il tocco per fare qualche cosa di diverso. Lavorare non è denigrarsi o valere meno. Ma non lo è nemmeno dare forma alle proprie passioni e metterle al servizio degli altri.

Non lasciamo che questo modo di pensare così svilente nei confronti dell'altro prenda piede. Perché la nostra vita, senza un qualcosa di unico, sarebbe davvero spenta.

Ci sono state date le mani per lavorare, per creare; il cervello per pensare, per riempirlo di ogni stimolo che questa vita ci offre. Chiudere i battenti alle possibilità ha come unico fine quello di fare del male a noi stessi.

di Miriam Ballerini

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