Via Crucis. Al Cilea di Reggio Calabria pubblico nel dramma di crocifissione, morte e resurrezione del Cristo
REGGIO CALABRIA - Il 29 marzo 2019, è stata eseguita, in prima assoluta, presso il Teatro Cilea di Reggio Calabria, la “Via Crucis”, oratorio per soli, coro e orchestra con musica di Antonio Galanti e drammaturgia e testi dei Padri della Chiesa curati da Domenico Gatto. Quest’importante appuntamento del programma della stagione 2018-2019 del “Rhegium Opera Musica Festival”, sezione “Classica Mediterranea” promossa dall’Orchestra del Teatro Cilea e dal Coro Lirica Cilea, è stato dedicato a don Gaetano Cosentino, mancato nel 2011.
Un oratorio capace di immergere il pubblico nel dramma della crocifissione, morte e resurrezione del Cristo, ben interpretato da Francesca Romana Tiddi, Sara Intagliata, Sofia Janelidze e Davide Ruberti, e da un intenso Simón Orfila, grande basso-baritono a livello internazionale nel ruolo di Cristo.
Attenta e precisa la direzione del maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli che ha saputo guidare l’Orchestra del Teatro Cilea, questa volta alle prese con una partitura contemporanea particolarmente complessa. Buona anche la prestazione del Coro lirico Cilea che ha ben sostenuto i solisti.
“Indubbiamente l’oratorio del maestro Galanti è un’opera innovativa e coraggiosa per il 2019. Vi è l’evidente volontà di proporre una composizione che sicuramente è contemporanea, ma non eccessivamente spinta, poiché cerca, in qualche modo, di ricollegarsi con tutta la tradizione sacra della musica italiana, dando un sapore di continuità a tutto l’oratorio. Frequente è infatti il ricorso ai melismi affidati alla voce dell’angelo mentre i temi del Cristo ricordano il canto gregoriano.
Un oratorio capace di immergere il pubblico nel dramma della crocifissione, morte e resurrezione del Cristo, ben interpretato da Francesca Romana Tiddi, Sara Intagliata, Sofia Janelidze e Davide Ruberti, e da un intenso Simón Orfila, grande basso-baritono a livello internazionale nel ruolo di Cristo.
Attenta e precisa la direzione del maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli che ha saputo guidare l’Orchestra del Teatro Cilea, questa volta alle prese con una partitura contemporanea particolarmente complessa. Buona anche la prestazione del Coro lirico Cilea che ha ben sostenuto i solisti.
“Indubbiamente l’oratorio del maestro Galanti è un’opera innovativa e coraggiosa per il 2019. Vi è l’evidente volontà di proporre una composizione che sicuramente è contemporanea, ma non eccessivamente spinta, poiché cerca, in qualche modo, di ricollegarsi con tutta la tradizione sacra della musica italiana, dando un sapore di continuità a tutto l’oratorio. Frequente è infatti il ricorso ai melismi affidati alla voce dell’angelo mentre i temi del Cristo ricordano il canto gregoriano.
All’orchestra è affidato un ruolo sicuramente diverso da quello proposto dalle normali composizioni sacre proprio perché l’idea è quella di creare piani differenti che si incontrano e si scontrano insieme.
Questa continua ripetitività dei temi del coro pare quasi invitare le persone a partecipare al viaggio che arriva poi alla resurrezione: questo, a mio avviso, è un aspetto molto importante. Il pubblico che viene a sentirsi questo oratorio, difatti, ci viene con l’idea di partecipare, anzi deve parteciparvi in quanto si trova a essere coinvolto in un vero e proprio percorso che accompagna lo spettatore dall’inizio - la morte di Gesù - alla Sua resurrezione. Alcuni elementi, dopo un po’, aiutano lo spettatore a partecipare, a prendervi parte e quindi ad arrivare al momento della risoluzione finale, la resurrezione, dove ovviamente vi è un apporto corale molto più preponderante, dove si può riscontrare un “tutti” diciamo complessivo, in cui l’orchestra cambia radicalmente e diventa molto più presente per celebrare il momento culmine dell’anno liturgico e probabilmente di tutta l’esegesi cattolica.
Rispetto alla serata di ieri, posso dirmi molto soddisfatto perché il pezzo era estremamente difficile.
L’Orchestra del Teatro Cilea ha risposto molto bene e sono molto molto contento dei solisti, in quanto sicuramente “Via Crucis” non è un’opera che possono eseguire tutti. Serve un cast di solisti d’eccezione perché il compositore ha voluto caratterizzare molto i personaggi, per l’interpretazione dei quali sono richieste vocalità particolari. Per questo devo complimentarmi con Domenico Gatto per la scelta veramente azzeccata del cast formato da voci importanti e allo stesso tempo estremamente duttili. Orfila, fuoriclasse indiscusso, è stato assolutamente incredibile. Lo avevo proprio affianco, alla mia sinistra, e sentivo questa voce che era strabordante, straordinaria, ma mai eccessiva, sempre calda, rotonda, tanto quando cantava a cappella quanto quando era accompagnato dall’orchestra. La sua vocalità è sì piena, ricca di sfumature e armonici che pare sia egli stesso un’orchestra completa: quindi straordinario. Eccezionale, dal mio punto di vista, è stata anche la Madonna, Maria, della Tiddi; notevole, mai eccessiva, sempre in tono. E poi l’Angelo, Sara Intagliata, tra i vincitori della seconda edizione del concorso “Beppe de Tomasi”: questa ragazza farà, secondo me, una carriera eccezionale in quanto ha delle qualità veramente impressionanti.
Questa continua ripetitività dei temi del coro pare quasi invitare le persone a partecipare al viaggio che arriva poi alla resurrezione: questo, a mio avviso, è un aspetto molto importante. Il pubblico che viene a sentirsi questo oratorio, difatti, ci viene con l’idea di partecipare, anzi deve parteciparvi in quanto si trova a essere coinvolto in un vero e proprio percorso che accompagna lo spettatore dall’inizio - la morte di Gesù - alla Sua resurrezione. Alcuni elementi, dopo un po’, aiutano lo spettatore a partecipare, a prendervi parte e quindi ad arrivare al momento della risoluzione finale, la resurrezione, dove ovviamente vi è un apporto corale molto più preponderante, dove si può riscontrare un “tutti” diciamo complessivo, in cui l’orchestra cambia radicalmente e diventa molto più presente per celebrare il momento culmine dell’anno liturgico e probabilmente di tutta l’esegesi cattolica.
Rispetto alla serata di ieri, posso dirmi molto soddisfatto perché il pezzo era estremamente difficile.
L’Orchestra del Teatro Cilea ha risposto molto bene e sono molto molto contento dei solisti, in quanto sicuramente “Via Crucis” non è un’opera che possono eseguire tutti. Serve un cast di solisti d’eccezione perché il compositore ha voluto caratterizzare molto i personaggi, per l’interpretazione dei quali sono richieste vocalità particolari. Per questo devo complimentarmi con Domenico Gatto per la scelta veramente azzeccata del cast formato da voci importanti e allo stesso tempo estremamente duttili. Orfila, fuoriclasse indiscusso, è stato assolutamente incredibile. Lo avevo proprio affianco, alla mia sinistra, e sentivo questa voce che era strabordante, straordinaria, ma mai eccessiva, sempre calda, rotonda, tanto quando cantava a cappella quanto quando era accompagnato dall’orchestra. La sua vocalità è sì piena, ricca di sfumature e armonici che pare sia egli stesso un’orchestra completa: quindi straordinario. Eccezionale, dal mio punto di vista, è stata anche la Madonna, Maria, della Tiddi; notevole, mai eccessiva, sempre in tono. E poi l’Angelo, Sara Intagliata, tra i vincitori della seconda edizione del concorso “Beppe de Tomasi”: questa ragazza farà, secondo me, una carriera eccezionale in quanto ha delle qualità veramente impressionanti.
Alla sua parte il compositore ha attribuito forse il registro più difficile con questa quinta diminuita veramente proibitiva che ricorda proprio i melismi sacri storici, parte che il soprano ha reso con un’agilità e una morbidezza sempre costanti, in modo veramente notevole. Bravissimi anche le Madri e i Padri della Chiesa, rispettivamente Sofia Janelidze e Davide Ruberti, che hanno dato un significativo apporto all’orchestrazione rappresentando i recitativi dell’oratorio. Come dicevo all’inizio, ottima pure la prova dell’Orchestra in quanto non è facilissimo suonare una partitura del genere e devo spendere anche ottime parole per il Coro Cilea perché sia nelle parti a cappella sia in quelle con l’Orchestra si è ampiamente distinto: ogni membro è stato decisamente all’altezza, nonostante l’oratorio sia indubbiamente molto molto difficile. In conclusione, vorrei aggiungere che quello di Galanti è un lavoro straordinario, frutto di anni di studio e ricerca: nessuna nota è messa a caso, tutto ha un suo perché, tutto ha un suo motivo. Il ritorno di alcuni melismi e il ritorno di alcuni elementi tematici, che sono sempre presenti e che devono essere veramente sempre evidenziati, descrivono perfettamente la Via Crucis. È stato veramente un bellissimo progetto a cui sono contentissimo di aver partecipato”, afferma il direttore Jacopo Sipari di Pescasseroli.
Ricerche Correlate
Commenti
Posta un commento