Prendi una donna sana, rinchiudila in una stanza: il resto con Nellie Bly e Dieci giorni in manicomio

COMO - Dieci giorni in manicomio, di Nellie Bly (2018 Edizioni Clandestine - Higlander, 121 pagine). Un libro dal titolo inequivocabile, si comprende subito di cosa si sta parlando. Ciò che non si può sapere è che la persona che ha scritto il libro, non è una vera malata di mente, bensì una giornalista che si è finta tale per provare sulla sua pelle cosa accadesse nel manicomio dove si è fatta ricoverare.

Ciò che mi ha colpito è che ci troviamo nel 1887 e la reporter Nellie Bly, pseudonimo di Elizabeth Jane Cochran, ha avuto questo enorme coraggio, dobbiamo infatti pensare a una società dove ancora l'uomo la faceva da padrone e lei, in questo contesto, fu la prima giornalista investigativa.

Facendosi passare per una rifugiata afflitta da paranoia, si fece rinchiudere nel manicomio dell'isola Blackwell. Racconta di come si è preparata per fingersi un'alienata, quindi l'arresto, il viaggio e l'arrivo in questa struttura.

Ci racconta di come i medici facessero solo qualche domanda banale e, in base a queste, giudicassero malate di mente le varie donne. Nellie ne ha conosciute qualcuna, di certo molte di loro non presentavano nessuna forma di demenza, ma erano lì perché fatte internare dalla famiglia, oppure perché povere.

Parla delle torture a cui erano assoggettate, con bagni nell'acqua gelata, vestite di abiti troppo leggeri, così che molte si ammalavano di polmonite.

Se andavano a parlare coi medici, lamentandosi della loro situazione, venivano tenute con la testa sotto l'acqua fino quasi farle affogare.

Venivano nutrite con cibo marcio, nel più completo abbandono delle normali regole di una vita dignitosa.

Dopo dieci giorni, un avvocato venne a prenderla, non tradendo la sua storia. Nellie si era fatta passare per una smemorata e, l'avvocato, finse di averla riconosciuta.

Lasciò quel girone infernale e scrisse un articolo che uscì sul New York World. Da quel momento ci furono delle indagini e, grazie a lei e al suo coraggio, la vita nel manicomio cambiò.

Prendi una donna perfettamente sana, rinchiudila in una stanza gelida e costringila a sedere dalle 6 del mattino alle 8 di sera, impedendole di muoversi e di parlare, alimentala con pessimo cibo, senza mai darle notizie di ciò che accade nel resto del mondo e vedrai come, ben presto, la condurrai alla follia”.

di Miriam Ballerini

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