Matricola Zero Zero Uno. In viaggio dalla follia alla vita col libro del giudice Nicola Graziano

MADDALONI - Il tredici maggio, nella sala Settembrini del Convitto Nazionale Giordano Bruno di Maddaloni, Nicola Graziano ha presentato il suo ultimo libro“Matricola Zero Zero Uno” per i tipi di Giapeto Editore. Il volume scritto dal magistrato è corredato dalle intense fotografie del fotoreporter Nicola Baldieri. Grande l’interesse dei giovani liceali presenti in sala. Il pomeriggio è stato aperto dalla preside Maria Pirozzi e arricchito dalle parole della psicologa-psicoterapeuta Anna Falco, cui hanno fatto seguito gli interventi delle ragazze e dei ragazzi.

Un’occasione importante per riflettere sul tema della follia, della diversità e sulle storie dell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa. Il 27 ottobre 2014, dopo avere ottenuto il permesso dal ministero della Giustizia, Nicola Graziano da “normale” recluso e Nicola Baldieri da giornalista, decidono di trascorrere tre giorni nell’Opg (Ospedale psichiatrico giudiziario) di Aversa, cittò normanna della provincia di Caserta. Decidono di entrare in quell’inferno, decidono di andare oltre quelle quattro mura viste da sempre dall’esterno del loro territorio. Graziano diventa una matricola, precisamente la matricola 001, porta con sé i pochi averi consegnatigli e quelle infinite paure, tipiche di chi non conosce la realtà che sta per affrontare. La realtà degli ultimi, di coloro che vivono le proprie giornate scandite da piccoli attimi di vita, scandite dalle sigarette che sono “il tutto del nulla che circonda il tempo”, piccoli attimi pregnanti di dolore, silenzi, urla, gioie e piccole conquiste quotidiane. Abbiamo parlato del libro e delle sensazioni provate con i due protagonisti.

Qual è stata la ragione che vi ha spinto a fare un’esperienza del genere?

«Abbiamo scelto di andare lì – ha spiegato Nicola Baldieri -, a poche decine di metri da casa nostra, perché ogni giorno ci siamo passati e chiesti cosa ci fosse oltre quel muro. Bisogna avere il coraggio di stare con loro. Lì dentro non esistevano notti e giorni, esistevano cose che scadenzavano i momenti. Mi sono detto che quella vita andava vissuta. Il giudice è entrato come un internato, in un vero e proprio “ultimo lager”. Vi sono persone che ci rimangono volontariamente, lo fanno perché fuori si sentirebbero derise dalla società. Mi chiedo quanti si sia chiesti e si chiedano cosa ci sia lì dentro, perché queste persone sono state completamente abbandonate a se stesse».

«Noi – ha sottolineato Nicola Graziano - non abbiamo voluto cercare lo scandalo, ma fare un viaggio dalla follia alla vita, siamo voluti partire dagli ultimi, da questo male! Abbiamo voluto portare queste loro paure fuori, lì dove c’è la vita. Cosa sono la follia, il dolore, la normalità e l’indulgenza? Questo libro è un libro che ha voluto cercare la verità, questo libro è per dare voce a queste persone non comprese, considerate come morti viventi, come coloro che non hanno la possibilità di amare e essere amate. Abbiamo cercato di capire quanto ciò potesse essere possibile, ed essere denunziato verso l’esterno. È stato un viaggio interiore, non esteriore».

Perché il libro è dedicato ad Alda Merini? Secondo lei, giudice, esiste una ragione per la quale dell’esperienza di quest’ultima e di tematiche del genere non si parli spesso nelle scuole?

«Amo e ho letto tutto di Alda Merini – dice Graziano -. Credo perché tale tema sia considerato “antipatico”, perché faccia appello alla dignità e alla diversità dell’uomo ribadito nell’art.3 della Costituzione. Il mio appello è rivolto agli insegnanti, alle scuole, a coloro che svolgono un ruolo fondamentale nella lotta al bullismo».

Com’è riuscito a catturare la follia, quegli occhi, i luoghi, i dettagli; com’è riuscito ad avvicinarsi così tanto a quella realtà?

«Vivendo con loro – ha spiegato Baldieri -, mangiando con loro, trascorrendo con loro il tempo libero, anche non fotografando solo. Mi interessava il mio viaggio in quell’inferno che andava mangiato, respirato quell’aria, i colori di quella monotonia. Ho voluto trascorrere la notte di San Silvestro lì. Vedere lo spettacolo dei fuochi d’artificio, solitamente colorato, ma che lì dentro percepivo come monocromatico. Era il sentire della mia condizione, per conoscermi, mettendomi alla prova. Non è stato semplice comprendere quella libertà che abbiamo fuori».

Un viaggio nella follia dove questa è normalità, un viaggio per portare la follia nella normalità. Un libro verità per chiamare le coscienze all’impegno, alla responsabilità.

«Non siate indifferenti – ha concluso Graziano - poiché la vera follia sociale è nell’egoismo, nel disimpegno, nel disinteresse, poiché costa sapere ascoltare. La legge Barsaglia, le leggi razziali, violavano la diversità. Perché la Costituzione respira solo attraverso il nostro impegno. Siamo diversi, ma l’unità è segno di dignità, più riconoscerete libertà, più avrete libertà. Scoprire uomini senza libertà mi ha insegnato il vero valore della libertà».

di Katia Nicosia

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