Domenico Albergo Waldker, del clan Trigila, sottoposto a sequestro di beni per oltre 4 milioni di euro
CATANIA - Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Su proposta della Procura della Repubblica, i Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, con la collaborazione dei colleghi del Comando Provinciale di Siracusa, hanno eseguito un provvedimento di applicazione di misura patrimoniale, emesso dal Tribunale etneo, Sezione Misure di Prevenzione, finalizzato al sequestro di attività commerciali, immobili, autovetture, motoveicoli e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di oltre 4 milioni di euro, appartenenti ad ALBERGO WALDKER Domenico (cl. 1962), detto “Rino”, esponente di riferimento del clan siracusano “TRIGILA” facente capo al boss Antonino TRIGILA (“Pinuccio Pinnintula”).
ALBERGO WALDKER, reggente del clan nei periodi di detenzione di “Pinuccio”, è già stato condannato per la sua partecipazione all’associazione mafiosa nonché per associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni, illecita concorrenza nonché plurime violazioni alla normativa di prevenzione antimafia.
ALBERGO WALDKER (“Rino”), forte della sua indiscussa, storica caratura criminale e della capacità intimidatoria derivante dalla sua appartenenza al cartello mafioso “NARDO-APARO-TRIGILA”, a partire dagli anni Duemila, acquisisce attività di ristorazione e bar al centro di Noto (SR), la “capitale del Barocco”.
La prima condanna per associazione mafiosa, per fatti commessi da ALBERGO sino al 1991, veniva sancita da una sentenza della Corte d’Appello di Catania nel 1994 “per aver” il proposto “diretto e organizzato l’associazione mafiosa dei Trigila”.
Ulteriori due pronunce definitive (tra le quali il processo “Nemesi”), per fatti commessi nel 1993 e nel 2006, vedevano ALBERGO WALDKER imputato e condannato per la sua appartenenza all’associazione mafiosa (art.416 bis C.P.). Il proposto, tra l’altro, veniva, in otto distinte circostanze, colpito dalla misura restrittiva della custodia cautelare in carcere maturando così una detenzione quasi continuativa tra il 1991 e il 2016. Nei periodi di libertà, ALBERGO, come emerge anche dalle risultanze di ordinari controlli sul territorio, frequentava soggetti gravati, tra gli altri, da precedenti per reati di mafia e in materia di narcotraffico - riporta il comunicato stampa della Gdf -.
Dal novembre del 2017, “Rino” è sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata, provvedimento recentemente rinnovato dal Tribunale di Sorveglianza che ha sottolineato il permanente vincolo associativo mafioso che lega WALDKER al clan mafioso aretuseo ininterrottamente e giudizialmente accertato fino al 2012.
Significativi elementi circa il vincolo di affiliazione che lega “Rino” ALBERGO al capo clan Antonino TRIGILA emergono dall’esame degli atti di due procedimenti, uno di prevenzione e uno penale, celebratisi nei confronti di “Pinuccio Pinnintula”.
Tra le imprese TRIGILA oggetto di intestazione fittizia, figurava la “SUD PALLETS di VASILE Emanuele”, attiva nella fabbricazione di imballaggi in legno, con sede operativa in Pachino (SR). Le intercettazioni ambientali rivelavano che Antonio TRIGILA, nel 2011, affidava l’amministrazione della SUD PALLETS proprio al sodale “Rino”, in quel periodo, peraltro, sorvegliato speciale. In quegli anni (2010 - 2012), “Rino” e il figlio Salvatore risultavano lavoratori dipendenti del prestanome di “Pinuccio”. La “testa di legno”, infatti, priva di qualsiasi competenza manageriale o esperienza imprenditoriale e, in assenza, di adeguate disponibilità finanziarie, costituiva l’azienda mafiosa e assumeva, quali dipendenti, prima il figlio Salvatore e poi il padre Domenico “Rino” ALBERGO.
Le modalità d’ingresso nel tessuto economico netino della famiglia ALBERGO sono emblematiche della pericolosità sociale che risulta qualificare il proposto.
In assenza di fonti reddituali, anche per il mero sostentamento familiare, tra il 2000 e il 2003, la consorte di “Rino”, FERLA Giuseppina, acquisisce la società commerciale “MO.AC. s.a.s.”, avente quale oggetto sociale la somministrazione di alimenti e bevande; successivamente, a proprietà interamente rilevata (a fronte di un esborso ufficiale complessivo di oltre 20 mila euro), la stessa confluiva nella ditta individuale intestata sempre alla moglie di ALBERGO. Nel 2011, tale ditta veniva donata ai figli Corrado, Concetta e Salvatore che costituivano la società commerciale “QUELLI DEL CHIOSCO S.R.L.” che, con il provvedimento odierno, viene sottoposta a sequestro.
Nell’ambito di un procedimento penale che vedeva ALBERGO (imputato per estorsione) assolto per contraddittorietà del quadro probatorio, emergevano dati obbiettivi in merito alle fasi di acquisizioni dell’immobile in Piazza Municipio a Noto (sede del chiosco-bar) e del Bar PINGUINO. Nello specifico, come desunto da intercettazioni telefoniche e ambientali, il venditore dell’immobile di Piazza Municipio era vittima di ripetuti atti vessatori e intimidatori (minacce dirette, piccoli e continui furti nonché danneggiamenti nell’abitazione privata) finalizzati a coartare la sua volontà verso la cessione immobiliare imposta da “Rino” ALBERGO. In quel periodo (2010-2011), il proposto, preoccupato per l’imminente rientro in carcere, voleva, ad ogni costo, creare per i propri figli una realtà commerciale solida che avrebbe dato loro la possibilità di mettere stabilmente a frutto i capitali illeciti accumulati con la sua attività criminale. Nell’ottobre del 2011, si realizzava la vendita dell’immobile sede del chiosco a favore dei figli di ALBERGO al prezzo indicato di 150.000 euro pagabili in 10 rate. Le investigazioni e le dichiarazioni testimoniali in fase di dibattimento consentivano di rilevare invece che l’effettivo esborso per l’acquisto del chiosco era stato il doppio, ovvero 300.000 euro dei quali 150 mila euro versati in contanti all’atto dell’acquisto. Identiche le modalità di acquisizione del Bar PINGUINO, nell’aprile del 2012, a favore della figlia di ALBERGO: compravendita fissata ufficialmente a 60.000 euro, somma corrisposta in un’unica soluzione a mezzo assegno bancario; il reale prezzo di vendita veniva fissato a 120.000 euro mediante la corresponsione della metà in denaro contante.
Per entrambe le acquisizioni, era “Rino” ALBERGO a tenere le contrattazioni e consentire ai suoi familiari di giungere alla favorevole conclusione delle compravendite. La significativa, immediata disponibilità di denaro contante (oltre 200.000 euro) non tracciata dai tradizionali canali finanziari, esprimeva l’effettiva capacità economica di ALBERGO di infiltrarsi nel settore turistico netino acquisendo, a proprio piacimento, le attività di ristorazione più remunerative e più in vista.
Ulteriore grave e attuale sintomo della pericolosità del proposto si manifestava all’atto dell’emissione da parte dell’Ufficio Territoriale del Governo di Siracusa, in data 30 aprile 2019, di n.2 interdittive “antimafia” per le società della famiglia ALBERGO, “LA CATTEDRALE S.R.L.S.” e “QUELLI DEL CHIOSCO S.R.L.”. Prima dell’emissione dei provvedimenti prefettizi e subito dopo la loro notifica, le società “colpite” passavano vorticosamente a ditte individuali neo costituite, una prima della moglie di “Rino” e, successivamente, n.3 ulteriori aziende di conviventi o persone legate sentimentalmente ai figli di ALBERGO. In altre parole, sono state attuate, in rapida sequenza, locazioni aziendali finalizzate a rendere vani i provvedimenti amministrativi.
Sulla base, dunque, dei descritti plurimi, gravi e concordanti elementi indiziari, il Tribunale etneo ha ritenuto ALBERGO WALDKER soggetto gravato da pericolosità sociale qualificata in quanto esponente organico sin dall’anno 1991 del sodalizio mafioso dei TRIGILA.
Gli approfondimenti effettuati dagli specialisti del G.I.C.O. di Catania su delega del Gruppo di lavoro delle Misure di Prevenzione di quest’Ufficio sono, dunque, consistiti nella messa a sistema del vasto compendio indiziario a carico di ALBERGO WALDKER tratto dall’esame di documentazione bancaria e contabile, dalle evidenze di atti pubblici e scritture private, dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e dalle intercettazioni eseguite nell’ambito dei molteplici procedimenti penali che hanno visto il proposto imputato per delitti di mafia.
I complessi accertamenti patrimoniali eseguiti hanno permesso di tracciare analiticamente il profilo soggettivo di ALBERGO WALDKER, di ricostruire il quadro di imprese a lui riconducibile individuandone gli asset patrimoniali illecitamente accumulati nonché l’acquisizione di beni privati con risorse finanziarie di provenienza illecita.
Al descritto profilo soggettivo del proposto è, tra l’altro, corrisposta una rilevante e costante “sproporzione” nel considerevole arco temporale preso in considerazione (1985-2017) delle attività economiche possedute, da ALBERGO WALDKER e dalla sua cerchia familiare, rispetto ai redditi (quasi nulli) dagli stessi dichiarati al fisco.
Tutti i familiari di ALBERGO WALDKER, quasi sempre costituenti un unico nucleo familiare, sono stati singolarmente analizzati da un punto di vista patrimoniale: quali fonti finanziarie ufficiali figurano solo modesti redditi di lavoro dipendente sempre erogati dalle aziende di famiglia fatta eccezione per un’attività di ristorazione gestita da una cugina di un affiliato ai TRIGILA. A fronte di una comune indisponibilità di risorse sufficienti a fronteggiare anche le spese vitali, vengono registrate, negli anni 2015-2018, l’acquisizione di immobili e autoveicoli con proventi di attività illecite.
Le indagini patrimoniali dei militari del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Catania, eseguite anche con l’ausilio del sofisticato software “Molecola” sviluppato dal Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) della Guardia di Finanza per l’acquisizione massiva e l’analisi di tutte le informazioni rilevabili dalle numerose banche dati in uso al Corpo, evidenziano che proprio la sistematica indisponibilità di risorse finanziarie costituisce la prima significativa traccia dell’avvenuta immissione di capitali di illecita provenienza.
Il patrimonio sequestrato oggi dalle Fiamme Gialle etnee - per un valore di oltre 4 milioni di euro - è costituito da 2 terreni e da 9 fabbricati (tra i quali una villa residenziale costituita da più unità immobiliari suddivise tra i figli del proposto, ammodernata e rifinita, situata a Noto contrada Fiumara), 40 rapporti bancari, 5 autovetture, 3 motoveicoli nonché le seguenti imprese:
- “LA CATTEDRALE S.R.L.S.”, con sede a Noto (SR) in Piazza Municipio, esercente l’attività di “ristorante e somministrazione di alimenti e bevande”, attiva dal 2017, ultimo fatturato dichiarato di 81.307 di euro; ALBERGO Concetta, figlia di “Rino”, è socio e amministratore unico;
- “QUELLI DEL CHIOSCO S.R.L.”, con sede a Noto (SR) in Piazza Municipio, esercente l’attività di “chiosco- bar”, attiva dal 2012, ultimo fatturato dichiarato di 649.762 di euro; ALBERGO Concetta, figlia di “Rino”, è amministratore unico e socia con i fratelli Corrado e Salvatore;
- “Ditta Individuale BAR PINGUINO” di ALBERGO Concetta, con sede a Noto (SR) in Corso Vittorio Emanuele, esercente l’attività di “Bar e altri esercizi simili senza cucina”, attiva dal 2012, ultimo fatturato dichiarato di 189.318 di euro;
- “PUB LOCO S.R.L.S”, con sede a Noto (SR) in via S. Spaventa, esercente l’attività di “Bar e altri esercizi simili senza cucina”, attiva dal 2016; socio unico è Salvatore, figlio di “Rino”;
- “Ditta individuale FERLA Giuseppina”, avente sede a Noto (SR) al medesimo indirizzo della suindicata società “QUELLI DEL CHIOSCO S.R.L.”, esercente l’attività di “chiosco bar caffetteria gelateria”; la relativa partita IVA veniva accesa, nell’aprile di quest’anno, pochi giorni prima l’emissione delle interdittive “antimafia” a carico delle imprese di ALBERGO;
- “Ditta individuale RIZZA Carmela”, con sede a Noto (SR) in Piazza Municipio, esercente l’attività di “Ristorante pizzeria”; la relativa partita IVA veniva accesa, nel maggio di quest’anno, immediatamente dopo la notifica delle interdittive “antimafia” a carico delle imprese di ALBERGO; la ditta individuale appartenente alla convivente di uno dei figli di “Rino” acquisiva in locazione il “BAR PINGUINO” e “LA CATTEDRALE S.R.L.S.”;
- “Ditta individuale CANNATA Mariana”, con sede a Noto (SR) in via Silvio Spaventa, esercente l’attività di “Bar Pub”; la relativa partita IVA veniva accesa immediatamente dopo la notifica delle interdittive “antimafia”; la ditta individuale appartenente a una persona legata sentimentalmente con uno dei figli di “Rino” acquisiva in locazione il “PUB LOCO S.R.L.S” e “QUELLI DEL CHIOSCO
S.R.L.”;
- “Ditta individuale GENTILE Vittorio”, avente sede a Noto (SR) al medesimo indirizzo della suindicata società “QUELLI DEL CHIOSCO S.R.L.”, esercente l’attività di “Chiosco bar caffetteria”; la relativa partita IVA veniva accesa immediatamente dopo la notifica delle interdittive “antimafia”; la ditta individuale appartenente a una persona legata sentimentalmente con uno dei figli di “Rino” acquisiva in locazione proprio la società “QUELLI DEL CHIOSCO S.R.L.”.
La prima condanna per associazione mafiosa, per fatti commessi da ALBERGO sino al 1991, veniva sancita da una sentenza della Corte d’Appello di Catania nel 1994 “per aver” il proposto “diretto e organizzato l’associazione mafiosa dei Trigila”.
Ulteriori due pronunce definitive (tra le quali il processo “Nemesi”), per fatti commessi nel 1993 e nel 2006, vedevano ALBERGO WALDKER imputato e condannato per la sua appartenenza all’associazione mafiosa (art.416 bis C.P.). Il proposto, tra l’altro, veniva, in otto distinte circostanze, colpito dalla misura restrittiva della custodia cautelare in carcere maturando così una detenzione quasi continuativa tra il 1991 e il 2016. Nei periodi di libertà, ALBERGO, come emerge anche dalle risultanze di ordinari controlli sul territorio, frequentava soggetti gravati, tra gli altri, da precedenti per reati di mafia e in materia di narcotraffico - riporta il comunicato stampa della Gdf -.
Dal novembre del 2017, “Rino” è sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata, provvedimento recentemente rinnovato dal Tribunale di Sorveglianza che ha sottolineato il permanente vincolo associativo mafioso che lega WALDKER al clan mafioso aretuseo ininterrottamente e giudizialmente accertato fino al 2012.
Significativi elementi circa il vincolo di affiliazione che lega “Rino” ALBERGO al capo clan Antonino TRIGILA emergono dall’esame degli atti di due procedimenti, uno di prevenzione e uno penale, celebratisi nei confronti di “Pinuccio Pinnintula”.
Tra le imprese TRIGILA oggetto di intestazione fittizia, figurava la “SUD PALLETS di VASILE Emanuele”, attiva nella fabbricazione di imballaggi in legno, con sede operativa in Pachino (SR). Le intercettazioni ambientali rivelavano che Antonio TRIGILA, nel 2011, affidava l’amministrazione della SUD PALLETS proprio al sodale “Rino”, in quel periodo, peraltro, sorvegliato speciale. In quegli anni (2010 - 2012), “Rino” e il figlio Salvatore risultavano lavoratori dipendenti del prestanome di “Pinuccio”. La “testa di legno”, infatti, priva di qualsiasi competenza manageriale o esperienza imprenditoriale e, in assenza, di adeguate disponibilità finanziarie, costituiva l’azienda mafiosa e assumeva, quali dipendenti, prima il figlio Salvatore e poi il padre Domenico “Rino” ALBERGO.
Le modalità d’ingresso nel tessuto economico netino della famiglia ALBERGO sono emblematiche della pericolosità sociale che risulta qualificare il proposto.
In assenza di fonti reddituali, anche per il mero sostentamento familiare, tra il 2000 e il 2003, la consorte di “Rino”, FERLA Giuseppina, acquisisce la società commerciale “MO.AC. s.a.s.”, avente quale oggetto sociale la somministrazione di alimenti e bevande; successivamente, a proprietà interamente rilevata (a fronte di un esborso ufficiale complessivo di oltre 20 mila euro), la stessa confluiva nella ditta individuale intestata sempre alla moglie di ALBERGO. Nel 2011, tale ditta veniva donata ai figli Corrado, Concetta e Salvatore che costituivano la società commerciale “QUELLI DEL CHIOSCO S.R.L.” che, con il provvedimento odierno, viene sottoposta a sequestro.
Nell’ambito di un procedimento penale che vedeva ALBERGO (imputato per estorsione) assolto per contraddittorietà del quadro probatorio, emergevano dati obbiettivi in merito alle fasi di acquisizioni dell’immobile in Piazza Municipio a Noto (sede del chiosco-bar) e del Bar PINGUINO. Nello specifico, come desunto da intercettazioni telefoniche e ambientali, il venditore dell’immobile di Piazza Municipio era vittima di ripetuti atti vessatori e intimidatori (minacce dirette, piccoli e continui furti nonché danneggiamenti nell’abitazione privata) finalizzati a coartare la sua volontà verso la cessione immobiliare imposta da “Rino” ALBERGO. In quel periodo (2010-2011), il proposto, preoccupato per l’imminente rientro in carcere, voleva, ad ogni costo, creare per i propri figli una realtà commerciale solida che avrebbe dato loro la possibilità di mettere stabilmente a frutto i capitali illeciti accumulati con la sua attività criminale. Nell’ottobre del 2011, si realizzava la vendita dell’immobile sede del chiosco a favore dei figli di ALBERGO al prezzo indicato di 150.000 euro pagabili in 10 rate. Le investigazioni e le dichiarazioni testimoniali in fase di dibattimento consentivano di rilevare invece che l’effettivo esborso per l’acquisto del chiosco era stato il doppio, ovvero 300.000 euro dei quali 150 mila euro versati in contanti all’atto dell’acquisto. Identiche le modalità di acquisizione del Bar PINGUINO, nell’aprile del 2012, a favore della figlia di ALBERGO: compravendita fissata ufficialmente a 60.000 euro, somma corrisposta in un’unica soluzione a mezzo assegno bancario; il reale prezzo di vendita veniva fissato a 120.000 euro mediante la corresponsione della metà in denaro contante.
Per entrambe le acquisizioni, era “Rino” ALBERGO a tenere le contrattazioni e consentire ai suoi familiari di giungere alla favorevole conclusione delle compravendite. La significativa, immediata disponibilità di denaro contante (oltre 200.000 euro) non tracciata dai tradizionali canali finanziari, esprimeva l’effettiva capacità economica di ALBERGO di infiltrarsi nel settore turistico netino acquisendo, a proprio piacimento, le attività di ristorazione più remunerative e più in vista.
Ulteriore grave e attuale sintomo della pericolosità del proposto si manifestava all’atto dell’emissione da parte dell’Ufficio Territoriale del Governo di Siracusa, in data 30 aprile 2019, di n.2 interdittive “antimafia” per le società della famiglia ALBERGO, “LA CATTEDRALE S.R.L.S.” e “QUELLI DEL CHIOSCO S.R.L.”. Prima dell’emissione dei provvedimenti prefettizi e subito dopo la loro notifica, le società “colpite” passavano vorticosamente a ditte individuali neo costituite, una prima della moglie di “Rino” e, successivamente, n.3 ulteriori aziende di conviventi o persone legate sentimentalmente ai figli di ALBERGO. In altre parole, sono state attuate, in rapida sequenza, locazioni aziendali finalizzate a rendere vani i provvedimenti amministrativi.
Sulla base, dunque, dei descritti plurimi, gravi e concordanti elementi indiziari, il Tribunale etneo ha ritenuto ALBERGO WALDKER soggetto gravato da pericolosità sociale qualificata in quanto esponente organico sin dall’anno 1991 del sodalizio mafioso dei TRIGILA.
Gli approfondimenti effettuati dagli specialisti del G.I.C.O. di Catania su delega del Gruppo di lavoro delle Misure di Prevenzione di quest’Ufficio sono, dunque, consistiti nella messa a sistema del vasto compendio indiziario a carico di ALBERGO WALDKER tratto dall’esame di documentazione bancaria e contabile, dalle evidenze di atti pubblici e scritture private, dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e dalle intercettazioni eseguite nell’ambito dei molteplici procedimenti penali che hanno visto il proposto imputato per delitti di mafia.
I complessi accertamenti patrimoniali eseguiti hanno permesso di tracciare analiticamente il profilo soggettivo di ALBERGO WALDKER, di ricostruire il quadro di imprese a lui riconducibile individuandone gli asset patrimoniali illecitamente accumulati nonché l’acquisizione di beni privati con risorse finanziarie di provenienza illecita.
Al descritto profilo soggettivo del proposto è, tra l’altro, corrisposta una rilevante e costante “sproporzione” nel considerevole arco temporale preso in considerazione (1985-2017) delle attività economiche possedute, da ALBERGO WALDKER e dalla sua cerchia familiare, rispetto ai redditi (quasi nulli) dagli stessi dichiarati al fisco.
Tutti i familiari di ALBERGO WALDKER, quasi sempre costituenti un unico nucleo familiare, sono stati singolarmente analizzati da un punto di vista patrimoniale: quali fonti finanziarie ufficiali figurano solo modesti redditi di lavoro dipendente sempre erogati dalle aziende di famiglia fatta eccezione per un’attività di ristorazione gestita da una cugina di un affiliato ai TRIGILA. A fronte di una comune indisponibilità di risorse sufficienti a fronteggiare anche le spese vitali, vengono registrate, negli anni 2015-2018, l’acquisizione di immobili e autoveicoli con proventi di attività illecite.
Le indagini patrimoniali dei militari del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Catania, eseguite anche con l’ausilio del sofisticato software “Molecola” sviluppato dal Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) della Guardia di Finanza per l’acquisizione massiva e l’analisi di tutte le informazioni rilevabili dalle numerose banche dati in uso al Corpo, evidenziano che proprio la sistematica indisponibilità di risorse finanziarie costituisce la prima significativa traccia dell’avvenuta immissione di capitali di illecita provenienza.
Il patrimonio sequestrato oggi dalle Fiamme Gialle etnee - per un valore di oltre 4 milioni di euro - è costituito da 2 terreni e da 9 fabbricati (tra i quali una villa residenziale costituita da più unità immobiliari suddivise tra i figli del proposto, ammodernata e rifinita, situata a Noto contrada Fiumara), 40 rapporti bancari, 5 autovetture, 3 motoveicoli nonché le seguenti imprese:
- “LA CATTEDRALE S.R.L.S.”, con sede a Noto (SR) in Piazza Municipio, esercente l’attività di “ristorante e somministrazione di alimenti e bevande”, attiva dal 2017, ultimo fatturato dichiarato di 81.307 di euro; ALBERGO Concetta, figlia di “Rino”, è socio e amministratore unico;
- “QUELLI DEL CHIOSCO S.R.L.”, con sede a Noto (SR) in Piazza Municipio, esercente l’attività di “chiosco- bar”, attiva dal 2012, ultimo fatturato dichiarato di 649.762 di euro; ALBERGO Concetta, figlia di “Rino”, è amministratore unico e socia con i fratelli Corrado e Salvatore;
- “Ditta Individuale BAR PINGUINO” di ALBERGO Concetta, con sede a Noto (SR) in Corso Vittorio Emanuele, esercente l’attività di “Bar e altri esercizi simili senza cucina”, attiva dal 2012, ultimo fatturato dichiarato di 189.318 di euro;
- “PUB LOCO S.R.L.S”, con sede a Noto (SR) in via S. Spaventa, esercente l’attività di “Bar e altri esercizi simili senza cucina”, attiva dal 2016; socio unico è Salvatore, figlio di “Rino”;
- “Ditta individuale FERLA Giuseppina”, avente sede a Noto (SR) al medesimo indirizzo della suindicata società “QUELLI DEL CHIOSCO S.R.L.”, esercente l’attività di “chiosco bar caffetteria gelateria”; la relativa partita IVA veniva accesa, nell’aprile di quest’anno, pochi giorni prima l’emissione delle interdittive “antimafia” a carico delle imprese di ALBERGO;
- “Ditta individuale RIZZA Carmela”, con sede a Noto (SR) in Piazza Municipio, esercente l’attività di “Ristorante pizzeria”; la relativa partita IVA veniva accesa, nel maggio di quest’anno, immediatamente dopo la notifica delle interdittive “antimafia” a carico delle imprese di ALBERGO; la ditta individuale appartenente alla convivente di uno dei figli di “Rino” acquisiva in locazione il “BAR PINGUINO” e “LA CATTEDRALE S.R.L.S.”;
- “Ditta individuale CANNATA Mariana”, con sede a Noto (SR) in via Silvio Spaventa, esercente l’attività di “Bar Pub”; la relativa partita IVA veniva accesa immediatamente dopo la notifica delle interdittive “antimafia”; la ditta individuale appartenente a una persona legata sentimentalmente con uno dei figli di “Rino” acquisiva in locazione il “PUB LOCO S.R.L.S” e “QUELLI DEL CHIOSCO
S.R.L.”;
- “Ditta individuale GENTILE Vittorio”, avente sede a Noto (SR) al medesimo indirizzo della suindicata società “QUELLI DEL CHIOSCO S.R.L.”, esercente l’attività di “Chiosco bar caffetteria”; la relativa partita IVA veniva accesa immediatamente dopo la notifica delle interdittive “antimafia”; la ditta individuale appartenente a una persona legata sentimentalmente con uno dei figli di “Rino” acquisiva in locazione proprio la società “QUELLI DEL CHIOSCO S.R.L.”.
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