Shining. Una splendida festa di morte, il memorabile horror

COMO - Shining - Una splendida festa di morte, libro di Stephen King (1986 Arnoldo Mondadori, 429 pagine). Non so quante volte abbia riletto questo romanzo. Mentre, il film che ne è stato tratto, diretto da Stanley Kubrick, l'ho visto una sola volta. Ormai il libro, vista la sua datazione, lo si trova solo usato, oppure in qualche ristampa diversa da quella che possiedo io. La prima cosa che ho pensato, riaddentrandomi nelle pagine di questo memorabile horror, è che la faccia di Jack Nicholson è la sola che si adatti al protagonista del romanzo: Jack Torrance. Quando il personaggio raggiunge l'apice della follia, solo il volto stravolto dell'attore vi si adatta come una maschera perfetta. Gli elementi che compongono il romanzo sono come gli ingredienti di una buona pietanza: pochi, ma essenziali. C'è una famiglia: padre, madre, figlio. Con alle spalle attimi di tensione. Jack era un alcolista. Alcune scene, se non ricordo male, King le ha estrapolate dal proprio vissuto: anche lui aveva il vizio del bere o, come asserisce il piccolo Danny Torrance, faceva la “brutta cosa”.

Un albergo che appare davvero come un grosso mostro

Abbiamo un hotel pieno di vita vissuta. Le sue mura hanno assistito a diversi casi di cronaca e ha avuto il suo bel numero di morti. I fantasmi vagano per le sue stanze e i suoi saloni. Jack accetta il lavoro come custode invernale, quando l'Overlook hotel rimane chiuso e isolato dalla neve che cade copiosa sulle montagne del Colorado. Danny ha un dono: l'aura. Vede cose che devono ancora accadere, sa leggere nella mente delle persone. Sa delle cose. Halloran, il cuoco dell'Overlook, ha lo stesso dono, ma non ha la stessa scintillanza (shining), del bambino. Teme che riuscirà a captare tutto ciò che si muove nell'hotel. Prima di andarsene, visto che la sua stagione lavorativa è conclusa, gli raccomanda di chiamarlo, qualora si trovasse nei guai. Di mandargli un messaggio con la mente, lui lo sentirà anche se lontano. La neve comincia a cadere, isolando la famigliola fra le mura dell'albergo che, ora, appare davvero come un grosso mostro.

Ogni personaggio sente ciò che potrebbe avvertire ognuno di noi

Nella stagione passata c'era un altro custode con la sua famiglia: li uccise tutti, prima di togliersi la vita a sua volta … Ecco che, la splendida festa di morte, non tarda a mettersi in moto anche questa volta. Un capolavoro del suo genere. Come sempre King scava nell'animo umano, mettendone a nudo vizi e virtù, senza alcun pudore. Ciò che ogni personaggio sente è ciò che potrebbe avvertire ognuno di noi, da qualsiasi parte ci si schieri …

di Miriam Ballerini

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