NAPOLI - Il Dr. Nest è arrivato a Napoli. Dal 6 al 15 dicembre 2019 il Teatro Bellini ospita una compagnia berlinese molto amata in città: Familie Flöz. In 25 anni di ricerca teatrale, gli artisti in questione creano osmosi magica fra più generi.
Sul palco, infatti, si assiste a performance che vanno dal teatro di maschera al teatro di figura contemporaneo, dal teatro di improvvisazione alla clownerie vera e propria, dal teatro danza a una comicità surreale.
Lo spettacolo è firmato da Fabian Baumgarten, Anna Kistel, Björn Leese, Benjamin Reber, Hajo Schüler, Mats Suethoff, Michael Vogel ed è finanziato da Hauptstadt Kulturfond e da Fonds Transfabrik.
L’inconfondibile stile poetico è interpretato da cinque animali da placo Anna Kistel, Björn Leese, Benjamin Reber, Hajo Schülere e Mats Suethoff, energici vettori delle maschere di Hajo Schüler.
Non una parola, non un filo di voce, ma tanto corpo e altrettanta anima. Travolto da uno schema tracciato a metà strada tra l’ agire e il sognare, il nostro Dr Nest si ritrova a dirigere una casa di cura e ad entrare in empatia con i pazienti e le loro visioni. Il silenzio è scandito dalle musiche di Fabian Kalbitzer, mentre lo spazio, cadenzato dal ritmo delle trasformazioni, è disegnato nelle luci di Reinhard Hubert e dall’incastro scenografico di Rotes Pferd.
L’inconfondibile stile poetico è interpretato da cinque animali da placo Anna Kistel, Björn Leese, Benjamin Reber, Hajo Schülere e Mats Suethoff, energici vettori delle maschere di Hajo Schüler.
Non una parola, non un filo di voce, ma tanto corpo e altrettanta anima. Travolto da uno schema tracciato a metà strada tra l’ agire e il sognare, il nostro Dr Nest si ritrova a dirigere una casa di cura e ad entrare in empatia con i pazienti e le loro visioni. Il silenzio è scandito dalle musiche di Fabian Kalbitzer, mentre lo spazio, cadenzato dal ritmo delle trasformazioni, è disegnato nelle luci di Reinhard Hubert e dall’incastro scenografico di Rotes Pferd.
Ci si affeziona a tutti i personaggi, alle loro debolezze, alle loro metafore, ai loro simboli.
Applauditissimo l’uomo col tamburo che comunica l’eco della sua interiorità, ma non sono da meno la composta assistente del medico, la bislunga donna materna e seduttrice, il musicista pieno del suo estro o lo spazzino che diventa molle senza la sua scopa. Le dinamiche fra i loro, e i nostri, universi, narrano di vite svuotate dalla logica convenzionale, mostrano i caratteri psichici dell’uomo moderno che sa di esistere solo se può identificarsi in qualcosa.
Hajo Schüler e Michael Vogel hanno lavorato su una regia fatta di profondità, di analisi dei prototipi umani e dei suoi abissi, puntando sulla capacità degli attori di aprire nuove zone vitali per trovare gli autentici ritmi della collettività.
I Familie Flöz si confermano una imperdibile pagina di storia del teatro.
di Anita Laudando
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