Feltri e Giordano all'attacco del Meridione. Gennaro De Crescenzo ne blocca l'avanzata: razzisti veri. Denunciamo

NAPOLI - Nell’Italia sotto scacco per la pandemia, c’è chi per avere certificazione di esistenza in vita denigra, offende, sbeffeggia. Non è solo l’epoca delle fake news, è questo anche il tempo dell’irresponsabilità e non ne sentivamo proprio il bisogno. Dalla spasmodica ricerca di immagini che possano dimostrare che a Napoli si è disubbidienti, all’insulto televisivo del giornalista (Feltri lo è ancora?) «in gran parte dei casi i meridionali sono inferiori». Non è nuovo Feltri a uscite intollerabili, qualche giorno fa aveva affermato «Noi senza di voi campiamo alla grande, voi senza di noi andate a ramengo. Datevi una regolata o farete una brutta fine, per altro meritata».

Nell’Italia dei «troppi diritti» per dirla con Alessandro Barbano, il giornalista (?) se ne prende di non dovuti, si arroga il diritto di straparlare, offendere, mortificare. Quousque tandem abutere, Feltri, patientia nostra?

Ne abbiamo parlato con Gennaro De Crescenzo, studioso di storia meridionale, docente di discipline letterarie nella scuola superiore, autore di molti libri, napoletano doc, difensore dell’immagine di un popolo, di una cultura, di un’identità.

Professore De Crescenzo, lei da anni conduce una battaglia, molto seguita, contro quanti attraverso i media diffondono immagini ed esternazioni contro il sud dell’Italia. Perché?

Sono convinto che la prima battaglia per il vero riscatto del Sud non possa che essere culturale: da 150 anni viviamo (immotivati) complessi di inferiorità "terroni" e (immotivati) complessi di superiorità (padani). Questo meccanismo, del resto, è alla base della nascita, della mancata risoluzione e della drammatica evoluzione della questione meridionale. Reagire ad attacchi, offese o insulti di questo o quel giornalista o opinionista è un segnale: non possono più passare questi messaggi che perpetuano delle situazioni ormai antiche.

Le sue proteste utilizzano una metodologia che si rivela assolutamente efficace, la mailbombing agli inserzionisti dei giornali e delle tv che trasmettono e diffondono idee razziste. Una strategia che finora le ha dato ragione...

Le reazioni che spesso accompagnano queste piccole "battaglie" con decine di migliaia di persone che ci seguono e (spesso) scuse e rettifiche degli interlocutori, ci fanno capire che è una strada giusta.

In mancanza di media nazionali e di risorse economiche massicce, oltre che di classi dirigenti adeguate, del resto, quella delle proteste social è una buona "arma". Ancora più efficace, in molti casi, le comunicazioni inviate agli sponsor delle trasmissioni e dei giornali in questione: spesso sono gli stessi sponsor a intervenire e, quando si dice che toccando i portafogli di certe persone si ottengono risultati, si sostiene una cosa vera... Pensiamo ad aziende che spendono milioni di euro per promuovere un prodotto: come potrebbero essere contente di associare il loro marchio, consapevolmente o meno, a un tizio che offende magari Napoli, il Sud e quindi milioni di potenziali clienti?

«In gran parte dei casi i meridionali sono inferiori». Questa è solo l’ultima delle esternazioni di Feltri - giornalista discusso, più volte condannato e radiato -, sui meridionali. Come arginare questo abuso della parola?

Oltre ai consueti messaggi a trasmissioni e sponsor (già migliaia in poche ore) in questo caso siamo di fronte a un razzismo vero: il personaggio è recidivo e in questo caso ha davvero esagerato come ha esagerato nella tolleranza il conduttore Mario Giordano che si è limitato a risatine e commenti preoccupati per i suoi "ascolti".

Abbiamo appena presentato, con l'ufficio legale del Movimento Neoborbonico, un esposto-querela alla Procura di Napoli perché qui per noi si configurano veri e propri reati (in testa quello di istigazione all'odio razziale).

Lei è storico, da anni trascorre molto del suo tempo, a fare ricerche d’archivio. Da cosa nasce, a suo avviso, quest’odio, a volte feroce, nei confronti del sud?

In archivio, durante i miei studi da "piccolo" e durante il corso di specializzazione in Archivistica sono diventato "neoborbonico" ma non per riportare un re su un trono o per dividere l'Italia: era ed è una provocazione e in fondo è riuscita, visti i consensi e una sorta di trend neoborbonico ormai molto diffuso. L'Italia, forse, purtroppo, nasce con la distanza-diffidenza tra Nord e Sud e spesso questa diffidenza è diventata disprezzo e odio, pensiamo ai massacri di "briganti e brigantesse", alla deportazione dei meridionali (soldati e civili), alla lunga serie di definizioni che i politici di turno usavano per definire i meridionali. Da lì ai cori razzisti (tollerati) sugli stadi fino a... Feltri è tutto coerente per questa Italia duale. E il problema è che tutta questa roba non testa sugli stadi o nelle tv ma passa nelle aule parlamentari e nei ministeri con politici di turno (leghisti e non, di sinistra come di destra e del Sud come del Nord) e diventerà "regionalismo differenziato" ai danni del Sud o è diventata 840 miliardi di euro sottratti al Sud dal Nord negli ultimi 17 anni (dati-Eurispes).

Noi non vogliamo dividere l'Italia: l'Italia e già divisa perché i nostri ragazzi (io insegno a Scampia) hanno da 150 anni la metà dei diritti, dei servizi, del lavoro e delle speranza di quelli che vivono nel resto del Paese e dell'Europa. Le nostre "battaglie" servono per questo: sono la base per rivendicare pari diritti dopo 150 anni. A meno che qualcuno non pensi davvero, come Lombroso, che la nostra sia una razza inferiore e che questa discriminazione sia giusta e "ce la meritiamo". E tutto questo va detto forte e chiaro ai politici di turno, nazionali e locali spesso complici di questo sistema ingiusto.

Nella sua attività di docente di Italiano e Storia in una scuola superiore, come aiuta le studentesse e gli studenti a comprendere il valore della verità e a rifuggire dalle parole e dai comportamenti razzisti?

La storia è tutta importante e cerco di farlo capire ai miei ragazzi. E quando qualche volta magari affrontiamo certi temi come quelli relativi ai tanti primati delle Due Sicilie, ai saccheggi, ai massacri, all'emigrazione, che prima del 1860 non conoscevamo al Sud, e che da allora segna la vita dei meridionali, cerco di fargli capire che la nostalgia non serve e che tutto deve essere utile per il loro futuro.
Ai miei ragazzi più che la storia "a modo mio" cerco di spiegare un metodo: quello del dubbio, della necessità della ricerca (ma di tutte le fonti) e "racconto" spesso una parola importante più che mai importante a Scampia: orgoglio. Saranno loro i Napoletani e i meridionali di domani e, se consapevoli e orgogliosi della loro grande storia, saranno loro a cambiare questa Italia e a farla diventare più giusta e più bella.

Nei giorni del Coronavirus, almeno in questi, ci saremmo aspettati maggiore rispetto e silenzio. Invece, sembra addirittura che certi personaggi stiano soffiando sul fuoco dell’intolleranza. Al di là del mailbombing, cos’altro è giusto e utile programmare?

Anche in questi giorni che speravamo fossero dedicati alla riflessione e magari alla preghiera, c'è chi ha utilizzato questi momenti per polemiche e dichiarazioni del tutto fuori luogo. Noi possiamo solo continuare il nostro lavoro di denuncia e di re-azione sempre civile ma ferma. È un diritto ed è un dovere per chi ama questa terra con le sue sofferenze e le sue eccellenze.

di Nadia Verdile

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