Colao, perché trattare da criminale il ceto imprenditoriale?

TORINO - Il piano Colao, articolato in ben 121 pagine, potrebbe definirsi garbatamente uno scherzo di cattivo gusto. Il linguaggio utilizzato, oltre a non dire nulla, è imbarazzante, precostituzionale e prepolitico ma anche un po’ patinato, per non farsi mancare nulla. In sintesi, sembra un programma pre elettorale di quelli molto generici.

Prendiamo ad esempio la parte dedicata a individui e famiglie: ci sono un sacco di belle idee e misure, ma non è quasi mai indicato quanto costerebbero. In astratto, però, sarebbero fantastiche! Molta enfasi è inoltre posta su questioni di genere e riduzione Gap su vari fronti. Solo il costo del servizio civile è precisato, ipotizzando di accettare tutte le domande presentate (440 mln , che derivano da 5.600xn domande 2020). Potenziato per ridurre digital divide e x servizi di supporto alla persona.

Non si perde poi di vista la caccia alle streghe più nota del Paese più tassato di tutta Europa: la lotta al contante, con incentivi all’uso della moneta elettronica e due Voluntary Disclosure di cui una riguarda l'emersione e la regolarizzazione del contate derivante da redditi non dichiarati con il pagamento di un'imposta sostitutiva e l'obbligo di investimento di una parte dell'ammontare (40-60%) per 5 anni in strumenti di supporto del Paese e l’altra per l'emersione del lavoro nero che, sulla scorta del decreto Rilancio preveda l'emersione del lavoro irregolare in alcuni settori ma anche un mix di premialità (riduzione della contribuzione), paletti (dichiarazione di assenza di lavoro nero) e sanzioni in caso di dichiarazioni del falso.

Insomma, un gran bel modo per farci capire quanto ci costa questa squadraccia di esperti che anziché lavorare a ricostruire un Paese esanime punta a toccare nel vivo per l’ennesima volta il ceto imprenditoriale continuando a trattarlo come il peggiore dei criminali.

di Lorenza Morello

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